Collegati con noi

Politica

Si stringe sulla spending, in manovra più soldi a sanità

Pubblicato

del

La caccia alle risorse per la manovra accelera, con una stretta sui tagli alla spesa. Se con la prossima legge di bilancio, come promesso dalla premier Giorgia Meloni, non verranno chiesti “nuovi sacrifici” agli italiani, è sulla voce spending review che è puntata la lente del Ministero dell’Economia alla ricerca di potenziali nuove coperture. Il quadro prenderà forma nei prossimi giorni, quando sarà pronto il Documento programmatico di bilancio con le principali linee di intervento della manovra, che l’Europa attende entro il 15 ottobre. Termine che Bruxelles ha concesso a Roma anche per l’invio del Piano strutturale di bilancio appena approvato dal Parlamento.

Il Dpb, che rappresenta l’ultimo step di avvicinamento alla legge di bilancio, formalmente attesa entro il 20 ottobre in Parlamento, verrà varato all’inizio della prossima settimana: si sta infatti considerando l’ipotesi di convocare il Consiglio dei ministri nel tardo pomeriggio di lunedì, per l’esame del documento che contiene l’obiettivo di saldo di bilancio e le proiezioni delle entrate e delle spese. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che questa mattina non ha partecipato al cdm, è rimasto al Mef per rifinire il testo insieme al viceministro Maurizio Leo.

Alla voce coperture, al momento, ci sono i 9 miliardi in deficit ricavati dalle cifre de Psb, il potenziale miliardo che potrebbe arrivare dal taglio alle tax expenditures, il gettito stimato di circa un miliardo dal riallineamento delle accise del diesel e della benzina. Oltre ai circa 4 miliardi frutto dell’abrogazione dell’Ace e dell’introduzione della global minimum tax già destinati a rifinanziare la nuova Irpef a tre aliquote. Almeno 1,5 miliardi sono attesi dal concordato biennale (su cui i commercialisti tornano in pressing per chiedere una proroga del termine per le adesioni fissato al 31 ottobre), da cui dipende la possibilità di estendere i tagli dell’Irpef al ceto medio. Mentre sul fronte della spending review l’obiettivo è fissato a 2 miliardi per il 2025, ma è possibile che si tenti di fare qualcosa di più. L’unica voce che non sarà tagliata è la spesa sanitaria, su cui il governo si è impegnato a mantenere l’incidenza sul Pil. “Come ha detto Giorgetti, la sanità avrà il suo spazio” in manovra, ha confermato il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Che si dice “tranquillo e fiducioso” sul fatto che arriveranno più soldi: rispetto ai 5 miliardi stanziati nella legge di bilancio dello scorso anno, dovrebbe arrivare un aumento dei fondi dell’ordine dei 2-2,5 miliardi. La preoccupazione di Schillaci è soprattutto che “i soldi vengano spesi bene e spesi bene in tutte le parti d’Italia”: non come per le liste di attesa, ha esemplificato, dove i soldi ci sono “ma non tutti li hanno spesi”. Al di là della sanità, per tutte le altre spese sono in arrivo “tagli significativi” e anche le amministrazioni saranno costrette “a fare risparmi”, ha promesso Giorgetti. I ministri sono stati già sollecitati a tagliare le spese inutili e a ridurre sprechi e inefficienze: se non saranno loro ad autodisciplinarsi, sono in arrivo tagli lineari. In attesa delle proposte dei singoli dicasteri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha già promesso tagli sulla spesa improduttiva, mentre il ministero dell’Ambiente sarebbe pronto ad accettare il taglio lineare deciso dal Mef.

Prosegue intanto l’iter del Piano strutturale di bilancio, che deve ora essere inviato a Bruxelles. La Commissione Ue, che al momento ha ricevuto solo i Piani di 4 paesi (Danimarca, Grecia, Malta e Polonia), per dare la propria valutazione sul Psb dell’Italia avrà sei settimane, che “si possono estendere ulteriormente”, ha spiegato la portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts. “Abbiamo concordato con l’Italia che possa essere presentato entro il 15 ottobre”, ha aggiunto, senza però rispondere sulla richiesta di estendere il periodo di aggiustamento da 4 a 7 anni: “Sono domande speculative”.

