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Cronache

Save The Children, a Napoli più diseguaglianze dove più bambini

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Se è vero che con il crollo della natalità in Italia ci sono sempre meno bambini, i 10 milioni e 493 mila bambini e adolescenti tra 0 e 19 anni che vivono nel nostro Paese, di cui il 10,7% (1.127.244) in Campania, fanno i conti con una evidente disparità nell’accesso agli spazi abitativi, scolastici e pubblici adeguati alla crescita e al loro benessere educativo, fisico e socio-emozionale. Disuguaglianze profonde, che possono fare la differenza in positivo o in negativo nel futuro di bambini e ragazzi che crescono in regioni diverse, ma anche in due diversi quartieri di una stessa grande città. Questi i principali dati diffusi oggi con il rapporto “Fare spazio alla crescita” da Save the Children.

Tra gli 0-19enni che vivono in Italia, ben 3 milioni e 785 mila, quasi 2 su 5, si concentrano infatti nelle 14 città metropolitane, dove vive anche il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore ai 15 mila euro annui. Quasi la metà degli abitanti della città metropolitana di Napoli (48,8%) ha un reddito inferiore ai 15mila euro. In queste città, le aree urbane caratterizzate da una maggiore privazione socioeconomica sono spesso anche quelle con meno spazi adeguati alla crescita dei minori. In Italia, il 39,1% dei minori vive in abitazioni sovraffollate[, ovvero in case dove non ci sono abbastanza stanze rispetto alle dimensioni della famiglia. Anche se le condizioni abitative inadeguate riguardano un numero significativo di minori in tutto il Paese (2 su 5 vivono in un’abitazione sovraffollata e tra le famiglie con almeno un figlio minore c’è chi vive in case danneggiate -9,2%, con umidità -13,7% o scarsa illuminazione -5,4%), tra i quasi 13 mila minori che sono senza casa o fissa dimora, 2 su 3 si concentrano nelle città metropolitane, dove si registra anche il 45% di tutti i provvedimenti di sfratto. Dei 12.793 minori senza tetto o senza fissa dimora che vivono in Italia, 8.163 (il 63,8%) si trovano nelle città metropolitane: a Napoli sono ben 1.113 quelli censiti (terza area per numero dopo Roma – 3.375 – e Milano – 1.697).

Nelle città metropolitane italiane vivono circa 2 milioni e 600 mila studenti, ma le grandi città si distinguono in negativo anche rispetto alla scuola. In queste città la percentuale di edifici scolastici senza certificato di agibilità raggiunge il 70% (62,8% la media in Italia), e anche la presenza di uno spazio collettivo, mensa, palestra, aule tecniche o informatiche risulta inferiore alla media del Paese, già segnata da pesanti carenze: manca una palestra in 3 scuole su 5, uno spazio sociale comune in più di una su tre, e aule tecniche e informatiche sono un sogno per almeno la metà degli studenti minorenni di ogni ordine e grado. Nell’area della città metropolitana di Napoli, ad esempio, le aule informatiche sono presenti solo nel 15,5% delle istituzioni primarie (contro il 36,2% di media nazionale), nel 16,5% di quelle secondarie di primo grado (40% nazionale) e nel 19,4% di quelle secondarie di secondo grado (50,8% nazionale). Inoltre, mentre a livello nazionale il 42% delle scuole primarie è dotato di mensa, nelle aree metropolitane la percentuale scende al 39,6%. Nella città metropolitana di Napoli si registra il dato peggiore, con solo il 7,3% di scuole primarie dotate di mensa e il 4,4% di scuole secondarie di primo grado. I dati relativi al tempo pieno sottolineano come nella metà delle città metropolitane – in particolare in quelle nelle regioni del Sud e delle Isole – la percentuale delle classi della scuola primaria che offrono il tempo pieno (almeno 40 ore a settimana) è significativamente inferiore alla media nazionale: nella maggior parte dei casi si tratta di meno del 20%, a fronte di una media nazionale del 38%.

