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Economia

Sicurezza sul lavoro, dall’Inail 1,5 miliardi nel 2024

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Più risorse contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Gli investimenti dell’Inail per la salute e la sicurezza il prossimo anno supereranno quota 1,5 miliardi di euro. Tra i finanziamenti in campo, il nuovo bando Isi da oltre 500 milioni e il raddoppio dei fondi per il bonus destinato alle imprese virtuose che registrano un calo di infortuni e malattie. A indicare le mosse è lo stesso istituto, dopo che il Consiglio di indirizzo e vigilanza ha approvato il bilancio di previsione 2024.

Il totale delle entrate dell’Inail ammonta a oltre 12,4 miliardi, in aumento di circa 300 milioni (+2,46%) rispetto alle previsioni del 2023, con entrate per contributi e premi di assicurazione a carico dei datori di lavoro e/o iscritti pari a più di 9,2 miliardi, mentre le spese ammontano a circa 10 miliardi. Anche nel 2024 si prevede un avanzo di oltre 2,3 miliardi. Aumentano dunque gli investimenti per la riduzione degli infortuni. In particolare, il nuovo bando Isi, pubblicato in Gazzetta ufficiale, mette a disposizione delle imprese 508 milioni, come finanziamento a fondo perduto per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza. Si tratta dell’importo più alto stanziato nelle 14 edizioni dell’iniziativa. Dal 2010 il totale è di oltre 3,5 miliardi.

Oltre all’avviso pubblico, ci sono poi 200 milioni per la riduzione del premio assicurativo delle imprese che realizzano interventi migliorativi per la prevenzione. E raddoppia, arrivando a 800 milioni, lo stanziamento per il bonus riservato alle aziende che registrano un calo di infortuni e malattie. Un raddoppio possibile con un provvedimento del ministero del Lavoro, che la ministra Marina Calderone assicura che “sarà assolutamente assunto”. Tutto questo determina dunque “un investimento annuale complessivo dell’Istituto per la sicurezza superiore al miliardo e mezzo”, rimarca il direttore generale dell’Inail, Andrea Tardiola. L’obiettivo è quello di rafforzare il sistema e tutelare maggiormente le persone, come sottolinea il commissario straordinario Fabrizio D’Ascenzo, per il quale il Consiglio dei ministri ha avviato la procedura per la nomina a presidente dell’Inail. Nel bilancio, evidenzia il presidente del Civ, Guglielmo Loy, sono presenti, in modo ormai strutturale, risorse destinate alle attività di prevenzione per bandi Isi e incentivi alle imprese “che potranno essere incrementate nel corso del 2024”.

Altrettanto importante viene considerato l’investimento in formazione destinato alla crescita delle competenze dei lavoratori e degli operatori della sicurezza, che da oltre 10 milioni passa a 50 milioni. La priorità è ridurre sempre più il numero delle vittime. Che sono in calo ma sempre troppe. Nei primi dieci mesi dell’anno, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto sono state oltre 489mila (-17,8% rispetto allo stesso periodo del 2022), 868 delle quali mortali (-4,5%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state più di 60mila (+20,9%).

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Multa Ue da 800 milioni per il Marketplace di Facebook

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Schiaffo dell’Ue a Meta da quasi 800 milioni di euro. La Commissione europea ha multato la società madre di Facebook per aver violato le norme sulla concorrenza. L’accusa è duplice: secondo Palazzo Berlaymont, il gruppo californiano ha abusato della propria posizione dominante sui social network per avvantaggiare Facebook Marketplace, la popolare piattaforma per acquistare e vendere beni di seconda mano. “Tutti gli utenti di Facebook hanno automaticamente accesso a Facebook Marketplace e vi sono regolarmente esposti, che lo vogliano o meno”, è il ragionamento della Commissione, secondo cui i concorrenti di Facebook Marketplace rischiano in questo modo di essere “estromessi dal mercato” se non sono in grado di eguagliare questo “vantaggio sostanziale”.

Non solo. Secondo l’Antitrust europea, Meta ha anche imposto delle condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi di annunci online classificati che pubblicizzano sulle sue piattaforme, in particolare su Facebook e Instagram. Pratica questa che consente a Meta di usare i dati relativi agli annunci generati da altri inserzionisti a esclusivo vantaggio di Marketplace. La vice presidente della Commissione, Margrethe Vestager, ha quindi intimato di “porre fine a questa condotta” considerata “illegale ai sensi delle norme antitrust dell’Ue”.

La multa, del valore di 797,72 milioni di euro, è stata determinata tenendo conto della durata e della gravità dell’infrazione, nonché del fatturato di Facebook Marketplace, cui si riferiscono le infrazioni, e del fatturato totale di Meta. Si tratta della settima multa più grande comminata dall’Ue per pratiche anti-concorrenziali, in una classifica in cui spiccano Google, Apple e Intel. A stretto giro è arrivata la replica di Meta, nel mirino di Bruxelles anche per le sue regole sull’uso dei dati personali per la pubblicità mirata. “La decisione ignora – secondo il colosso social di Mark Zuckerberg – le realtà del mercato e servirà solo a proteggere i marketplace storici dalla concorrenza”. Palazzo Berlaymont, ha aggiunto Meta, non ha fornito “alcuna prova di un danno competitivo per i rivali o di un danno per i consumatori”. Per questo motivo, pur impegnandosi a lavorare “in modo rapido e costruttivo” a “una soluzione che affronti i punti sollevati”, il gigante tech ha annunciato di voler ricorrere contro la decisione della Commissione.

