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Ritrovato il piccolo Ethan portato via da Piano di Sorrento: la madre vola a Los Angeles per riabbracciarlo

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Lunedì mattina è arrivata la telefonata tanto attesa: «Abbiamo ritrovato il suo Ethan. Ora è in mani sicure». Con queste parole si è concluso l’incubo di Claudia Ciampa (nella foto in evidenza), la madre di Piano di Sorrento che per 80 giorni ha vissuto con il cuore in gola dopo che il figlio di soli 7 mesi era stato portato via dal padre, Eric Howard Nichols, lo scorso 30 agosto.

Claudia, visibilmente emozionata, ha dichiarato: «Non vedo l’ora di riabbracciare il mio piccolo. In mano a una persona del genere non può più starci».

Il ritrovamento e l’affido temporaneo alla madre

Il piccolo Ethan è stato rintracciato nei dintorni di Los Angeles dalla polizia americana, che ha inseguito il padre per oltre quattro Stati a partire dall’Ohio, terra d’origine dell’uomo. Eric Howard Nichols, un ex insegnante di Cincinnati trasferitosi in Italia 14 anni fa, è stato individuato grazie alla collaborazione tra le autorità italiane e statunitensi, con un ruolo fondamentale svolto dai ministeri degli Esteri e dell’Interno.

Un giudice della Contea di Orange, a sud di Los Angeles, ha già disposto un affido temporaneo del bambino alla madre, che stamattina è partita per gli Stati Uniti insieme al suo legale, l’avvocato Gian Ettore Gassani, per partecipare alle udienze necessarie a definire il caso.

Gian Ettore Gassani. Avvocato di Claudia Ciampa

Una relazione morbosa e il piano del padre

Claudia ha raccontato di aver conosciuto Eric Nichols 13 anni fa, ma la loro relazione è iniziata solo due anni fa, dopo il divorzio della donna. «Voleva assolutamente un bambino da me», ha spiegato Claudia, che ha altre tre figlie. Tuttavia, la nascita di Ethan ha segnato una svolta drammatica nella loro relazione.

«Voleva che partorissi negli Stati Uniti e, dalla nascita, non si è più staccato da Ethan. Pretendeva di tenerlo solo lui tra le braccia e arrivò addirittura a volerlo allattare da solo», ha rivelato la donna. La situazione degenerò rapidamente, con Nichols che la costrinse a cedergli il proprio latte sotto minaccia. «Mi diceva: ‘O mi dai il tuo latte o gli do quello artificiale’. Ho dovuto farlo».

La fuga e l’incubo di 80 giorni

Il 30 agosto scorso, durante una vacanza in Salento, Nichols è scomparso improvvisamente con Ethan. Claudia si è immediatamente rivolta ai Carabinieri di Racale, ma da quel momento fino a lunedì scorso ha ricevuto notizie del figlio solo attraverso alcune videochiamate.

Il lieto fine e l’impegno delle autorità

Grazie alla collaborazione tra le forze dell’ordine italiane e statunitensi, e al costante supporto dei ministeri competenti, l’incubo di Claudia è finalmente terminato. Il piccolo Ethan è ora in mani sicure e attende di riabbracciare la madre.

Claudia, che si trova in viaggio verso Los Angeles, ha espresso gratitudine ai ministri Antonio Tajani e Matteo Piantedosi per il loro contributo, sottolineando quanto sia importante la collaborazione internazionale in casi così delicati.

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Luca Lucci, la “Belva” della Curva Sud: narcotraffico, ultrà e legami con la ’ndrangheta

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Luca Lucci, noto capo della Curva Sud del Milan, è al centro di una serie di indagini che ne tracciano un profilo inquietante: narcotrafficante di primo livello, leader ultrà e imprenditore nel settore di barberie e tatuaggi con la catena Italian Ink. Arrestato il 30 settembre durante l’operazione “Doppia curva” della DDA di Milano (Palazzo di Giustizia Milano nella foto Imagoeconomica in evidenza), Lucci è descritto dagli investigatori come una figura chiave nel traffico di droga e nelle infiltrazioni mafiose negli ambienti ultrà.

Una tripla vita tra calcio e criminalità

Nelle chat criptate che utilizzava per gestire i suoi traffici, Lucci si faceva chiamare “Belva”, soprannome che risale al suo passato lavorativo in Spagna. Le sue comunicazioni rivelano un personaggio spavaldo e determinato: «Sicuro avrò il mandato lì pronto. E vabbé, me ne fotto, mica prendo l’ergastolo: esco e faccio stragi».

