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Ambiente

Segreti del gigantismo in natura racchiusi in una conchiglia

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I segreti del gigantismo in natura racchiusi in una conchiglia. E’ quanto emerge da uno studio sul piu’ grande esemplare conosciuto della specie delle conchiglie cipree, scoperto in Veneto, condotto dal Museo di Storia naturale dell’Ateneo fiorentino e dell’Universita’ di Padova e pubblicato su Scientific Reports. La ricerca sulla conchiglia fossile, spiega l’Universita’ fiorentina, “apre a nuove conoscenze” anche sulle conseguenze del riscaldamento globale. Le cipree sono le conchiglie per antonomasia e vivono di preferenza nei mari tropicali. La piu’ grande in assoluto e’ stata ritrovata recentemente in Veneto in una cava a Possagno (Treviso). E’ una conchiglia fossile lunga 33 cm: finora il record era di 28 cm. Il Museo di Geologia e paleontologia dell’Universita’ di Padova, dove e’ conservata dopo il restauro, si e’ rivolto al Museo di Storia naturale dell’Ateneo fiorentino per studiare l’esemplare, che costituisce fra l’altro una nuova specie, caratterizzata da notevoli e particolarissime protuberanze del guscio. “Abbiamo fatto un confronto tra le collezioni di cipree” dei due Musei, spiega il coordinatore della ricerca Stefano Dominici, “e paragonato questi dati con quelli della letteratura scientifica. Abbiamo scoperto cosi’ che il gigantismo e’ comparso piu’ volte nell’evoluzione delle cipree e si verifica per una particolare forma di selezione, la ‘selezione di specie’, descritta per la prima volta da Niles Eldredge e Stephen Jay Gould nel 1972”. Lo studio ha messo in luce che questi giganti si sono evoluti ai limiti estremi dell’area di diffusione del gruppo a cui appartengono, in acque piu’ profonde o comunque piu’ fredde, dove l’ossigeno si scioglie in quantita’ maggiore. “Le cipree – continua Dominici – rispondono dunque alla cosiddetta ‘Regola di Bergmann'”, per cui “al diminuire della temperatura aumentano le dimensioni delle specie, gli individui diventano maturi piu’ tardi e vivono piu’ a lungo. Tra i tanti fattori condizionanti questa regola, verificata in tanti animali marini viventi” uno “fisiologico e’ la disponibilita’ di ossigeno. Si capisce, percio’, l’interesse crescente dei biologi marini verso il fenomeno del gigantismo. Uno degli effetti del riscaldamento globale e’, infatti, la diminuzione delle dimensioni massime raggiunte dalle varie specie: saranno, dunque, i giganti i primi candidati all’estinzione se continuera’ il climate change”.

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In 10 anni 146 disastri meteo, agricoltura in ginocchio

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In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.

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Ambiente

Trovato un ecosistema preistorico fossile in Valtellina

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Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.

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Copernicus: 2024 l’anno più caldo, sforerà limite 1,5 gradi

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Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e la temperatura media globale sarà più di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente più di 1,55 gradi. Lo scrive in un comunicato il servizio meteo della Ue, Copernicus.

“L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre – scrive Copernicus -, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: è la più alta mai registrata per questo periodo, e di 0,16 gradi più alta dello stesso periodo del 2023”.

Secondo il servizio meteo della Ue, “è ora virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo”. Inoltre, prosegue Copernicus, “dato che il 2023 è stato 1,48 gradi sopra il livello pre-industriale, è virtualmente certo che la temperatura globale annuale per il 2024 sarà di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale, ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi”.

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