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Crisi dell’auto, Urso mette altri 200 milioni in manovra

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Aumentano le risorse per il settore auto. Dopo il taglio di 4,6 miliardi al fondo automotive, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, punta a mettere in campo maggiori risorse e assicura che nella manovra potrebbero esserci per il 2025, altri 200 milioni di euro. Ma chiede a Stellantis di assumersi la responsabilità sociale del rilancio in Italia con un piano dettagliato. Restano scettici i sindacati che insistono sulla necessità di spostare il confronto a Palazzo Chigi. Per ora è convocato un nuovo incontro al Mimit il 16 dicembre.

“Non abbiamo intenzione di chiudere nessun stabilimento in Italia e neppure di fare licenziamenti collettivi. Stellantis ha un piano solido per l’Italia, che è stato condiviso coi nostri partner sindacali, e che oggi condividiamo a questo tavolo”, assicura Giuseppe Manca, responsabile risorse umane del gruppo in Italia, che ricorda gli interventi previsti in tutti gli stabilimenti. Tra le novità più significative c’è il fatto è che l’azienda non ha ancora deciso dove realizzare la piattaforma small per le city car e l’Italia con la fabbrica di Pomigliano è tra i candidati con Francia e Spagna. Urso assicura che nella manovra potrebbero esserci per il 2025, oltre ai 200 milioni residui del fondo, altri 200 milioni di euro. A questi si aggiungono i 240 milioni rimasti dai vecchi piani per gli Ecobonus.

Ci sono poi 500 milioni per i contratti di sviluppo sui settori in transizione, a cominciare dall’automotive, che potrebbe raddoppiare dopo un confronto con la Commissione europea. In totale si tratta dunque, secondo i calcoli del ministero, di “un miliardo e 640 milioni” negli anni 2025 e 2026. Risorse che saranno destinate non più agli incentivi, ma a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive. “Gli ecobonus – spiega Urso – svenano gli Stati, ma non risolvono il problema. È come svuotare un oceano con dei secchielli. Quest’anno abbiamo investito un miliardo di euro di intesa con Stellantis, che aveva sostenuto che la misura avrebbe aumentato la produzione in Italia. È accaduto esattamente il contrario e quindi, come preannunciato, non la riproporremo più. Destineremo tutte le risorse del fondo, che pensiamo di aumentare nel corso della manovra, sul fronte dell’offerta, a sostegno delle imprese, soprattutto degli investimenti della filiera dell’automotive”.

A Stellantis Urso chiede un Piano Italia con risorse significative, di indicare come intenda realizzare i contratti di sviluppo e senza riduzioni significative dell’occupazione, che investa sulla gigafactory, realizzi in Italia la nuova piattaforma per le auto di piccola dimensione che significherebbe coinvolgere e sostenere la componentistica italiana. Il piano illustrato da Manca prevede per Melfi cinque modelli: nel 2025 uscirà nel primo trimestre la prima Ds e, nel terzo, la nuova Jeep Compass elettrica. Nel 2026 arriverà nel primo trimestre la seconda vettura Ds, nel secondo la Jeep Compass Ibrida e nel terzo la nuova Lancia Gamma. Valutazioni sono in corso per nuovi progetti a Pomigliano e ad Atessa, a Cassino la Maserati Grecale andrà oltre il 2030. Cose già note, sostengono i sindacati. “Il tavolo al Mimit finora si è dimostrato non solo inefficace, ma addirittura controproducente. Non si può pensare di coinvolgere Palazzo Chigi solo in caso di esito positivo di una discussione in procinto di naufragare” afferma Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm. “Nessun passo in avanti né dal governo né da Stellantis” commenta la Fiom, mentre per il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, “serve una spinta in più”.

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Manca, a Melfi 5 modelli tra il 2025 e il 2026

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“Stellantis non intende chiudere nessun stabilimento in Italia, così come non ha nessuna intenzione di fare licenziamenti collettivi”. Lo ha ribadito Giuseppe Manca, responsabile Risorse Umane di Stellantis Italia, illustrando il piano industriale per l’Italia, al tavolo convocato dal ministro Adolfo Urso. In particolare su Melfi (foto Imagoeconomica di una catena di montaggio Stellantis) Manca ha ricordato che arriveranno cinque modelli precisando cìi tempi dei lanci: nel 2025 uscirà nel primo trimestre la prima Ds e, nel terzo, la nuova Jeep Compass elettrica. Nel 2026 arriverà nel primo trimestre la seconda vettura Ds, nel secondo la Jeep Compass Ibrida e nel terzo la nuova Lancia Gamma.

A Cassino, sulla nuova piattaforma Stella Large – ha spiegato Manca – saranno prodotte la nuova Stelvio (2025) e la nuova Giulia (2026), in versione Bev; più un ulteriore modello negli anni successivi. La Maserati Grecale andrà oltre il 2030. Per quanto riguarda Pomigliano “grazie anche alla normativa Euro 7 rivista, risultato per il quale ringraziamo di nuovo il governo per la sua azione in Europa – ha detto il responsabile Risorse Umane di Stellantis Italia – abbiamo prolungato l’amata Panda di Pomigliano fino al 2029, data oltre la quale si sta lavorando alla possibilità di un nuovo progetto su cui ancora stiamo verificando la possibilità all’interno del gruppo. Nel frattempo, prosegue la produzione di Hornet e Tonale almeno fino al 2027”. A Mirafiori entro il 2025 sarà effettuato il reshoring della 500 ibridai, inoltre sarà dotata di una nuova batteria anche la versione Bev. Con un investimento di 240 milioni di euro sta nascendo il Mirafiori Automotive Park 2030, che, oltre alle carrozzerie, include lo stabilimento eDCT che attualmente occupa 852 persone rispetto alle 500 previste, 20 turni settimanali e una produzione che a regime raggiunge 600.000 unità all’anno

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