Collegati con noi

In Evidenza

Sigarette elettroniche con aromi: i danni alla salute li conosceremo tra 20 anni

Gli aromi utilizzati nei liquidi delle sigarette elettroniche, sia artificiali che naturali, possono generare sostanze altamente tossiche quando vaporizzati. Un recente studio ha rivelato la presenza di numerosi composti dannosi, sollevando preoccupazioni per la salute a lungo termine degli utilizzatori, specialmente tra i giovani.

Pubblicato

del

Gli aromi contenuti nei liquidi delle sigarette elettroniche si distinguono in due categorie principali: artificiali e naturali. Gli aromi artificiali sono sintetizzati in laboratorio e ricreano gusti particolari attraverso la combinazione di molteplici sostanze chimiche. Gli aromi naturali, invece, sono meno utilizzati perché contengono residui di oli essenziali che possono deteriorare le componenti elettroniche delle e-cig.

L’Attrazione dei giovani per gli aromi dolci e fruttati

Gli aromi dolci e fruttati sono particolarmente diffusi, soprattutto tra i giovanissimi. Tuttavia, la vaporizzazione di questi aromi a elevate temperature può generare sostanze altamente tossiche, come le aldeidi. Queste sostanze creano un aerosol ultrafine che può penetrare in profondità nei polmoni quando inalato. Va sottolineato che tali sostanze sono autorizzate solo per l’ingestione alimentare, non per l’inalazione.

Pericoli dei liquidi aromatizzati

I liquidi aromatizzati delle sigarette elettroniche possono esporre gli utilizzatori a centinaia di sottoprodotti pericolosi. Un recente studio pubblicato su Scientific Reports ha utilizzato l’intelligenza artificiale per analizzare 180 sostanze contenute nelle e-cig aromatizzate. I ricercatori hanno scoperto che, quando riscaldate, queste sostanze si trasformano in 127 prodotti altamente tossici, 153 composti pericolosi per la salute e 225 sostanze chimiche classificate come irritanti a livello internazionale.

Implicazioni per la salute a lungo termine

Secondo i ricercatori, l’esposizione prolungata alle sostanze chimiche presenti nelle sigarette elettroniche potrebbe portare all’insorgenza di nuove malattie croniche, che potrebbero emergere solo tra 15-20 anni. I risultati dello studio suggeriscono la necessità di limitare il numero di composti presenti nei liquidi delle e-cig.

Industria delle E-Cig e il target adolescenziale

La vasta disponibilità di aromi rappresenta il cavallo di battaglia dell’industria delle sigarette elettroniche, che mira principalmente agli adolescenti. Gli aromi riducono la sensazione di asprezza della nicotina e aumentano la percezione che le sigarette elettroniche siano meno dannose di quanto siano realmente.

In conclusione, sebbene gli aromi possano rendere le sigarette elettroniche più attraenti, soprattutto per i giovani, è fondamentale essere consapevoli dei potenziali rischi per la salute a lungo termine. Le autorità dovrebbero considerare seriamente la regolamentazione degli aromi nelle e-cig per proteggere la salute pubblica.

Advertisement
Continua a leggere

Economia

Addio al Cid, ma consumatori scettici sulla app Rc auto

Pubblicato

del

No all’addio al vecchio Cid cartaceo sostituito da una app sul telefonino. Consumatori, periti e agenti assicurativi avvertono sui rischi del nuovo meccanismo digitale che potrebbe mandare definitivamente in soffitta il modulo blu, scrupolosamente conservato da ogni automobilista a bordo della propria vettura. Rispondendo alla consultazione avviata dall’Ivass per la modifica del regolamento del 2008 su contrassegno e modulo di denuncia di sinistro rc auto, le associazioni hanno sottolineato le loro perplessità, sia sull’efficienza del nuovo sistema che sulla privacy dei dati. Secondo i dati dell’Ivass, “in Italia si sono registrati nell’ultimo anno 1,8 milioni di sinistri: di questi circa l’80%, cioè oltre 1,44 milioni, è stato gestito tramite procedura di constatazione amichevole di incidente (Cai)”, spiegano Assoutenti, Confconsumatori, Movimento Consumatori e Sna, il sindacato nazionale agenti di assicurazione.

