Schiavi, usati come schiavi, uccisi come schiavi. Non scriveremo ve l’avevamo detto. Ma che in Italia, nelle campagne italiane, qualcuno possa morire come uno schiavo, è una cosa risaputa. Può accadere in ogni momento perchè in Italia ci sono persone usate come schiavi. Non solo in agricoltura. Anche nell’edilizia e in altri comparti. Non solo nel Casertano. Anche in Puglia, nella Capitanata. In Emilia. In Lombardia. Si può morire come schiavi in campagna. E probabilmente è morto per il caldo torrido mentre lavorava sotto una serra per la coltivazione di meloni un uomo di 55 anni. Un italiano (sottolineato italiano perchè davanti a questo fenomeno, gli sfruttati hanno qualunque colore della pelle, qualunque nazionalità). Si chiamava Pasquale Fusco. Era di Caivano. Per raccogliere meloni usciva di casa alle 3 di notte. Ha avuto un improvviso malore ed è deceduto subito dopo. Italiano, 55 anni, lavorava al nero (significa senza alcuna garanzia e un salario da fame) in un’azienda agricola all’estrema periferia di Giugliano, in provincia di Napoli. Il fatto è accaduto mercoledì scorso ma si è appreso solo oggi.
Il titolare dell’azienda agricola, un uomo di 50 anni, è stato denunciato per utilizzo di manodopera non in regola, omicidio colposo e violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. La salma del bracciante è stata trasferita all’istituto di medicina legale dell’Università “Federico II”, dove sarà eseguito l’esame autoptico per capire le cause del decesso. Le indagini sono condotte dai carabinieri della caserma di Varcaturo. I carabinieri del posto insieme a quelli del nucleo dell’ispettorato del lavoro, hanno sanzionato l’imprenditore agricolo anche per irregolarità relative alla norme igienico-sanitarie.
“La tragica morte del bracciante agricolo nelle campagne di Varcaturo riapre la dolorosa pagina delle diverse e inaccettabili forme di schiavismo ancora presenti nella nostra regione e in tutta Italia. Occorre far rispettare la legge sul caporalato del 18 ottobre 2016, per il contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il riallineamento retributivo nel settore agricolo, che prevede la reclusione da 5 a 8 anni e la confisca dei beni del datore di lavoro. Servono maggiori controlli nelle aree agricole della nostra regione dove troppo spesso lo sfruttamento indiscriminato dei lavoratori e’ causa di gravissimi infortuni e morti bianche”. Lo ha dichiarato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli. “Si tratta della seicentesima vittima sul lavoro dall’inizio dell’anno nel nostro Paese – prosegue Borrelli – una strage silenziosa che sembra compiersi nell’indifferenza generale. Bisogna porre fine a questa terribile mattanza di donne e uomini che escono di casa per garantire la sussistenza alla propria famiglia e non tornano piu'”.
“Un fatto grave che indigna il sindacato la morte oggi di un bracciante di 55 anni sfruttato, sottopagato ed in nero in una serra a Varcaturo in Campania. Dove sono i controlli? Bisogna avere piu’ rispetto per la dignita’ delle persone e del lavoro”. Lo scrive su twitter la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, sulla morte di un lavoratore stroncato per un infarto mentre raccoglieva meloni a Varcaturo in Campania.
Il 23 novembre 1980 è una data incisa nella memoria dell’Italia. Alle ore 19:35, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8, seguita da un’altra di magnitudo 5, devastò le province di Avellino, Salerno e Potenza, colpendo anche altre zone della Campania e della Basilicata. Una tragedia che causò migliaia di vittime e distrusse interi paesi, lasciando ferite profonde nel cuore delle comunità.
A 44 anni di distanza, i Vigili del Fuoco di Avellino, insieme alle istituzioni e ai cittadini, vogliono rendere omaggio alle vittime e ai feriti di quella catastrofe, ricordando anche il sacrificio di chi, con coraggio e abnegazione, si mobilitò per portare soccorso.
Il ricordo dei soccorritori
I Vigili del Fuoco furono tra i protagonisti della risposta all’emergenza. Nonostante le difficoltà rappresentate da un territorio montagnoso, dalle condizioni meteorologiche avverse e dalle vie di comunicazione interrotte, operarono senza sosta per mesi. Ragazzi che, con il loro spirito di adattamento, riuscirono a superare ogni ostacolo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della popolazione colpita.
«Vogliamo ricordare l’immane lavoro dei nostri colleghi Vigili del Fuoco, che affrontarono sacrifici personali senza precedenti per fronteggiare una situazione straordinaria», sottolineano oggi i rappresentanti del corpo.
