Si è rifiutato di dargli da bere, forse pensando che non avesse i soldi per pagare o forse perchè aveva visto che quel giovane, poco piu’ che maggiorenne, aveva gia’ superato i limiti. Poco dopo, Mario Marchetta, barista di 35 anni, e’ stato accoltellato a morte da Gabriele Acquafredda, di 20, che poi si e’ costituito ai carabinieri. L’omicidio e’ avvenuto intorno alle 23.30 di domenica 2 ottobre, a Grassano, comune di circa cinquemila abitanti in provincia di Matera, sotto shock per un episodio che comunque potrebbe nascondere vecchie ruggini tra Acquafredda e Marchetta. Il barista, dopo essere stato diversi anni lontano da Grassano, lavorando in giro per l’Italia e l’Europa, nei mesi scorsi aveva fatto ritorno nella sua cittadina d’origine, dove aveva deciso di prendere in gestione un vecchio bar del centro storico, trasformandolo nel “Kilo'”, aperto a meta’ luglio. E, in un annuncio pubblicato su Facebook lo scorso 20 settembre alla ricerca di un cuoco, aveva messo in evidenza “l’ambiente sereno e con opportunita’ di crescita”. Domenica, in quel locale di via Meridionale, la serata sembrava procedere come tante altre di inizio autunno, almeno fino a un litigio tra il barista e il giovane ventenne. In un primo momento, Acquafredda ha lasciato il bar ma poi vi e’ tornato. Con lui aveva un grosso coltello da cucina con cui si e’ scagliato contro Marchetta. Nessuno e’ riuscito a fermarlo. Quelli che erano ancora per le strade di Grassano hanno chiamato i carabinieri e il 118. Gli operatori sanitari hanno prestato i primi soccorsi al barista, apparso subito in condizioni disperate, l’hanno caricato su un’ambulanza correndo a tutta velocita’ verso il vicino campo sportivo di Tricarico (Matera) dove era in arrivo un elicottero che lo avrebbe trasportato all’ospedale San Carlo di Potenza, distante circa 50 chilometri. Ma l’uomo e’ morto prima di raggiungere il velivolo. Acquafredda, invece, dopo aver colpito il 35enne, si e’ allontanato. Qualcuno racconta di averlo visto dirigersi verso un bagno pubblico, dove avrebbe lavato il coltello sporco di sangue (l’arma e’ stata ritrovata piu’ tardi nella stessa zona). Poco dopo, tuttavia, mentre le ricerche dei carabinieri erano state gia’ avviate, bloccando tutte le vie d’uscite dalla cittadina materana, il 20enne si e’ costituito alla stazione dell’Arma. I suoi avvocati, Giovanni Valentini e Vittorio Cardinale, lo descrivono come “provato e confuso” nel carcere di Matera dove e’ stato trasferito, in attesa che il gip convalidi l’arresto per omicidio volontario. Nel frattempo le indagini, coordinate dal pm di Matera Salvatore Colella, vanno avanti per far luce sul movente dell’omicidio. I carabinieri hanno ascoltato diverse persone, alcune delle quali presenti ai momenti precedenti all’accoltellamento. Ma i militari stanno cercando di fare chiarezza anche sull’eventualita’ che tra Acquafredda e Marchetta ci fossero stati momenti di tensione anche nei giorni scorsi. “Una grande tragedia che – ha scritto sui social dell’amministrazione comunale il sindaco, Filippo Luberto – ha scosso la nostra comunita’, sconvolgendo la vita di due famiglie. Con grande dolore, ci stringiamo – e’ scritto nel post di Luberto – alla famiglia Marchetta per la tragica scomparsa del giovane Mario, che dopo un periodo all’estero, aveva deciso di rientrare nella nostra comunita’ avviando la sua attivita’ per lungo tempo desiderata. In questo momento le frasi di circostanza potrebbero essere tante, preferiamo, attoniti, pregare insieme alla sua famiglia, certi che la giustizia fara’ il suo corso, affinche’ riposi in pace. Proclameremo il lutto cittadino – ha concluso il sindaco – per il giorno dei funerali”.
Il 23 novembre 1980 è una data incisa nella memoria dell’Italia. Alle ore 19:35, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8, seguita da un’altra di magnitudo 5, devastò le province di Avellino, Salerno e Potenza, colpendo anche altre zone della Campania e della Basilicata. Una tragedia che causò migliaia di vittime e distrusse interi paesi, lasciando ferite profonde nel cuore delle comunità.
A 44 anni di distanza, i Vigili del Fuoco di Avellino, insieme alle istituzioni e ai cittadini, vogliono rendere omaggio alle vittime e ai feriti di quella catastrofe, ricordando anche il sacrificio di chi, con coraggio e abnegazione, si mobilitò per portare soccorso.
Il ricordo dei soccorritori
I Vigili del Fuoco furono tra i protagonisti della risposta all’emergenza. Nonostante le difficoltà rappresentate da un territorio montagnoso, dalle condizioni meteorologiche avverse e dalle vie di comunicazione interrotte, operarono senza sosta per mesi. Ragazzi che, con il loro spirito di adattamento, riuscirono a superare ogni ostacolo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della popolazione colpita.
«Vogliamo ricordare l’immane lavoro dei nostri colleghi Vigili del Fuoco, che affrontarono sacrifici personali senza precedenti per fronteggiare una situazione straordinaria», sottolineano oggi i rappresentanti del corpo.
Un messaggio dal Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato alle commemorazioni a Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei comuni più colpiti dal sisma, ricordando con commozione il sacrificio delle vittime e il moto di solidarietà che ne seguì.
«Quella tragedia rappresentò uno spartiacque per il nostro Paese, evidenziando la necessità di un Sistema nazionale di protezione civile. Oggi, la Protezione Civile italiana è un modello d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale», ha dichiarato Piantedosi.
L’impatto storico e umano
La scossa devastò un’area di 17.000 chilometri quadrati, rendendo i soccorsi estremamente complessi. Cinque giorni dopo il sisma, tutti i corpi erano stati estratti dalle macerie, ma il lavoro di ricostruzione e assistenza durò per mesi. Allora, il presidente Sandro Pertini denunciò i gravi ritardi nei soccorsi, sollevando l’urgenza di migliorare le risposte alle emergenze.
Quella tragedia fu il punto di partenza per la nascita, nel 1982, del Dipartimento della Protezione Civile, che oggi coordina le emergenze sul territorio nazionale con rapidità ed efficacia.
Un tributo all’Italia solidale
L’anniversario del terremoto in Irpinia è un’occasione per ricordare non solo il dolore, ma anche la straordinaria solidarietà che unì il Paese. Da ogni angolo d’Italia arrivarono soccorritori e aiuti per sostenere le popolazioni colpite.
I Vigili del Fuoco di Avellino celebrano oggi il coraggio e la dedizione di chi si sacrificò per portare speranza e sollievo in un momento di disperazione, riaffermando il valore della memoria collettiva e dell’impegno civile.
Questa mattina, alle ore 8:35, è stata registrata una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2,2 della scala Richter sul Vesuvio, precisamente sul versante di Ottaviano. La scossa, localizzata a una profondità di appena 20 metri, è stata percepita dalla popolazione locale, sebbene senza provocare danni.
Un evento di natura superficiale
La particolarità di questo evento sismico è la sua natura superficiale: essendo avvenuto a una profondità molto ridotta, il movimento del suolo è stato avvertito con maggiore intensità nelle aree circostanti l’epicentro, pur trattandosi di una magnitudo contenuta.
La rete di monitoraggio sul Vesuvio
Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, è costantemente sotto osservazione dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli eventi sismici di bassa intensità e profondità, come quello di questa mattina, rientrano nelle normali attività vulcaniche e tettoniche dell’area.
Cosa significa per la popolazione
Gli esperti sottolineano che una scossa di questa entità non rappresenta un motivo di preoccupazione. Tali fenomeni sono parte della normale attività geodinamica dell’area vesuviana e non indicano necessariamente cambiamenti significativi nel comportamento del vulcano.
Consigli per la cittadinanza
È sempre utile che la popolazione residente in aree vulcaniche adotti semplici pratiche di prevenzione e segua le comunicazioni ufficiali delle autorità locali e degli enti scientifici.
L’evento odierno, pur avvertito dalla cittadinanza, rientra nella casistica di scosse leggere che non destano particolari allarmi, ma che ricordano l’importanza di vivere consapevolmente in una zona caratterizzata da fenomeni naturali unici.
Ad Avellino l’intervento congiunto dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato hanno portato al salvataggio di una donna e dei suoi figli da una situazione critica.
Il delicato intervento si è svolto ad Avellino, in via Circumvallazione, dove i Vigili del Fuoco sono intervenuti su richiesta della Polizia di Stato per affrontare una grave situazione di emergenza familiare. Un uomo, armato di coltello, minacciava la sua compagna, una donna di origini senegalesi, e i loro tre figli: due bambine e un maschietto.
La donna, temendo per la propria vita e quella dei suoi figli, si era rifugiata in una stanza chiusa a chiave. In cerca di aiuto, aveva portato i bambini sul balcone, attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine e dei soccorritori. La tempestività dei Vigili del Fuoco, intervenuti con un’autoscala, ha permesso di mettere subito in salvo le due bambine, che sono state portate in un luogo sicuro.
Mentre l’operazione di soccorso continuava per raggiungere la madre e il figlio, l’uomo è riuscito a sfondare la porta della stanza, aumentando ulteriormente il rischio per i presenti. È stato in quel momento che gli agenti della Polizia di Stato, già sul posto, sono intervenuti con prontezza, riuscendo a bloccare e neutralizzare l’aggressore prima che potesse ferire qualcuno.
Completata la messa in sicurezza dell’uomo, i Vigili del Fuoco hanno riportato le bambine al fianco della madre, concludendo con successo l’intervento. Nessuno tra i coinvolti ha riportato ferite, e la donna e i suoi figli sono stati affidati alle cure dei servizi sociali per il supporto necessario.