Ole, grida di giubilo, tamburi e trombe in salsa bleu-blanc-rouge: all’indomani del match tra Jannik Sinner e il francese Corentin Moutet, tra i viali finalmente assolati del Roland Garros dopo la pioggia incessante della settimana scorsa, c’è chi si interroga sul pubblico di ieri allo stadio Chartrier. Per alcuni, pochi a dire il vero, il tifo a favore del parigino padrone di casa è parso talvolta un po’ scomposto se non sguaiato, almeno nella forma, forse non all’altezza di quanto ci si può aspettare da un torneo di grande slam come il Roland Garros.
Altri, invece, la grande maggioranza, ritiene invece quel tifo era del tutto normale, se non addirittura al di sotto delle aspettative, considerato il fatto che a sfidare Sinner sulla terra rossa parigina c’era un francese ‘Enfant du Pays’, per giunta considerato molto meno forte dell’azzurro numero due al mondo. Negli ottavi decisivi contro il barone rosso, Moutet, per giunta ultimo ‘Bleu’ in campo a Parigi, si giocava tutto. Leggi: la qualificazione ai quarti. Purtroppo per lui, il sogno si è infranto in appena un set, quando, per questo 2 giugno Festa della Repubblica, l’uomo delle Tre Cime ha preso volata aggiudicandosi la vittoria in 2 ore e 41 minuti (2-6, 6-3, 6-2, 6-1).
Quel primo set di vantaggio, quaranta minuti appena, è comunque bastato al parigino venticinquenne 79/o al mondo a crederci davvero. Scuotendo dal torpore un pubblico generalmente compassato come quello della Porte d’Auteuil, tra grida più o meno improvvistate e ole di giubilo già viste in precedenti match. Complici anche gli incitamenti agli spettatori lanciati dall’organizzatissima ‘claque’ in tribuna, già entrata in azione – a dire il vero, senza che nessuno si scomponesse – nel precedente match tra Sinner e un altro padrone di casa, Richard Gasquet.
I supporter d’Oltralpe, che per certi versi ricordano più un tifo calcistico che da grande slam – con tamburi, trombe e coreografie più o meno improvvisate – è composto da circa 15-20 giovani, ragazzi e ragazze, sistemati ad arte al centro dello Chartrier, subito sotto la tribuna stampa, spesso bersagliati dagli obiettivi di fotografi e tv d’Oltralpe. Vestiti con la stessa maglietta ‘We are Tennis. Sponsored by Bnp Paribas’ – la stessa dei raccattapalle ma di colore diverso – i supporter dello Chartier non sembrano lasciar dubbi sulla loro natura squisitamente ‘organizzata’. Ma ieri sera, oltre ai classici slogan gridati in campo ‘Moutet, Moutet, Moutet’, ‘Allez Corentin’ o ‘Vamos Corentin!’, anche tanti ”Idemoooo!”.
Incoraggiamento in lingua serba rivolto al francese non tanto perché sia fan di Djokovic, quanto piuttosto perché viene allenato da fine 2022 dal quarantunenne serbo, Petar Popovic. Intervistato dall’Equipe, quest’ultimo esprime addirittura delusione per il tifo di ieri. ”Sono molto deluso che il pubblico non lo abbia spinto di più”, dice riferendosi a Moutet, aggiungedo che “nei primi tre match, in tribuna era stata una follia. Anche ieri, aveva dato al pubblico tutti i motivi di infiammarsi e invece non è stato così”. Quindi l’affondo contro i frequentatori del centrale parigino: “Troppa gente venuta come a teatro, giusto per fare foto e dire c’ero anch’io. Penso che se avessimo giocato allo (stadio,ndr.) Suzanne Lenglen, sarebbe stata un’altra storia”.
Popovic riconosce che Sinner abbia messo il turbo adll’inizio del secondo set. ”Da qualche mese è il miglior giocatore al mondo, non mentiamoci (…) L’unica chance per batterlo, sarebbe stata che 10.000 persone spingessero Corentin”, ma così non è stato, almeno a suo dire. Del resto, a fine partita, lo stesso Sinner ha reso omaggio all’atmosfera dello Chartrier, che in queti ultimi giorni ha ricambiato con un certo caloroso entusiasmo nei suoi confronti. Un potenziale “erede di Nadal”, dice qualcuno a bordo campo, almeno per l’empatia instaurata con il pubblico parigino da sempre innamorato dell’Italia, contrariamente ai cliché che circolano da anni nel Belpaese .