La sua attività criminale comprendeva la gestione di un fatturato di oltre 2,7 milioni di euro in soli sei mesi (tra settembre 2020 e marzo 2021), derivante dal traffico di hashish. Utilizzava camion con doppio fondo per il trasporto della droga, spesso attraverso corrieri regolari che operavano per aziende come Amazon e Gls.

I legami con la ’ndrangheta

Lucci aveva stretto collaborazioni con cosche calabresi, tra cui quelle di Platì, rappresentate da personaggi come Rosario Calabria e Antonio Rosario Trimboli. Questi “pretoriani calabresi” lo supportavano nei piani per il controllo delle piazze di spaccio milanesi, come quelle di Prealpi e Comasina, che progettava di conquistare anche con l’uso delle armi: «Vedrai cosa combineremo a Milano. Tutti pagheranno».

Gli investigatori hanno inoltre scoperto legami diretti tra Lucci e la famiglia Barbaro, esponente di spicco della ’ndrangheta, che forniva copertura ai suoi affari nella curva e oltre.

Operazione “Doppia curva” e nuovi sviluppi

L’arresto di Lucci è stato solo l’inizio di una catena di eventi che ne hanno aggravato la posizione. In particolare:

  1. Collaborazione di Andrea Beretta: l’ex capo della Curva Nord interista sta collaborando con la giustizia, fornendo dettagli che potrebbero coinvolgere ulteriormente Lucci.
  2. Indagine sul ferimento di Enzo Anghinelli (2019): il narcos, ex alleato di Lucci, fu ferito in un agguato; secondo le indagini, Lucci sarebbe stato il mandante.
  3. Nuova ordinanza per traffico di droga: un’inchiesta della Guardia di Finanza di Pavia lo descrive come uno dei principali trafficanti di hashish sul territorio milanese.

Il legame con la Curva Sud e il business criminale

Luca Lucci ha sfruttato la sua posizione di capo ultrà per creare un impero illegale, basato su merchandising, biglietti e traffici illeciti. Il controllo degli spalti di San Siro, condiviso con i leader della Curva Nord interista, era al centro di un sistema che univa il mondo ultrà alla criminalità organizzata, trasformandolo in una macchina di denaro e potere.

Nonostante negli anni Lucci abbia cercato di smentire i suoi legami con la criminalità, le indagini lo collocano come la mente dietro numerose operazioni illegali, persino immortalato nel 2018 accanto a Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno, durante un evento che fece scalpore.

Una caduta senza fine?

Con l’ennesima ordinanza di custodia cautelare, l’ascesa della “Belva” sembra giunta al termine. Tuttavia, gli inquirenti credono che questa sia solo la punta dell’iceberg di un sistema che intreccia droga, ultrà e mafia.

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Francesco Totti indagato per abbandono di minore: gli sviluppi dell’inchiesta

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Francesco Totti (foto Imagoeconomica in evidenza), ex capitano della Roma e simbolo del calcio italiano, si trova al centro di un’indagine della Procura di Roma per abbandono di minore. Secondo quanto riportato da molti media, l’iscrizione nel registro degli indagati risale a poche settimane fa, ma l’ex campione potrebbe non esserne stato ancora formalmente informato. Il fascicolo è nelle mani del procuratore aggiunto Francesco Cascini, impegnato a ricostruire i dettagli di un episodio denunciato dalla sua ex moglie, Ilary Blasi.

La denuncia di Ilary Blasi e l’episodio contestato

Il presunto episodio risale a oltre un anno fa, durante il periodo di massima tensione tra i due ex coniugi, impegnati nella causa di separazione. Secondo l’esposto presentato dagli avvocati di Blasi, Totti avrebbe lasciato sola la figlia di otto anni per alcuni attimi mentre si trovava fuori casa. Blasi afferma di aver scoperto l’accaduto durante una videochiamata con la bambina, e di aver immediatamente allertato i Carabinieri della stazione di Ponte Milvio.

Di fronte alle accuse, Totti si difende sostenendo che la figlia non sarebbe mai rimasta sola. Secondo la sua versione, la bambina era sotto la supervisione di una baby sitter, che potrebbe diventare una testimone chiave per chiarire l’intera vicenda.

Il ruolo dei Carabinieri e l’inchiesta in corso

Allertati da Blasi, i Carabinieri si sono recati immediatamente presso l’abitazione, ma al loro arrivo Totti era già rientrato. Per il suo legale, l’avvocato Antonio Conte, questo fatto dimostrerebbe che nessun reato sia stato commesso. Lo stesso difensore di Totti ha annunciato che valuterà una possibile denuncia per calunnia contro Blasi, qualora emergesse l’infondatezza delle accuse.

Nel frattempo, l’esposto ha dato origine a un’inchiesta che potrebbe avere ripercussioni anche sulla causa di separazione ancora in corso.

Separazione e alimenti: un confronto acceso

La battaglia legale tra Totti e Blasi non si limita alle accuse penali. Sul fronte economico, ad aprile 2023, il tribunale aveva stabilito che Totti versasse 12.500 euro al mese per il mantenimento di Blasi e dei figli, una cifra contestata dalla conduttrice, che aveva richiesto il doppio.

Secondo i legali di Totti, Blasi potrebbe contare su entrate significative provenienti dal suo lavoro e dalle sponsorizzazioni. La controversia, però, resta aperta e si intreccia con la causa principale, che il giudice Simona Rossi intende gestire con estrema riservatezza.

Tradimenti e testimonianze: il cuore della disputa

Un altro aspetto cruciale della separazione è rappresentato dalle reciproche accuse di tradimento. Nei prossimi giorni, in aula saranno ascoltati diversi testimoni, tra cui Cristiano Iovino, personal trainer con cui Blasi avrebbe avuto un flirt.

Secondo la difesa di Totti, se si dimostrasse che Blasi era sentimentalmente legata a Iovino già prima dell’apparizione di Noemi Bocchi, attuale compagna dell’ex calciatore, sarebbe lei ad aver infranto per prima il patto matrimoniale. Questo dettaglio potrebbe avere un impatto decisivo sull’esito della causa.

Un futuro incerto tra cause e polemiche

L’indagine per abbandono di minore rappresenta solo l’ultimo capitolo di una separazione che continua a essere seguita con grande attenzione dal pubblico. Le prossime udienze saranno fondamentali per chiarire le accuse e definire le responsabilità. Resta da vedere se emergeranno nuovi dettagli in grado di cambiare gli equilibri di questa vicenda complessa.

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Tragedia a Castellammare: Alessia Piccirillo non ce l’ha fatta

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Dopo tre giorni di agonia, il cuore di Alessia Piccirillo, 19 anni, ha smesso di battere. La giovane di Castellammare di Stabia era ricoverata in terapia intensiva all’Ospedale del Mare di Napoli a causa dei gravi traumi riportati in un incidente stradale avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsa.

La dinamica dell’incidenteAlessia viaggiava in moto con il suo compagno di classe, Simeon Dimitrov Plemenov, 18 anni. I due stavano rientrando verso casa quando, lungo l’ex tracciato litoraneo della Statale 145 Sorrentina, in località Bikini a Vico Equense, il giovane centauro ha perso il controllo della sua KTM Duke 400. La moto si è schiantata violentemente contro il muretto che delimita la carreggiata opposta.

L’impatto è stato devastante: Simeon è morto sul colpo, mentre Alessia è stata soccorsa e trasferita a Napoli in condizioni critiche. Nonostante gli sforzi dei medici, oggi pomeriggio è arrivata la notizia del suo decesso.

Il cordoglio della comunità stabiese

La tragedia ha scosso profondamente la città di Castellammare di Stabia, già provata dalla perdita di Simeon. Il sindaco Luigi Vicinanza ha espresso il dolore della comunità attraverso un messaggio pubblicato su Facebook:

“Purtroppo, nemmeno Alessia ce l’ha fatta. Questa tragedia, che ha già colpito profondamente la nostra comunità con la perdita del suo compagno di classe Simeon Dimitrov, lascia in tutti noi un senso di vuoto e incredulità. Oggi Castellammare si unisce nel lutto, con il cuore pesante e una profonda vicinanza alle famiglie dei due giovani, che stanno affrontando un dolore inimmaginabile.”

Una comunità in lutto

La morte di Alessia e Simeon lascia un vuoto profondo tra amici, familiari e conoscenti. Due giovani vite spezzate in un incidente che ha sconvolto non solo Castellammare, ma l’intero territorio circostante. La tragedia solleva anche interrogativi sulla sicurezza stradale lungo le arterie della Statale 145, spesso teatro di incidenti gravi.

Conclusione

Il dolore per la perdita di Alessia Piccirillo e Simeon Dimitrov è un monito per tutti: la necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza sulle strade è un tema che non può essere ignorato. Castellammare oggi si stringe intorno alle famiglie delle vittime, unite in un lutto che segnerà per sempre la comunità.


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