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Cronache

Roma e Milano in piazza per Nasrallah, è polemica

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Nel giorno della morte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in centinaia scendono in piazza a Roma e Milano – dove manifestanti hanno sfilato con cartelli choc, come quello con l’immagine di Liliana Segre e la scritta ‘Agente sionista’ – per gridare la loro vicinanza a palestinesi e libanesi e la rabbia contro Israele. Solidarietà è stata espressa dalla Brigata ebraica di Milano, dalla Comunità ebraica di Roma, dal presidente della Camera Lorenzo Fontana – tra gli altri – alle persone finite ‘bersaglio’ nel corteo milanese. “Condanna ferma e decisa per quanto accaduto al corteo pro Palestina di Milano, durante il quale sono stati esposti cartelli con nomi e cognomi di persone che vengono accusate di essere ‘agenti sionisti’, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre, il ministro della Difesa Guido Crosetto e Riccardo Pacifici.

Ci troviamo dinnanzi a pericolose violenze verbali e diffamazioni che non possono essere accettate””, ha scritto il Presidente del Senato Ignazio La Russa. Occhi puntati sulla grande manifestazione programmata a Roma – ma vietata dalla questura – per sabato prossimo, alla vigilia dell’anniversario del 7 ottobre. “Fermare subito i bombardamenti in Libano”, si legge sullo striscione srotolato davanti al Pantheon a Roma, al sit-in con gli studenti di Cambiare Rotta e Osa, il movimento Potere al Popolo e alcuni attivisti dei Giovani palestinesi italiani, che chiedono “stop ai bombardamenti in Libano e al genocidio a Gaza”. Circa 250 le persone presenti. “Palestina Libera”, urlano i partecipanti. Molti i cori contro Israele e il governo italiano.

C’è stato anche un minuto di silenzio per Nasrallah, “ma soprattutto – ha spiegato un attivista – per tutti i civili libanesi che perdono la vita. E per chi vive nei campi profughi ed è costretto a sfollare. Il Libano è un paese sovrano. C’è un atto di pirateria internazionale”. Tra le tante bandiere sventolate alla manifestazione, anche quella di Hezbollah. E’ stato poi rilanciato l’appuntamento del 5 ottobre a “un anno dal genocidio in Palestina”. I promotori sono intenzionati a fare lo stesso il corteo, con partenza dalla Piramide Cestia, nonostante la questura abbia negato l’autorizzazione. I possibili rischi dell’iniziativa sono stati approfonditi per due volte al Viminale dai vertici di forze di polizia ed intelligence, presente anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. E’ stato quindi deciso il no al corteo. Gli organizzatori, però, non mollano. “Il governo vuole reprimere il dissenso. Il 5 saremo comunque in piazza”, affermano i palestinesi.

L’Unione democratica arabo-palestinese (Udap) ha sottolineato quanto il diniego della questura “sia arbitrario e puramente politico – come si evince dal testo stesso della notifica di divieto – e abbia ben poco a che fare con le ragioni di ordine pubblico. Sono state centinaia le manifestazioni per la Palestina organizzate in Italia nell’ultimo anno, e mai hanno costituito un pericolo per l’ordine pubblico”. L’Udap ha dato così mandato agli avvocati di presentare un ricorso al Tar. A Milano il corteo è partito da piazzale Loreto ed è stato dedicato al leader di Hezbollah ucciso. “Abbiamo perso tante persone, ma non la resistenza, non abbiamo alzato bandiera bianca come vorrebbe Netanyahu”, ha detto Khader Tamimi, presidente della comunità palestinese della Lombardia. Tra i partecipanti anche Chef Rubio. “Venite il 5 ottobre a Roma perché la manifestazione si farà, non ci importa del divieto della prefettura”, ha detto Gabriele Rubini, alias Chef Rubio, che ha aggiunto: “la fine della colonia sionista si avvicina, sono in un angolo e la paura esaspera ciò che sanno fare, odiare, mentire e distruggere”.

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Napoli: ex infermiere morto a causa dell’amianto, maxi risarcimento da 721mila euro ai familiari

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Ex infermiere di un ospedale di Napoli morto a causa dell’amianto: arriva il maxi risarcimento per i familiari. Una sentenza del Tribunale di Napoli, confermata dalla Corte d’Appello, ha condannato l’Asl Napoli 1 Centro, in rappresentanza di un presidio ospedaliero, al pagamento di un risarcimento di 727mila euro in favore degli eredi di un ex infermiere del napoletano, deceduto per mesotelioma pleurico causato da esposizione all’amianto.

La consulenza medico-legale del dottor Nicola Maria Giorgio ha dimostrato ai giudici il nesso di causalità tra l’esposizione all’asbesto e il mesotelioma pleurico che ha colpito l’infermiere. Il dipendente sanitario, deceduto durante il processo di primo grado, aveva lavorato per anni in un presidio ospedaliero di Napoli, dove era frequentemente esposto all’amianto, presente in un locale caldaia adiacente alla sala sterilizzazione. Grazie alla perizia dettagliata del medico legale è stato possibile stabilire in modo inconfutabile che l’esposizione a questa sostanza tossica ha causato la patologia, poi risultata fatale. “Questo caso rappresenta un punto di svolta non solo per la giurisprudenza, ma anche per la consapevolezza di dover garantire la salute nei luoghi di lavoro, specialmente in ambito sanitario” afferma il dottor Giorgio. La famiglia era assistita dall’avvocato Luca Maria Maranca.

“La nostra analisi medico-legale ha evidenziato in modo inconfutabile – ha aggiunto il dottor Giorgio – il legame diretto tra l’esposizione prolungata all’amianto e lo sviluppo del mesotelioma pleurico”. L’amianto, utilizzato in passato per le sue proprietà isolanti, è stato successivamente riconosciuto come estremamente pericoloso per la salute ed il suo utilizzo è stato vietato in molti Paesi, compresa l’Italia, dal 1992. Tuttavia, la sua presenza in strutture più datate continua a rappresentare una minaccia e questo caso mette in luce l’importanza della vigilanza e della manutenzione continua negli edifici pubblici.

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Incidente nel Reggiano: muore un giovane, ragazza gravissima

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Un giovane ha perso la vita e una ragazza è in condizioni disperate. È il bilancio di un tragico incidente avvenuto ieri sera poco dopo le 22 a Scandiano, nel comprensorio ceramico reggiano. I due viaggiavano a bordo di una moto quando all’improvviso il conducente ha perso il controllo mentre percorreva via Statale, entrando in una rotonda su via Mazzini. Il mezzo ha preso letteralmente il volo ed è finita contro un palo nel parcheggio di un centro commerciale adiacente. Altri automobilisti hanno lanciato l’allarme. Sul posto sono arrivati immediatamente i mezzi di soccorso. A nulla sono valsi i tentativi di rianimare il ragazzo che è morto sul colpo. La ragazza è stata portata d’urgenza con l’elisoccorso notturno all’ospedale Maggiore di Parma dove si trova ricoverata in condizioni disperate nel reparto di Rianimazione. Sul posto anche i vigili del fuoco e la polizia locale dell’Unione Tresinaro Secchia che indaga per ricostruire la dinamica.

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Chiara Petrolini, la mamma che seppelliva i figli in giardino tra accuse, misteri e polemiche

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Il paese è avvolto da un caldo pomeriggio di sabato, con il sole che brucia sulle campagne e l’odore dei concimi che permea l’aria. Nelle strade semideserte, si discute dell’ultimo sviluppo che ha scosso la comunità: la notizia degli abusi che Chiara Petrolini, al centro di una drammatica vicenda, avrebbe subito e non denunciato due anni fa. La rivelazione, riportata da Repubblica, ha fatto riemergere antichi sospetti e un nuovo capitolo si aggiunge a una storia già intricata e dolorosa.

Chiara Petrolini, studentessa universitaria di 21 anni, è accusata di aver partorito, ucciso e seppellito i suoi due figli nel giardino di casa. La giovane madre è ora agli arresti domiciliari, con la prospettiva che la Procura possa chiedere il carcere, contestando la decisione del giudice per le indagini preliminari (GIP) Luca Agostini.

Le parole del GIP e le accuse di disprezzo per la vita umana
Il giudice Agostini, nelle motivazioni per l’ordinanza degli arresti domiciliari, ha descritto Chiara Petrolini come una persona che ha mostrato un “disprezzo per la vita umana”. Questo giudizio severo si basa su quanto emerso dalle indagini, secondo cui Chiara avrebbe pianificato con pervicacia di evitare la maternità, dimostrando un cinismo inquietante di fronte alla morte dei suoi due figli. Il GIP ha sottolineato come, anche dopo aver compiuto l’atroce gesto, la giovane abbia continuato la sua vita quotidiana con leggerezza. Il giorno dopo il secondo parto, infatti, Chiara si sarebbe recata dall’estetista e la sera sarebbe uscita a ballare.

La ricostruzione delle indagini
Dai primi dettagli delle indagini emerge che Chiara avrebbe partorito da sola e poi seppellito i corpi dei bambini nel giardino di casa. L’evento che ha scatenato ulteriori polemiche riguarda la freddezza della giovane madre, che durante l’interrogatorio avrebbe risposto alla domanda della madre con un inquietante: “Come hai fatto tu a partorirmi”. Gli investigatori hanno dipinto un quadro di estrema indifferenza, confermato anche dalle dichiarazioni di Chiara che, dopo la scoperta dei corpi, avrebbe commentato con la sua famiglia e gli amici: “Ma chi può aver fatto una cosa del genere?”.

Un paese sconvolto e la fragilità delle famiglie
Nel piccolo paese di campagna, la vicenda di Chiara Petrolini ha scosso profondamente la comunità. Al bar e nei ristoranti, la discussione si concentra su chi possa aver aiutato Chiara e sulle motivazioni che l’hanno spinta a compiere gesti così estremi. Mentre c’è chi già indica il nome di un ragazzo con cui Chiara avrebbe avuto una relazione difficile, resta ancora il mistero su cosa l’abbia condotta a tale disperazione.

Il sindaco di Viadana, Nicola Cavatorta, ha puntato il dito contro la fragilità delle famiglie moderne, definendole come il “primo contesto sociale ed economico” in cui si sviluppano queste tragedie. Sebbene oggi ci siano più opportunità rispetto al passato, con numerose attività sportive e culturali, Cavatorta ha sottolineato l’aumento dei casi sociali che testimoniano un declino del sostegno familiare e sociale.

L’attesa per il processo
Mentre la comunità attende sviluppi giudiziari, il destino di Chiara Petrolini sembra destinato a diventare uno dei casi più seguiti della cronaca nera. Gli accertamenti continuano e la Procura sta valutando di chiedere il carcere per la giovane madre, sostenendo che il suo pentimento non sia sincero e che esista il rischio di reiterazione del reato.

Il prossimo passo sarà l’udienza di convalida del fermo, durante la quale si deciderà se Chiara dovrà rimanere ai domiciliari o essere trasferita in carcere. Nel frattempo, in strada Baietta, davanti alla casa della famiglia Petrolini, i cittadini lasciano fiori, peluche e lettere per i due bambini, soprannominati “angioletti”, in attesa del loro funerale.

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