Il modulo blu è un documento prestampato che serve a denunciare alle compagnie assicurative un sinistro tra veicoli a motore e deve essere compilato con una serie di informazioni: se il modulo viene firmato da entrambi i conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro, vale come accordo sulla dinamica dell’incidente e consente la riduzione dei tempi di gestione del sinistro. Tuttavia “eliminando l’obbligo a carico delle compagnie di assicurazione di consegna del modulo cartaceo, sostituendolo con una applicazione informatica, si potrebbe complicare la sottoscrizione di un accordo tra i conducenti nell’immediatezza di sinistro, a maggior ragione nei casi in cui i sottoscrittori sono persone con scarsa dimestichezza nell’uso delle tecnologie informatiche. Anche alcuni aspetti legati alla privacy degli utenti destano preoccupazione, considerando che il modulo può contenere anche dati sensibili sanitari di eventuali feriti”, evidenziano ancora le 4 associazioni.

Ai dubbi dei consumatori si aggiungono anche quelli dei periti dell’Aiped (Associazione italiana periti estimatori danni) che hanno presentato ulteriori osservazioni all’Ivass: “La possibilità di compilare il modulo di denuncia di sinistro solo in formato digitale non risulterebbe essere adeguatamente supportata dal contesto attuale e dalla competenza degli utenti – spiega Aiped – In molti casi l’uso di sistemi digitali potrebbe rilevarsi più complesso, per cui è fondamentale ed essenziale mantenere l’obbligo per le imprese assicurative di fornire al contraente il modulo di constatazione amichevole in formato cartaceo, lasciando comunque l’opzione di utilizzo di un formato digitale fornito da un ente terzo”. “Abbiamo inoltre evidenziato all’Ivass come anche l’introduzione di una app specifica per ogni impresa assicurativa potrebbe determinare effetti negativi, ostacolando la portabilità del contratto – aggiunge il presidente Aiped, Luigi Mercurio – Infatti ogni qualvolta un contraente desideri cambiare compagnia o riceva una comunicazione di disdetta del contratto si vedrà obbligato a scaricare una nuova applicazione e a reinserire i dati necessari per la procedura di autenticazione e identificazione”.

Continua a leggere

Esteri

Sinwar l’imprendibile, ma il cerchio si stringe

Pubblicato

del

Yahya Sinwar “è vivo” ma non nutre grandi speranze sul suo futuro a un anno dalle stragi compiute dai suoi uomini in Israele. Il leader di Hamas, isolato e annidato nella rete di tunnel a Gaza, punterebbe tutto sull’escalation del conflitto tra Tel Aviv, Beirut e Teheran per attenuare la morsa dell’esercito israeliano nella Striscia. Il quadro è stato tracciato dai responsabili dell’intelligence americana al New York Times: gli 007 sono convinti che Sinwar, rimasto l’unico in vita nella kill list dei responsabili degli attacchi del 7 ottobre, sarebbe consapevole che il “cerchio si stringe” e che non gli rimane molto tempo. Israele gli ha fatto terra bruciata intorno, eliminando innanzitutto la primula rossa e numero uno delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, Mohammed Deif – la mente del 7 ottobre – e il suo vice Marwan Issa; poi addirittura il capo politico Ismail Haniyeh, ucciso a Teheran in circostanze da spy story ancora tutte da chiarire.

Ma l’elenco di comandanti di Hamas eliminati è ancora più lungo: l’ultimo è stato il successore di Deif e Issa, Sayyed Attaullah Ali, ucciso nelle ultime ore in un raid nel nord del Libano. Secondo gli analisti americani, al momento non ci sarebbe spazio per una tregua, mediata con il rilascio degli ostaggi: “L’atteggiamento di Sinwar si è inasprito nelle ultime settimane e i negoziatori americani ora credono che Hamas non abbia intenzione di raggiungere un accordo con Israele”, scrive il Nyt citando le sue fonti. Del resto, stima l’intelligence Usa, sull’altro fronte il premier israeliano Benyamin Netanyahu “è concentrato soprattutto sulla sua sopravvivenza politica” e potrebbe considerare un cessate il fuoco contrario ai suoi interessi.

A Washington si ipotizza che “Sinwar sia diventato sempre più rassegnato mentre le forze israeliane gli danno la caccia”: Israele e gli Stati Uniti hanno investito ingenti quantità di risorse per scovarlo. La Cia ha creato un’unità speciale e il Pentagono ha dato direttive ai suoi operativi per contribuire alle ricerche degli israeliani. Da tempo il capo di Hamas si è affidato ad una rete di comunicazione verbale, utilizzando membri dell’organizzazione per fare spola con i comandi militari. Quindi nessun telefono, neppure satellitare, per eludere le ricerche dei sofisticati radar forniti dagli Usa, anche grazie alla fitta rete di tunnel a Gaza che gli ha permesso in questi mesi di muoversi in relativa tranquillità, talvolta anche all’aria aperta. Alcune sue tracce sono state trovate nel tunnel di Tel Sultan, dove sono stati rinvenuti i cadaveri di sei ostaggi israeliani, mentre un bombardamento su un complesso sotterraneo dove si riteneva potesse nascondersi si sarebbe risolto con un nulla di fatto. Il corpo di Sinwar non c’era, hanno riferito i media di Tel Aviv. Da allora nessun segno di vita, ma neppure di morte.

Il ricercato numero uno al mondo potrebbe tornare a far sentire la sua voce in occasione dell’anniversario del 7 ottobre, sulle orme del bin Laden annidato nelle grotte afghane, sfidando i cacciatori del Mossad e della Cia in un ultimo sberleffo: convinto ormai che il messaggio di Teheran per lui sia che “non arriverà la cavalleria” iraniana a salvarlo, e che la sua sorte, prima o dopo, sia ormai segnata.

Continua a leggere

Cronache

Caso Pandoro, mossa della difesa di Ferragni: non è escluso un interrogatorio

Pubblicato

del

Dovrebbe passare anche attraverso la richiesta di interrogatorio in Procura a Milano la linea difensiva di Chiara Ferragni nella bufera per i casi del pandoro ‘Pink Christmas’ e delle uova di Pasqua. All’indomani della chiusura dell’indagine per truffa aggravata nei suoi confronti e nei confronti di altre tre persone, tra cui il suo ex braccio destro Fabio Damato, un faccia a faccia con il pm Cristian Barilli e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, sembra essere sempre più un “passaggio obbligato”. Anche perchè l’obiettivo è fare cambiare idea ai due pubblici ministeri e ottenere una richiesta di archiviazione dell’inchiesta. Con il deposito di una montagna di atti prendono forma le contromosse dei legali dell’imprenditrice digitale.

Gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che non intendono aderire alla proposta ventilata di un patteggiamento, stanno studiando le carte. Sono al lavoro in vista del deposito di una corposa memoria, almeno 200 pagine se non di più, per replicare in punta di diritto alle accuse. Il tentativo è smontarle sotto il profilo giuridico, nella convinzione che non reggerebbero in un eventuale dibattimento. “Con i pubblici ministeri terremo un confronto aperto – spiega Iannaccone – e non escludo un confronto personale da parte di Chiara”. Un confronto che di ora in ora pare essere sempre più necessario in modo da consentirle di dare la sua versione e spiegare che si è trattato di “un errore di comunicazione”.

Del resto l’influencer, ieri ad Atene per presentare nuovi prodotti della sua linea di makeup e oggi a Trieste, non è stata colta di sorpresa dalla mossa degli inquirenti. Anzi ha fatto sapere di essere “sollevata” perché per lei sarà l'”occasione per dire la sua”. Anche Alessandro Pistochini e Alessandra Bono, i legali di Alessandra Balocco, l’ad della casa dolciaria di Cuneo, pure lei indagata, stanno esaminando la documentazione per metter a punto “la migliore strategia”, in quanto anche per loro, i fatti contestati non hanno alcuna rilevanza penale. Le indagini aperte lo scorso dicembre dopo la multa inflitta dall’Antitrust alle due società, Tbs Crew e Fenice, e una pioggia di esposti da parte dei consumatori, hanno invece ipotizzato nei confronti della blogger originaria di Cremona in concorso, oltre che con Damato e Balocco, anche con Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia- Id proprietaria del marchio Dolci Preziosi, che nelle operazioni per commercializzare il pandoro e le uova di cioccolato pasquali siano state “propalate informazioni fuorvianti”, via social e tramite il web facendo credere che dietro ci fosse uno scopo solidale a favore dei piccoli ricoverati all’ospedale Regina Margherita di Torino e a favore dell’associazione ‘Bambini delle fate’.

Invece si sarebbe omesso di dire, come si legge nel capo di imputazione, che l’ospedale era già stato destinatario di 50 mila euro da Balocco e l’associazione aveva ricevuto, diluiti in due anni, dall’azienda pugliese circa 36 mila euro, e che non c’era “correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita”. In sostanza, per l’accusa, i consumatori sarebbero stati “danneggiati” e ingannati e la influencer avrebbe beneficiato di “ingiusto profitto” di oltre 2 milioni e 200 mila euro – la somma dei cachet incassati per la sua immagine e restituita con donazioni o saldando il conto con l’Antitrust – a cui si aggiunge un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”. E le due aziende avrebbero avuto ingenti introiti: quella piemontese con la vendita “di almeno 362.577 pandori” a prezzo maggiorato per un importo complessivo di oltre 2 milioni di euro, mentre Cerelaitalia ha incassato per le due campagne oltre 13 milioni.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto