Rogo killer a Rio, sei giovani calciatori e quattro dipendenti del Flamengo morti carbonizzati: il dolore di Zico, Leonardo e altri campioni. Brasile a lutto
Dieci vite travolte nella notte dal più tragico dei destini, dieci sogni spezzati da un rogo che ha gettato nel lutto il Flamengo, anzi tutto il Brasile. A Ninho do Urubu, lì dove sono passati campioni come Zagalo, Zico, Leonardo, si cullavano i sogni dei campioni in erba del Flamengo, il più amato del Brasile e uno dei più famosi al mondo. Ora un intero Paese, nel giorni che precedono il carnevale, è listato a lutto per il rogo che ha distrutto un’ala del centro sportivo di Rio.
Tutte le vittime dell’incendio scoppiato nel centro sportivo del Flamengo a Rio de Janeiro “sono morte carbonizzate”. Con queste parole si rivolge ai media locali il tenente-colonnello Douglas Henaut, che fa parte del gruppo di soccorritori accorsi sul luogo della tragedia. “Siamo riusciti a lavorare e a prestare soccorso ai feriti all’esterno, perchè il locale era avvolto dalle fiamme. Quando siamo entrati abbiamo trovato i corpi ormai gia’ carbonizzati”, ha detto Henaut.
“Quando cominciai nelle giovanili del Flamengo c’era solo il terreno e il sogno di costruire un Centro sportivo di alto livello – è l’amarezza di Leonardo, dg del Milan, un passato nelle giovanili del “Fla” -. Vorrei abbracciare tutte le famiglie delle vittime dell’incendio. Il mio pensiero e la mia preghiera sono per quei giovani che inseguivano il sogno di diventare calciatori”. “La tristezza che questa notizia porta e’ immensa, ho trascorso 12 anni della mia vita in questo ambiente – ha aggiunto Paqueta’, neoacquisto dei rossoneri -. Il desiderio di diventare un ragazzo del ‘Ninho’, sogni e traguardi interrotti da una tragedia alla quale non si puo’ credere!”
Il nome del Clube de Regatas do Flamengo, in Brasile come nel mondo, e’ sempre stato sinonimo di bellezza; la squadra rossonera e’ una delle squadre piu’ amate del Brasile, come il suo soprannome semplifica perfettamente: ‘Mais Querido do Brasil’ (‘Il piu’ amato del Brasile), ma anche ‘La casa dei sogni’. Il marchio del club di Rio de Janeiro e’ popolarissimo in tutto il mondo, non solo per avere esaltato le gesta di campioni del mondo come Mario Zagalo, Gilmar o Brito. L’elenco delle celebrita’ del calcio che hanno indossato la maglia del Flamengo e’ lungo: Paulo Cesar Carpegiani, Mario Marinho, Mozer, Zico, Junior, come i titoli conquistati: 34 campionati carioca, sei titoli brasiliani, una Libertadores e un’Intercontinentale. Il Flamengo e’ una polisportiva che offre la possibilita’ di praticare canottaggio, ginnastica artistica, judo, nuoto e nuoto sincronizzato, pallacanestro, pallavolo. Ma e’ il calcio la vera culla dei sogni, per tutti incarnato nel ricordo di Zico, il magico 10 che negli anni ’80 sfido’ l’Italia di Bearzot e poi con la maglia dell’Udinese ingaggio’ duelli a colpi di punizione con Platini. Storie di un altro calcio, ma identici sogni. Spezzati stanotte.
I nomi di alcune vittime del rogo
Athila Paixão, di 14 anni;
Bernardo Pisetta, di 14 anni;
Christian Esmério, di 15 anni;
Jorge Eduardo Santos, di 14 anni;
Arthur Vinícius de Barros Silva Freitas, 15 anni;
Pablo Henrique da Silva Matos, di 14 anni;
Samuel Thomas Rosa, di 15 anni;
Vitor Isaías, di 15 anni
Un deposito di armi, che si reputa possa essere l’arsenale della Curva nord interista, è stato scoperto dalla Polizia a Cambiago, nel Milanese. In un capannone, indagando su un ultras che sarebbe legato ad Andrea Beretta, l’ultrà nerazzurro in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, altro capo della Curva, sono stati sequestrati pistole, kalashnikov, bombe a mano e molti proiettili.
Secondo quanto si apprende, all’arsenale gli investigatori milanesi sono giunti la scorsa notte, seguendo la traccia di una proprietà immobiliare di Beretta che però era nella disponibilità di una altra persona, un ultras a lui vicino.
La questura di Milano non commenta, non conferma e non smentisce le notizie relative all’operazione di Polizia che ha portato alla scoperta di un arsenale in un deposito nel Milanese che sarebbe riconducibile alla Curva Nord nerazzurra.
La “bomba Sinner”, il nuovo ordigno di Capodanno sequestrato dai carabinieri in un appartamento di Pozzuoli, è solo l’ultima trovata di un fenomeno mediatico e sociale che va ben oltre la cronaca. Il nome, che richiama il tennista altoatesino Jannik Sinner, si unisce alla lunga lista di fuochi d’artificio illegali battezzati con appellativi accattivanti come “Maradona”, “Scudetto” o “Kvara”. Ma mentre questo genere di denominazioni richiama una sorta di “marketing” dei botti, è impossibile non notare come perpetui luoghi comuni pericolosi e pregiudizi su Napoli e il suo rapporto con l’illegalità.
La realtà dietro la “bomba Sinner”
Il nome non ha nulla a che vedere con il campione di tennis, ma sfrutta l’immaginario di esplosività associata al suo talento sportivo. La realtà, però, è ben diversa: si tratta di un ordigno pericoloso e illegale, capace di causare mutilazioni o peggio. L’ordigno, insieme ad altri 486 petardi illegali, è stato sequestrato dai carabinieri nell’abitazione di un 24enne incensurato a Pozzuoli, trasformata in una vera santabarbara. Materiale esplosivo per un totale di 50 chili era conservato in condizioni precarie, mettendo a rischio non solo l’incolumità del giovane, ma anche quella dei suoi vicini.
Un marketing pericoloso e la complicità dei media
La “bomba Sinner” e altri ordigni illegali sono promossi su piattaforme come Telegram, TikTok e Instagram, dove la vendita e distribuzione si sviluppano con logiche da e-commerce. I nomi accattivanti, però, non sono solo una trovata degli stessi produttori, ma trovano amplificazione nei media, che trasformano questi episodi in sensazionalismo, anziché sottolinearne i rischi. È qui che si insinua una responsabilità più ampia: invece di denunciare con forza il pericolo dei botti illegali, si finisce per rafforzarne la “fama”, perpetuando un’attrazione malsana verso questi prodotti.
Il perpetuarsi dei pregiudizi su Napoli
La narrazione che emerge da episodi come quello della “bomba Sinner” alimenta stereotipi radicati su Napoli e la Campania come luoghi di illegalità e anarchia diffusa. I nomi dei botti – da Maradona a Kvara – sono spesso legati a simboli locali, trasformando un problema grave in un racconto folkloristico che fa leva su luoghi comuni. In realtà, Napoli è una città con un tessuto sociale e culturale straordinario, che spesso lotta contro queste narrazioni riduttive. Collegare automaticamente l’illegalità a simboli della cultura partenopea non fa che danneggiare l’immagine di un territorio già troppo spesso vittima di pregiudizi.
Un problema nazionale, non locale
È importante sottolineare che il fenomeno dei botti illegali non è un problema esclusivamente napoletano. Gli ordigni sequestrati a Pozzuoli erano destinati anche al mercato tedesco, dimostrando che si tratta di un commercio organizzato su scala ben più ampia. Ridurre la questione a un “problema di Napoli” non solo ignora la complessità del fenomeno, ma ostacola una reale presa di coscienza e interventi efficaci.
L’urgenza di un cambiamento culturale
Il fenomeno dei botti illegali rappresenta un rischio concreto per la sicurezza pubblica e un problema culturale. Ogni anno, questi ordigni causano gravi ferite, amputazioni e persino vittime. Serve un cambio di paradigma: da una narrazione che esalta nomi e appellativi dei botti, si deve passare a una comunicazione che ne evidenzi i pericoli, senza alimentare inutili sensazionalismi.
La “bomba Sinner” non è solo un ordigno pericoloso: è un simbolo di come il sensazionalismo e la superficialità possano alimentare pregiudizi e ignorare il vero problema. Napoli merita una narrazione diversa, che metta in evidenza la lotta quotidiana di tanti cittadini contro l’illegalità, piuttosto che ridurla a un cliché. Allo stesso tempo, occorre un impegno collettivo per contrastare la produzione e la diffusione di fuochi illegali, puntando su una cultura della sicurezza e della responsabilità.
Treni a rischio per chi viaggia nel weekend. Scatta stasera alle 21 lo sciopero nazionale di 24 ore nel trasporto ferroviario, fino alla stessa ora di domenica, proclamato dai sindacati autonomi. La protesta coinvolgerà “tutto il personale delle aziende che operano nel settore ferroviario”, informa il sindacato di base Usb e quindi Fs, Italo e Trenord. Fs già da ieri ha avvertito che “lo sciopero potrebbe avere un impatto significativo sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia”, con gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, che “potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine della protesta sindacale”. Il gruppo invita, quindi, i passeggeri “a informarsi prima di recarsi in stazione e, se possibile, a riprogrammare il viaggio”.
L’agitazione di questo weekend “si colloca dentro la vertenza per il rinnovo contrattuale nazionale delle attività Ferroviarie, portato avanti da un fronte ampio di sigle di base” spiega l’Usb. Ma dopo questo stop i treni non saranno coinvolti dallo sciopero generale di Cgil e Uil in programma venerdì 29 novembre. A parte il trasporto ferroviario, lo sciopero coinvolgerà, infatti, tutto il resto del personale dei trasporti: aereo, marittimo, bus, tram, filobus. Sullo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil per il 29 novembre “abbiamo rispettato tutte le norme e le leggi che ci sono”, ripete intanto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a margine della tappa di Bologna della terza marcia mondiale per la pace.
“Invito tutti i lavoratori a esserci”, è l’appello del segretario generale, che spiega come si sia deciso di “esentare i ferrovieri semplicemente perché c’è uno sciopero già oggi e domani, quindi non era possibile proclamarlo e abbiamo rispettato quella regola. Per il resto, abbiamo rispettato le norme e le leggi che ci sono”. “Ai lavoratori di tutte le altre categorie e settori chiediamo di partecipare, perché la condizione che ci ha portato allo sciopero parte da cose molto precise. Landini il 29 sarà alla manifestazione a Bologna. Nella stessa giornata il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sarà invece a Napoli.