Potrebbe essere la variante Eris, secondo uno studio appena pubblicato dall’università dell’Insubria, ad aver contribuito alla crescita dei casi Covid registrati nelle ultime settimana in Italia, con il balzo del +44% solo negli ultimi 7 giorni. I risultati spiegano anche perché questa variante sta diventando dominante (in Italia è presente in almeno il 40% dei sequenziamenti) e fanno affievolire le speranze che le nuove varianti (compresa la stessa Eris) possano diventare col tempo meno diffusive. Si e’ dimostrato infatti che una mutazione l’ha resa più resistente agli attacchi del sistema immunitario. Pesa anche, secondo le analisi, l’abbassamento della guardia nei confronti del virus.
Ma la crescita in vista dell’autunno era attesa e si guarda sempre con più attenzione agli ospedali e in particolare al numero di posti letto occupati (per i quali si registrano lievi segni di crescita) e si moltiplicano gli appelli a vaccinare e proteggere i malati, i fragili e gli anziani per i quali il Covid continua ad essere un serio rischio. “Riprenderemo a fine settembre il monitoraggio della situazione negli ospedali che abbiamo condotto per due anni” che raccoglieva i dati sui ricoveri nei reparti di area non critica e nelle terapie intensive, ha spiegato il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), Giovanni Migliore, che giudica la situazione completamente differente rispetto al passato: “Conosciamo meglio la malattia, la sappiamo gestire anche in termini organizzativi”. Tuttavia Migliore ricorda che la mascherine devono essere un presidio importante per proteggere i fragili negli ospedali e che sono una prassi consolidata dove ci sono i malati fragili e ad alto rischio a prescindere dalla natura del virus.
“Nelle ultime settimane c’è una ripresa dei casi per l’emergere delle nuove sottovarianti e per gli effetti della stagione estiva, gran parte sono infezioni lievi. La malattia per la persona giovane adulta e sana è clinicamente non rilevante. Al contrario, nei fragili, grandi anziani e immunodepressi, il Covid rimane un problema. Per questo si dovrebbe passare ad un monitoraggio che si concentri sui casi ricoverati in ospedale, sui casi gravi”, rincara Andrea Antinori, direttore del Dipartimento clinico dell’INMI Spallanzani, riportando l’attenzione su ciò che accade negli ospedali. Fronte comune sulla necessita’ di vaccinare: il coro di medici che ne sottolinea l’importanza e’ sempre piu’ ampio, dagli esperti dello stesso Spallanzani di Roma a quelli di Milano come Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Stdi di Milano.
“La fase di crescita di casi di Covid continuerà nelle prossime settimane anche con la commistione con l’influenza. Fragili e anziani devono fare i tamponi così, nel caso, possono assumere i farmaci antivirali. Difficile dire quando ci sarà il picco perché il Covid non è stagionale come l’influenza.E’ importante vaccinare fragili e anziani, serve un’alta attenzione a livello istituzionale, sorveglianza e monitoraggio”. “La percezione e la preoccupazione che abbiamo è quella della stanchezza vaccinale, e in tutto il mondo si traduce in una riduzione della copertura”, ha detto Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca e direttore scientifico Humanitas. L’adesione vaccinale sembra essere quindi la prossima sfida. Una circolare a metà agosto ha dettato le indicazioni per la nuova campagna vaccinale. Prevista insieme alla campagna antinfluenzale l’avvio di una campagna nazionale di vaccinazione anti COVID-19 con l’utilizzo di una nuova formulazione di vaccini a mRNA e proteici di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre.