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Cronache

Seviziò e picchiò fino a ucciderla una bimba di 18 mesi, ergastolo all’ex compagno della madre

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 Ergastolo per le botte e le sevizie che hanno ucciso una bambina di 18 mesi. La Corte d’Assise di Como dopo un’ora di camera di consiglio non ha fatto sconti a Gabriel Robert Marincat, 26 anni, operaio di origine rumena, ritenuto colpevole di omicidio volontario pluriaggravato per avere seviziato e picchiato fino a provocarne la morte, la piccola Sharon Barni, figlia della convivente, l’11 gennaio scorso in un appartamento di Cabiate, nella Brianza comasca. Un delitto senza spiegazioni, che l’imputato aveva cercato di coprire parlando di un incidente domestico, prima che gli accertamenti medico legali svelassero l’agghiacciante verita’ delle botte e della violenza sessuale. Alla lettura della sentenza Marincat e’ rimasto impassibile. A pochi metri, in lacrime, Silvia, la mamma della bimba, con a fianco i genitori sempre accanto a lei. “Giustizia e’ fatta, anche se questa sentenza non ci riportera’ Sharon”, ha detto qualche minuto piu’ tardi la legale di parte civile, Elisabetta Fontana, parlando a fianco dei familiari, a nome loro.

“La conclusione del processo e’ quella che speravamo. Perdonare? E’ una questione molto personale, non posso dirlo io a nome di altri. Dico solo che forse e’ ancora un po’ troppo presto per parlare di perdono”. Tecnicamente il processo si e’ giocato sulla capacita’ di agire dell’imputato. La difesa, avvocato Stefano Plenzick, oltre a ricostruire in aula l’infanzia difficile di Marincat, vittima di violenze paterne, aveva chiesto una perizia psichiatrica per valutare la consapevolezza dell’imputato, richiesta respinta dalla Corte. Per questo motivo il legale oggi ha parlato di “pena esemplare”, in assenza di un movente o una spiegazione dall’imputato: “Non puo’ esserci un caso simile senza una valutazione della mente” ha detto. La questione tornera’ ad essere nodale nel processo di appello, a questo punto scontato. La condanna all’ergastolo ricalca le conclusioni del pubblico ministero Antonia Pavan, per la quale invece non vi sono dubbi sulla volontarieta’ dell’omicidio e sulla sussistenza delle aggravanti. A partire dai futili motivi, visto che Marincat non ha saputo giustificare il suo gesto, poi la minorata difesa, l’abuso della relazione domestica, la violenza sessuale. Ne’, secondo il pm, l’imputato aveva diritto ad attenuanti, a causa del comportamento tenuto quel pomeriggio, quando non chiamo’ quei soccorsi che – e’ emerso durante il dibattimento – avrebbero potuto salvare la bambina. Marincat, interrogato in aula, aveva ammesso ogni responsabilita’ senza pero’ fornire spiegazioni. “Ero nervoso” aveva detto. “Non so perche’ l’ho uccisa”. Tutto era partito all’ora di pranzo dell’11 gennaio, quando l’operaio era rimasto a casa solo con la bimba, perche’ la mamma era al lavoro. Pare che Sharon avesse fatto dei capricci per il cibo. Marincat allora l’aveva afferrata una prima volta, facendola piangere. Da li’, e’ iniziato il precipizio che ha condotto alla tragedia. “Sharon mi piaceva, mi chiamava papa’ e le volevo bene – aveva detto davanti ai giudici – Ero felice, avevo una compagna, un lavoro, non so cosa mi sia capitato”. L’allarme era scattato nel pomeriggio quando la mamma, telefonando a casa, si era sentita dire dal compagno che la bimba dormiva, dopo essersi tirata in testa una stufetta, accidentalmente. Solo a quel punto erano stati chiamati i soccorsi, gli stessi che, soltanto qualche ora prima, avrebbero potuto salvare la vita a una bambina di un anno e mezzo.

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Stop a sfratti per il Giubileo, appello Diocesi e Caritas

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Sospendere gli sfratti durante il Giubileo, a partire da quelli per ‘morosità incolpevole’ ossia legati alle difficoltà nel pagare l’affitto. A lanciare la moratoria per l’Anno Santo sono la Caritas di Roma e la Diocesi, nel giorno in cui è stato presentato il nuovo rapporto sulla povertà nella capitale.

“Ci piacerebbe promuovere una moratoria affinché nel Giubileo non vi siano sfratti”, ha detto il Vicario per la città, mons. Baldo Reina. Un appello subito accolto dalle istituzioni locali. “Mi farò portavoce nei confronti del governo perché penso sia giusto che nel Giubileo si vari una moratoria straordinaria sugli sfratti” ha assicurato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ricordando che era già stato fatto durante il Covid e che è necessario un “atto normativo”. Sulla stessa linea il presidente della Regione Francesco Rocca. “Sosterrò già dal prossimo Tavolo sul Giubileo questa istanza” ha detto il governatore sottolineando: “Il prefetto è un uomo di grandissimo equilibrio e attenzione sappiamo per certo che intere aree di edilizia residenziale pubblica sono in mano alla criminalità mentre ci sono persone fragili”. E in tal senso ha annunciato che sono in arrivo risorse per il sostegno all’affitto e per il contrasto alla povertà alimentare.

“Nei prossimi giorni, siamo in fase di legge di bilancio e stabilità, ci saranno misure interessanti” ha promesso Rocca. Un impegno apprezzato dal sindaco Gualtieri che ha definito l’ipotesi del contributo regionale “molto positiva”. Di diverso avviso sulla moratoria per gli sfratti il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri: “La proprietà privata non si tocca ed il proprietario di un immobile è giusto che possa agire, sempre, per garantire il suo bene – ha tuonato -. Se Gualtieri si fa garante delle occupazioni illegali, noi ci facciamo portavoce, come sempre, della tutela della proprietà privata”.

Intanto dal VII rapporto della Caritas di Roma, una lettura della città dal punto di vista dei poveri, emerge che la quota di persone a rischio di povertà nella capitale è del 12,7%. Lo scorso anno c’è stato un aumento del 21% delle persone accolte nelle tre mense sociali. Complessivamente gli ‘ospiti’ sono stati 11.124, con 322.058 pasti distribuiti in convenzione con Roma Capitale. Otto su dieci sono uomini. In crescita anche le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto (3 quelli diocesani e 201 nelle parrocchie). Sono state accolte in tutto 13.162 persone, segnando un +12% rispetto al 2022 e superiori a quelle incontrate durante l’emergenza Covid. A chiedere aiuto continuano a essere prevalentemente le donne, il 60% del totale. A pesare, secondo la Caritas, anche il “progressivo venire meno del Reddito di cittadinanza e l’istituzione dell’Assegno di inclusione e del Supporto alla formazione, misure che solo in parte hanno sostituito i trasferimenti che ricevevano le famiglie più povere”.

“Abbiamo bisogno di metterci in ascolto” ha detto il vicario generale per la diocesi di Roma, Baldo Reina che, riguardo al recente appello del Papa ai parroci ad offrire spazi ai poveri, ha annunciato: “La settimana prossima incontreremo i superiori degli istituti religiosi e i 36 parroci prefetti per metterci all’opera”. Tra le proposte concrete per il Giubileo quella di “arrivare a 100 parrocchie che forniscono il doposcuola” ha spiegato il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia, che è intervenuto anche sulla questione delle tensostrutture pensate per offrire accoglienza ai senza fissa dimora. “La polemica mi sembra un po’ campata in aria. E’ chiaro che non è soluzione ma nel frattempo queste persone stanno nelle tende. In questa fase che facciamo?” ha detto Trincia. Dal canto suo Gualtieri ha assicurato: “Le tensostrutture si faranno tutte e quattro. Si sta procedendo secondo i piani e saranno pronte per il Giubileo”.