Advertisement
Continua a leggere

Politica

Bonus ristrutturazioni salvo a 50%, caccia alle coperture

Pubblicato

del

Garantire per un altro anno il bonus ristrutturazioni al 50%. Evitando così che da gennaio l’agevolazione fiscale scenda al 36%. E’ l’intervento cui, compatibilmente con le risorse, si lavora al Ministero dell’economia. Dove i dossier allo studio in queste ore sono molti. Si avvicina infatti la settimana decisiva per il varo della prossima legge di Bilancio. E mentre sul fronte delle misure l’elenco è già abbozzato, si lavora a chiudere il quadro delle coperture, con l’obiettivo di mobilitare una cifra vicina ai 25 miliardi. La tabella di marcia è serrata. Entro il 15 ottobre il governo deve inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, lo scheletro della manovra. E il varo in consiglio dei ministri arriverà sul filo di lana, nella serata di martedì (dopo le 20, terminate le comunicazioni della premier alle Camere in vista del Consiglio europeo): la riunione, inizialmente prevista lunedì, è poi slittata, per la necessità, spiegano fonti di governo, di ulteriore tempo per mettere a punto il Dpb. La manovra è poi attesa entro il 20 in Parlamento.

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, che torna a difendere l’approccio “prudente” del governo, assicurando che il Psb permetterà all’Italia di navigare in acque sicure, si mostra fiducioso: per quella data “potremo presentarla” alla Camera. Sarà una manovra “equilibrata”, assicura intervenendo ad un evento di FdI a Milano. Ci sarà la conferma del taglio del cuneo fiscale e contributivo, che sarà “strutturale”, e le misure per la famiglia e i figli, per far fronte al tema della denatalità, che per questo paese è “il problema dei problemi”. Potrebbe arrivare già in manovra anche l’intervento per il “piano casa” chiesto da Confindustria, dice il titolare delle Imprese Adolfo Urso: una misura per aiutare i dipendenti che devono spostarsi di residenza e hanno difficoltà a trovare case in affitto a canoni calmierati.

E spunta anche la possibile proroga del bonus ristrutturazioni, l’agevolazione che fino a fine anno è al 50%, ma se non prorogata tornerà al 36%. “Penso che potremo tornare a una detrazione del 50% sulle ristrutturazioni della prima casa”, annuncia il viceministro alle Finanze Maurizio Leo, professando cautela: “non prometto niente”, dipende dalle risorse disponibili. Quello delle risorse è un sudoku complesso e ancora non completato: ci sono i 9 miliardi in deficit, il potenziale miliardo dal taglio delle tax expenditures e quello analogo dal riallineamento delle accise, gli almeno 2 miliardi della spending review, oltre alle risorse da destinare alla riforma dell’Irpef (4 miliardi per confermare le tre aliquote e almeno 1,5 dal concordato che potrebbero consentire di estendere i tagli ai ceti medi).

Per trovare quello che manca si cercano più entrate e meno spese. Sacrifici saranno chiesti ai ministeri ed enti locali: per loro Giorgetti prospetta “tagli significativi”. Niente sarà chiesto invece a chi i sacrifici già li fa, come lavoratori e imprese: ci saranno “ritocchi sulle entrate, tra virgolette a chi se lo merita, ma vedrete che le persone fisiche e le imprese non hanno niente da temere”. E mentre le opposizioni restano in pressing sul governo (la leader Dem Schlein definisce il riallineamento delle accise la nuova tassa Meloni, mentre Conte boccia il bonus al 50%: troppo poco), Giorgetti torna sulla polemica sulle tasse: “Noi le tasse le abbiamo ridotte”, afferma, citando il taglio del cuneo: “rispondiamo con i fatti”.

Non mirino restano le banche. “Davanti ad un consesso di banchieri e finanzieri ho detto che i sacrifici dovevano farli tutti, anche loro. Non mi sembrava una bestemmia”, si schermisce Giorgetti, che non molla la presa: “Davanti ad una platea di banchieri ripeterei esattamente la stessa cosa”. Tra i soggetti cui il Mef guarda per chiedere uno “sforzo” ci sono anche le imprese più grandi: lo stesso Giorgetti nelle scorse settimane ha parlato dell’industria degli armamenti e delle assicurazioni. E’ invece escluso “per ora”, assicura Leo, un contributo da parte delle imprese energetiche.