Nella città metropolitana di Napoli la percentuale di classi che offrono il tempo pieno è del 19,5% nella scuola primaria e del 4,3% nella secondaria di primo grado. Situazione critica anche per quanto riguarda l’accesso e la mobilità per minori diversamente abili nella città metropolitana di Napoli: qui il 45,1% delle scuole ha rampe di accesso (la media nazionale è del 47%), il 44,2% è dotato di ascensore per il trasporto di persone con disabilità (contro il 58%), il 57,4% ha servizi igienici a norma (contro il 67,1%), il 66,3% ha scale a norma – quindi con montascale o rampe – (contro il 75,5%) e il 67,3% ha porte a norma (contro il 76,8%). In generale, in Italia, per ogni bambino ci sono 12 metri quadrati di aree sportive, 1,4 di parchi urbani, 1,05 di aree sociali/ricreative attrezzate, 0,59 di arredo urbano e solo 0,4 di giardino/orto botanico a scuola. Inoltre per il 30,7% delle famiglie la carenza di mezzi pubblici è un limite concreto nella possibilità di raggiungere altri quartieri. Napoli, con una popolazione di circa 2 milioni e 970 mila abitanti, è la terza città metropolitana più grande d’Italia.

Nel comune di Napoli, come nelle altre aree metropolitane del Paese, emergono chiaramente differenze territoriali, dal punto di vista della presenza di minori e delle condizioni socio economiche della popolazione. In tre municipalità (6, 7 e 8) la percentuale di 15-64enni senza occupazione è superiore al 60% (rispettivamente 61,3%, 62,1% e 61%). Solo in due (1 e 5) il tasso scende sotto il 50% (rispettivamente 47,6% e 43,1%). Sempre nelle municipalità 6, 7 e 8 si registrano, inoltre, le percentuali più elevate di residenti che non sono andati oltre la licenza media (63,9%, 64,8% e 62,5%). Con la nuova campagna, Save the Children lancia anche un programma di intervento specifico, “Qui, un quartiere per crescere”, che coinvolge anche la città di Napoli. Predisposto nel 2022, il programma si snoderà su un arco temporale di 9 anni e coinvolge nella prima fase 5 quartieri particolarmente poveri di servizi e opportunità per i minori in cinque grandi città italiane da nord a sud – Prato (Macrolotto Zero), Torino (Aurora-Porta Palazzo), Roma (Ostia ponente), Napoli (Pianura) e Palermo (Zen2) -, con l’obbiettivo di migliorare concretamente il contesto di vita di bambini, bambine e adolescenti in questi luoghi. L’Intervento si basa sulla loro partecipazione diretta e obiettivi condivisi, su un piano di sviluppo territoriale in collaborazione con i principali attori locali che riguarda gli ambiti dell’istruzione e dell’educazione, della salute e del benessere psico-fisico, dell’ambiente e della lotta alla povertà materiale e educativa, nell’ambito di un accordo quadro con il comune o l’ente locale di riferimento e con il coinvolgimento di un Comitato Scientifico e da un gruppo di esperti. Le prime azioni del programma “Qui, un quartiere per crescere”, lanciato oggi, riguardano, ad esempio, a Napoli Pianura, la riprogettazione, insieme alla Municipalità, degli spazi del Parco Falcone-Borsellino. Ma nel quartiere è nata anche una importante rete di scopo tra tutte le scuole per una co-progettazione ottimizzata nell’utilizzo dei fondi PNRR.

Il programma prevede anche la realizzazione di una piattaforma online territoriale che permetterà di rimanere sempre aggiornati sullo stato delle azioni intraprese su ciascun territorio dove viene realizzato il programma, consultare i singoli piani di sviluppo, con gli obiettivi e le azioni previste. La piattaforma è aperta a tutti e sarà anche possibile aderire al Piano di sviluppo del proprio quartiere, come cittadino, soggetto della pubblica amministrazione o associazione del territorio, compilando un form di adesione. La campagna QUI VIVO di Save the Children vuole recuperare spazi pubblici educativi, di socialità, gioco e incontro nelle periferie urbane più svantaggiate e maggiormente prive di servizi, stimoli e opportunità per i bambini, le bambine e gli adolescenti che ci vivono, perché è QUI che i ragazzi vogliono sentirsi vivi. Tra i testimonial della campagna l’attore Cesare Bocci, Ambasciatore dell’Organizzazione, che ha incontrato le ragazze e i ragazzi impegnati nella rigenerazione del quartiere Pianura aNapoli, e l’attrice Francesca Chillemi, che ha toccato con mano il programma messo in campo a Ostia Ponente a Roma, oltre a Tosca D’Aquino, Michela Andreozzi, Caterina Guzzanti, Silvia Salemi e Tinto.

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Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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