Un messaggio dal Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato alle commemorazioni a Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei comuni più colpiti dal sisma, ricordando con commozione il sacrificio delle vittime e il moto di solidarietà che ne seguì.
«Quella tragedia rappresentò uno spartiacque per il nostro Paese, evidenziando la necessità di un Sistema nazionale di protezione civile. Oggi, la Protezione Civile italiana è un modello d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale», ha dichiarato Piantedosi.
L’impatto storico e umano
La scossa devastò un’area di 17.000 chilometri quadrati, rendendo i soccorsi estremamente complessi. Cinque giorni dopo il sisma, tutti i corpi erano stati estratti dalle macerie, ma il lavoro di ricostruzione e assistenza durò per mesi. Allora, il presidente Sandro Pertini denunciò i gravi ritardi nei soccorsi, sollevando l’urgenza di migliorare le risposte alle emergenze.
Quella tragedia fu il punto di partenza per la nascita, nel 1982, del Dipartimento della Protezione Civile, che oggi coordina le emergenze sul territorio nazionale con rapidità ed efficacia.
Un tributo all’Italia solidale
L’anniversario del terremoto in Irpinia è un’occasione per ricordare non solo il dolore, ma anche la straordinaria solidarietà che unì il Paese. Da ogni angolo d’Italia arrivarono soccorritori e aiuti per sostenere le popolazioni colpite.
I Vigili del Fuoco di Avellino celebrano oggi il coraggio e la dedizione di chi si sacrificò per portare speranza e sollievo in un momento di disperazione, riaffermando il valore della memoria collettiva e dell’impegno civile.
Questa mattina, alle ore 8:35, è stata registrata una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2,2 della scala Richter sul Vesuvio, precisamente sul versante di Ottaviano. La scossa, localizzata a una profondità di appena 20 metri, è stata percepita dalla popolazione locale, sebbene senza provocare danni.
Un evento di natura superficiale
La particolarità di questo evento sismico è la sua natura superficiale: essendo avvenuto a una profondità molto ridotta, il movimento del suolo è stato avvertito con maggiore intensità nelle aree circostanti l’epicentro, pur trattandosi di una magnitudo contenuta.
La rete di monitoraggio sul Vesuvio
Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, è costantemente sotto osservazione dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli eventi sismici di bassa intensità e profondità, come quello di questa mattina, rientrano nelle normali attività vulcaniche e tettoniche dell’area.
Cosa significa per la popolazione
Gli esperti sottolineano che una scossa di questa entità non rappresenta un motivo di preoccupazione. Tali fenomeni sono parte della normale attività geodinamica dell’area vesuviana e non indicano necessariamente cambiamenti significativi nel comportamento del vulcano.
Consigli per la cittadinanza
È sempre utile che la popolazione residente in aree vulcaniche adotti semplici pratiche di prevenzione e segua le comunicazioni ufficiali delle autorità locali e degli enti scientifici.
L’evento odierno, pur avvertito dalla cittadinanza, rientra nella casistica di scosse leggere che non destano particolari allarmi, ma che ricordano l’importanza di vivere consapevolmente in una zona caratterizzata da fenomeni naturali unici.
Ad Avellino l’intervento congiunto dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato hanno portato al salvataggio di una donna e dei suoi figli da una situazione critica.
Il delicato intervento si è svolto ad Avellino, in via Circumvallazione, dove i Vigili del Fuoco sono intervenuti su richiesta della Polizia di Stato per affrontare una grave situazione di emergenza familiare. Un uomo, armato di coltello, minacciava la sua compagna, una donna di origini senegalesi, e i loro tre figli: due bambine e un maschietto.
La donna, temendo per la propria vita e quella dei suoi figli, si era rifugiata in una stanza chiusa a chiave. In cerca di aiuto, aveva portato i bambini sul balcone, attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine e dei soccorritori. La tempestività dei Vigili del Fuoco, intervenuti con un’autoscala, ha permesso di mettere subito in salvo le due bambine, che sono state portate in un luogo sicuro.
Mentre l’operazione di soccorso continuava per raggiungere la madre e il figlio, l’uomo è riuscito a sfondare la porta della stanza, aumentando ulteriormente il rischio per i presenti. È stato in quel momento che gli agenti della Polizia di Stato, già sul posto, sono intervenuti con prontezza, riuscendo a bloccare e neutralizzare l’aggressore prima che potesse ferire qualcuno.
Completata la messa in sicurezza dell’uomo, i Vigili del Fuoco hanno riportato le bambine al fianco della madre, concludendo con successo l’intervento. Nessuno tra i coinvolti ha riportato ferite, e la donna e i suoi figli sono stati affidati alle cure dei servizi sociali per il supporto necessario.