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Per un italiano su 2 con overtourism si vive peggio

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Per più di un italiano su due il sovraffollamento turistico impatta negativamente sulla vivibilità dei luoghi. Per circa il 40% è causa di tensioni tra residenti e turisti, di una pessima esperienza di visita e di danni agli ecosistemi. Questi i dati di Ipsos illustrati da Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia, nel corso dei festeggiamenti per i 130 anni di Touring Club Italiano. Un’occasione per discutere del rapporto tra territorio e turismo. E proprio di questo tema ha parlato nel proprio intervento anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: “Il tessuto urbano deve mantenere la capacità di essere un luogo dove le persone vivono, abitano – ha dichiarato dal podio allestito nel Tempio di Vibia Sabina e Adriano -. Il che ci porta al tema degli affitti brevi che sono, da un lato, uno strumento democratico”, ma dall’altro “se non governati rischiano di snaturare e svuotare i centri storici delle città”, colpendo “al cuore la specificità e l’attrattività di questi luoghi”. Nei prossimi 5 anni gli italiani per scegliere come organizzare i propri viaggi daranno importanza alla qualità di alloggi e sistemazioni (66%) e ristoranti, pasti e cucina (61%). Per il 53% di loro, sarà importante anche il contatto con la natura, il 47% sarà interessato a nuove destinazioni, mentre per il 42% alla possibilità di tour ed escursioni in luoghi poco conosciuti.

La stessa quantità considererà quelli famosi. Un quadro in cui si inseriscono i numeri elaborati dal Touring Club e illustrati dal direttore Relazioni istituzionali e del Centro studi del Tci, Massimiliano Vavassori. Nel 2023, il 22% dei 447 milioni di presenze totali registrate in Italia, pari a 98 milioni, si è concentrato negli oltre 5500 comuni con meno di 5mila abitanti. Tra questi, destinazioni montane, di lago e con affaccio sul mare. Il 9% delle presenze (41 milioni) si è concentrato nei circa 800 comuni riconosciuti con ‘Bandiera arancione’, ‘Borghi più belli d’Italia’ e ‘Borghi autentici d’Italia’.

Il 17% delle persone (75 milioni), invece, è stato nelle 5 città d’arte più visitate: Roma, Venezia, Milano, Firenze e Napoli. Ipsos ha realizzato anche un’indagine su persone di 22 Paesi esteri. In questo caso, quasi un rispondente su tre sceglierebbe l’Italia come meta di un viaggio premio, con la città di Roma citata nel 68% dei casi, seguita da Venezia (53%), Milano (47%), Firenze (34%) e Napoli (30%). Il nostro Paese viene scelto per via della varietà della sua offerta turistica, culturale, paesaggistica ed enogastronomica, ma delude per costi (“spesso non giustificati dalla qualità offerta”), scarsa sicurezza (“sensazione di micro-criminalità diffusa”) e proprio per “l’eccesso di turismo non gestito”.

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Un topo paralizza il Palazzo giustizia di Prato

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Un boato. e poi una fiammata ha messo fuori uso il sistema elettrico del palazzo di giustizia di Prato. È accaduto stamattina alle 8.15, per colpa di un topo che si è introdotto nel generatore. “Il sistema elettrico di emergenza è andato in tilt, rischiamo di perdere tutti i dati relativi alle intercettazioni e le udienze non si possono celebrare”, lanciano l’allarme il procuratore capo della Repubblica Luca Tescaroli e la presidente del tribunale Lucia Schiaretti che stanno seguendo le operazioni di bonifica dei vigili del fuoco. “La situazione sanitaria è precaria le condizioni di lavoro non sono a norma e non è possibile esercitare il potere giudiziario” spiegano i due capi degli uffici giudiziari. Fuori dal palazzo sono stati portati scrivanie, sedie e armadi.

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