Continua a leggere

Politica

In manovra un piano triennale di assunzioni in sanità

Pubblicato

del

Arriva dalla conferenza stampa finale del G7 dei ministri della Salute ad Ancona l’annuncio di una boccata di ossigeno per il Sistema sanitario nazionale, ‘strangolato’ da una carenza di personale sempre più allarmante: nella prossima legge di Bilancio sarà previsto un piano triennale di assunzioni per medici ed infermieri. Il ministro Orazio Schillaci conferma che la misura sarà in manovra e servirà anche a cancellare “l’odioso” fenomeno dei medici gettonisti. Una carenza di personale che riguarda soprattutto gli infermieri e che, a più breve termine, sarà colmata con l’arrivo di questi professionisti dall’India. I dettagli dell’accodo sono stati definiti proprio in occasione del G7, al quale ha partecipato come ospite anche la ministra indiana della Salute. Le richieste fatte in manovra, ha spiegato il ministro, “riguardano prioritariamente il personale sanitario. Dobbiamo assumere più persone nel pubblico”.

A mancare, ha aggiunto, “sono soprattutto gli infermieri, mentre i medici mancheranno principalmente nei prossimi 3 anni, e questo a causa della mancata programmazione passata. Credo però che serviranno innanzitutto infermieri per poter pienamente avviare una nuova medicina territoriale”. Intanto, i medici di famiglia della Fimmg, dal loro congresso nazionale, proclamano lo stato di agitazione e minacciano lo sciopero chiedendo più fondi in manovra proprio per la medicina territoriale, oltre alla chiusura del nuovo Accordo collettivo nazionale di lavoro. La notizia rimbalza alla conferenza stampa finale del G7 ed il ministro Schillaci tende la mano ai medici pur puntualizzando alcuni aspetti: “Siamo disponibili ad incontrare i medici di famiglia. Li ho sempre difesi – afferma – sono il primo presidio della sanità pubblica, ma dobbiamo affrontare il problema in modo più moderno: il medico di famiglia da solo nel proprio studio non è più attuale, anche rispetto a ciò che i giovani medici oggi vogliono”.

Poi una precisazione: i medici protestano ma va ricordato che “chi è pagato poco in Italia, più che i medici sono gli infermieri”. A breve comunque, assicura il titolare della Salute, nelle corsie degli ospedali arriveranno rinforzi grazie agli infermieri provenienti dall’India. Il protocollo operativo è pronto ed in un incontro bilaterale Italia-India al G7 sono stati definiti i dettagli. Gli infermieri indiani “dovranno imparare l’italiano – ha spiegato il ministro – e per questo stiamo predisponendo delle piattaforme online. Abbiamo scelto infermieri dall’India – ha inoltre precisato – perchè hanno dei diplomi di qualità che possono essere riconosciuti nel nostro sistema”. La misura servirà a tamponare l’attuale carenza ma, ovviamente, chiarisce, “stiamo lavorando per fare in modo che la professione infermieristica in Italia diventi più attrattiva”.

Ma i fari del G7 Salute sono stati puntati soprattutto sul grave fenomeno dell’antibioticoresistenza, la “nuova attuale pandemia” secondo Schillaci. L’Italia ha annunciato un finanziamento di 21 milioni di dollari nel prossimo triennio a favore di Carb-x, una partnership globale senza scopo di lucro che sostiene lo sviluppo di nuovi antibiotici. Al centro dei lavori anche i piano pandemici, ed a questo proposito il ministro ha assicurato che sempre nella manovra “ci saranno le risorse finanziarie per nuovo Piano pandemico dell’Italia”. E’ un Piano “moderno che gurda a tutte le emergenze”, ha sottolineato. Tanti i temi affrontati in questa due giorni a presidenza italiana. Nel documento finale pubblicato a conclusione del vertice, i 7 hanno anche evidenziato il ruolo crescente dell’IA in sanità, focalizzando rischi ed opportunità. Un appello è stato anche lanciato per un finanziamento di ulteriori 2 miliardi in due anni del Fondo pandemico globale, mentre una dura presa di posizione è arrivata rispetto alla guerra in Medio Oriente, con la richiesta di un “accesso umanitario completo a Gaza” e la garanzia di protezione per la popolazione civile.

