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Cronache

Si fingevano carabinieri per entrare in case e negozi e rapinare i malcapitati: sono stati arrestati dai loro “colleghi”. Quelli veri

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Indossavano la divisa da Carabiniere o la maschera di Anonymous per compiere rapine in case e negozi. Ma stavolta i rapinatori finti carabinieri sono stati arrestati da quelli veri che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di 6 persone per rapina, detenzione e porto abusivo d’arma da fuoco, sequestro di persona e detenzione illegale di segni distintivi in uso ai corpi di Polizia.

Nello scorso settembre una violenta rapina in un’abitazione del centro di Napoli ha fatto scattare le indagini. Un malvivente travestito da carabiniere ha simulato un controllo in un’abitazione, e appena è riuscito ad entrare nel cortile ha dato il via libera ai suoi complici, tutti incappucciati e con una maschera di Anonymous sul volto. Uno di loro ha puntato più volte una pistola alla tempia del proprietario dell’abitazione e l’hanno costretta a consegnare tutto quello che c’era di valore in casa: soldi, gioielli, orologi, argenteria. Poi sono scappati perché stavano arrivando i carabinieri, quelli veri che hanno esaminato numerosi video di telecamere di sorveglianza nella zona ed hanno identificato i presunti responsabili ed i mezzi utilizzati per la rapina.

Gli investigatori dell’Arma hanno ricondotto alla banda anche altre rapine: in una abitazione del quartiere Arenaccia e in una sala scommesse di via Santa Maria a Cubito nel corso della quale avevano sottratto 5.000 euro. Anche in quest’ultima i malviventi si erano presentati come Carabinieri, simulando una perquisizione domiciliare dopo aver parcheggiato la loro auto, con un lampeggiante blu sul tetto, sotto l’abitazione della vittima Anche in questo caso, mentre due di loro bloccavano i presenti sotto la minaccia di due pistole, gli altri rovistavano nell’appartamento riuscendo ad appropriandosi di 3.000 euro, alcuni orologi Rolex e gioielli. Il malcapitato ha realizzato di essere stato rapinato da finti militari solo quando ha visto arrivare in casa quelli veri. Le indagini vanno avanti perché gli inquirenti ritengono che gli arrestati abbiano commesso altre rapine con le stesse modalità.

 

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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