Si tratta sulle pensioni: il controverso articolo 33 dalla manovra, che rivede le aliquote di rendimento per gli assegni di diverse categorie di dipendenti pubblici, sarà modificato ma, nonostante la volontà esplicitata più volte, una soluzione ancora non c’è. Il lavoro nel governo è iniziato e la modifica sarà “complessiva”, riguarderà cioè non solo i medici, ma tutte le categorie interessate. Che intanto tengono alto a colpi di scioperi il pressing sull’esecutivo per chiedere una modifica: il tema era infatti oggi al centro della protesta di Cgil e Uil, mentre nelle prossime settimane saranno le sigle dei medici a farsi sentire. La scelta di correggere il tiro, già tracciata nei giorni scorsi da vari esponenti di governo e della maggioranza, è stata suggellata martedì dalle parole del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti: “è un problema che ci poniamo, vedremo come dare una risposta”.
Il tema è stato al centro di una riunione in mattinata a Palazzo Chigi: presenti, insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro della Salute Orazio Schillaci e, in videocollegamento, i titolari dell’Economia Giorgetti e del Lavoro Marina Calderone. Una riunione interlocutoria, secondo quanto si apprende, che non avrebbe ancora portato ad una soluzione definitiva. Per la quale comunque c’è tempo: il termine per gli emendamenti è fissato a martedì ma le vere modifiche entreranno nel vivo successivamente con un maxiemendamento del governo o emendamenti dei tre relatori. Una delle ipotesi sul tavolo sarebbe quella di circoscrivere la norma alle uscite anticipate, salvaguardando le pensioni di vecchiaia.
La soluzione è però legata al nodo delle coperture: la stretta garantisce infatti risparmi consistenti, che crescono progressivamente negli anni dagli 11,5 milioni netti nel 2024 ai 2,27 miliardi del 2043. La caccia alle risorse è ad ampio raggio e tra le ipotesi, si ragiona in ambienti parlamentari, ci sarebbe anche quella di un nuovo taglio all’indicizzazione delle pensioni più ricche, quelle oltre 10 volte il minimo (50mila euro): la manovra già interviene su questa fascia riducendo la percentuale di adeguamento dal 32% al 22%, con un risparmio di 135 milioni nel 2024. “Il governo sta lavorando a una modifica complessiva, vediamo quale sarà la possibilità di intervento”, spiega la ministra Calderone, che puntualizza di aver chiesto “che si faccia una riflessione tenendo conto di tutte le categorie interessate”.
La norma interviene infatti sulle aliquote di rendimento di quattro gestioni previdenziali – quelle degli enti locali (Cpdel), dei sanitari (Cps), degli insegnanti (Cpi) e degli ufficiali giudiziari (Cpug) – modificando le percentuali contenute in una tabella che risale al 1965. Una “manutenzione”, è la spiegazione fornita dal ministro dell’Economia, necessaria per correggere una normativa che “accentuava un trattamento disomogeneo”. L’intervento, che si traduce in tagli consistenti agli assegni delle categorie interessate, ha scatenato l’ira dei medici, che sciopereranno nelle prossime settimane, ha sollevato dubbi di costituzionalità, oltre a prefigurare il rischio di una fuga dal pubblico. Sono 31.500 gli interessati nel 2024, destinati a salire a 700mila tra vent’anni. E nei territori c’è preoccupazione. “Si sta cercando di correre ai ripari ma il danno è stato fatto”, avverte il governatore della Campania Vincenzo De Luca: “Molti medici che sono sulla soglia della pensione, rispetto al pericolo di perdere un terzo se ne vanno e vanno lavorare nelle strutture private”.