Continua a leggere

In Evidenza

Caso Scarpinato in Antimafia, l’ex pm: nulla da nascondere

Pubblicato

del

Il senatore 5 Stelle ed ex Pm Roberto Scarpinato (foto imagoeconomica in evidenza), testimone a Caltanissetta nell’inchiesta contro il suo ex collega Gioacchino Natoli, accusato di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra, sarebbe stato “casualmente” intercettato dai magistrati nisseni a ridosso dell’audizione di Natoli in commissione Antimafia. A riprendere il caso è stata La Verità che in un’inchiesta racconta come i due avrebbero concordato sia le domande che le risposte cercando di orientare l’indagine sulla strage in cui sono stati uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta. L’inchiesta ha scatenato l’ira della maggioranza che chiede a Scarpinato di chiarire la sua posizione nel migliore dei casi, di dimettersi nel peggiore. Ma il senatore respinge ogni accusa: “Non ho nulla da nascondere”. Scarpinato afferma che “è radicalmente falso” quanto ricostruito. “Con Natoli ho condiviso un lungo percorso di lavoro che ha reso normale lo scambio di idee.

Dopo che nei suoi confronti, alla Commissione Antimafia, erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il rincrescimento per l’infondatezza delle accuse. Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, l’ho esortato a riferirle alla Commissione. E’ evidente il contenuto falsificatorio dell’articolo, per il quale valuterò con i miei legali come procedere, finalizzato a supportare l’azione di parti politiche che, sin dall’inizio dei lavori della Commissione, hanno ripetutamente anticipato la loro volontà di escludermi dalle indagini sulle stragi, impedendomi di dare il mio contributo per fare luce sui buchi neri, i depistaggi, i retroscena politici scottanti che possono coinvolgere personaggi ‘intoccabili’. Non mi turba in alcun modo – ha concluso – l’essere stato intercettato, non avendo nulla da nascondere”. Parole che non servono a spegnere i toni aspri della maggioranza. Giovanni Donzelli, vicepresidente Copasir, riflette: “Qualcuno aiutava la mafia a depistare lo Stato in Antimafia, gravissimo se fosse vero”.

Va oltre il senatore di FdI Costanzo della Porta, componente dell’Antimafia: “Se quanto contenuto nell’inchiesta fosse confermato, Scarpinato dovrebbe dimettersi subito”. Chiedono le dimissioni anche Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli: “Ci chiarisca perchè sta impedendo la ricerca della verità su Borsellino”.

Parla di un fatto “inquietante” il senatore della Lega Gianluca Cantalamessa, capogruppo in Antimafia a Palazzo Madama: “Scarpinato non usi la commissione Antimafia come ‘cosa sua’. Chiarisca o si dimetta”. Ma i componenti del Pd della commissione Antimafia Walter Verini, Debora Serracchiani e Vincenza Rando si schierano compatti a difesa di Scarpinato: “Abbiamo contato oltre quaranta dichiarazioni di esponenti della destra contro Scarpinato che ha chiarito di non aver tenuto nessun comportamento illegittimo o contrastante col suo attuale ruolo di parlamentare e membro dell’Antimafia. È un po’ la stessa modalità usata contro un altro magistrato antimafia, come De Raho. Questa non è polemica, ma accanimento”.

I rappresentanti del M5S in Antimafia Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Francesco Castiello, Michele Gubitosa e Luigi Nave fanno quadrato intorno a Scarpinato: “La Verità e il centrodestra diventano volgari speculatori per colpire un avversario politico ed ex magistrato che ha condotto indagini scomode per tanti. Con che faccia parlano personaggi come Donzelli che alla Camera ha svelato atti coperti da segreto che gli ha passato l’amico e collega Delmastro, oggi indagato per questo?”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto