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Politica

Riforme e Green Pass, la road map Draghi di settembre

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Avanti con costanza ma senza strappi. Comincia con questo assunto, per il premier Mario Draghi, il mese forse piu’ spinoso da quando e’ a Palazzo Chigi. Settembre e’ il mese della ripartenza e del rientro a scuola ma anche il mese della nota di aggiornamento al Def che fornisce i primi indizi della manovra d’autunno. Ed e’, elemento non marginale, il mese della prima campagna elettorale dei partiti dell’era Draghi. Il premier resta concentrato sulla sua agenda e su una campagna anti-Covid che, nei prossimi giorni, potrebbe formalizzare l’estensione del Green Pass ai dipendenti della Pa. La prossima settimana, per il premier, sara’ densa di riunioni. Innanzitutto Draghi dovra’ fare il punto -. magari con una cabina di regia ad hoc – sull’estensione del Green Pass. Il ministro per la Pa Renato Brunetta spinge per il ritorno dei dipendenti pubblici in presenza e la novita’ potrebbe essere affiancata dall’obbligo di certificato verde. A quel punto anche i dipendenti delle aziende private potrebbero seguire la scia. A Palazzo Chigi si sta ragionando anche sulle modalita’ con cui introdurre l’estensione dello strumento: ambienti governativi spiegano che, al momento, l’ipotesi piu’ accreditata e’ quella di un emendamento del governo al decreto Green Pass una volta che sara’ approdato in Aula. Sull’obbligo vaccinale, “titolo” della conferenza di Draghi di giovedi’, in realta’ i tempi si prospettano lunghi. E non e’ anche detto che l’obbligo si concretizzi. Draghi, come ha sempre fatto finora, analizzera’ dapprima i dati. Quelli del contagio ma soprattutto quelli della popolazione vaccinata. Sul raggiungimento dell’80% degli italiani entro la fine del mese c’e’ ottimismo. E il governo conta di convincere altre centinaia di migliaia di italiani riottosi al vaccino. Come? Estendendo il Green Pass e con una campagna comunicativa sempre piu’ capillare. L’obbligo per legge di vaccinarsi e’ in ogni caso – ma comunque si dovra’ aspettare che l’Ema definisca il vaccino un farmaco non piu’ emergenziale – una possibilita’ percorribile. Certo, finora nessun Paese europeo l’ha messa in campo. E una mossa del genere, ancor piu’ prima delle amministrative del 3 ottobre, rischierebbe di provocare un vero e proprio terremoto in maggioranza. Anche perche’ ne’ la Lega ne’ una parte del M5S sono favorevoli all’obbligo di immunizzazione. Matteo Salvini, dopo aver “incassato” la conferenza stampa di Draghi non ha alcuna intenzione di lasciare il governo ma certo non smettera’ di battagliare. “La Lega resta culturalmente sostenitrice della volontarieta’” sui vaccini, puntualizza l’ex ministro dopo aver incontrato via Zoom i 7 governatori di Regione leghisti. Salvini, replicando a chi vede una Lega di “governisti” e una di “estremisti” cerca insomma di serrare le fila. E, nonostante la difesa di Draghi, continua a mordere il freno sul ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. “O cambia rotta o sara’ un problema”, attacca. “Voglio vedere che fa la Lega sulla mozione di sfiducia di Giorgia Meloni”, e’ la replica, provocatoria, del segretario Pd Enrico Letta. Draghi guarda oltre queste fibrillazioni, delle quali, comunque, deve tener conto nella sua agende di riforme. Le prossime tappe saranno la riforma della concorrenza e quella del fisco. Entrambe sono previste in Consiglio dei ministri la terza settimana di settembre. Sul fisco, gia’ nei prossimi giorni, il Mef presentera’ una sua proposta e, a ridosso del Cdm, Draghi potrebbe convocare una cabina di regia con i partiti. La riforma del fisco non sara’ “rivoluzionaria”: l’argomento e’ politicamente troppo sensibile e vede Lega e Pd quasi agli antipodi. Sulla concorrenza il nodo resta quello delle societa’ di servizio locali rispetto alle quali non e’ facile modificare lo status quo. Poi sara’ la volta delle politiche attive del lavoro. E li’, prevedibilmente, il reddito di cittadinanza finira’ nel mirino di Lega, Fi e Iv. Con Salvini che ha gia’ annunciato un emendamento alla manovra per il taglio dei fondi alla misura simbolo del M5S.

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Psi, per Regionali in Campania lista aperta al riformismo e al futuro del Sud

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Il segretario regionale del Psi, Michele Tarantino ha convocato una riunione insieme ai membri della direzione nazionale di Napoli(Antonio Demitry, Roberto De Masi, Pasquale Sannino e Antonella Marciano, Felice Laudadio), al consigliere regionale socialista, Andrea Volpe, Marco La Monica, Felice Iossa e Giulio Di Donato, per discutere il nuovo percorso politico del Partito Socialista Italiano in vista delle Regionali 2025. Il PSI lancia un appello a tutte le forze riformiste, ai movimenti civici e a quei cittadini “che non si sentono rappresentati dagli attuali partiti ma vogliono contribuire a costruire una proposta politica innovativa, inclusiva e concreta.

La lista socialista è pronta ad accogliere le istanze di chi desidera un Mezzogiorno più forte, coeso e protagonista di un’Italia moderna e solidale. Invitiamo tutte le realtà riformiste, associative e civiche, e i cittadini che non si riconoscono nei partiti tradizionali a unirsi alla nostra lista e al nostro progetto. Insieme possiamo costruire una Campania e un Mezzogiorno più giusti, moderni e capaci di rispondere alle sfide del futuro”. “La recente bocciatura da parte della Corte Costituzionale delle proposte di autonomia differenziata rende evidente la necessità di ripensare il regionalismo in Italia”.

Il PSI “intende aprire un dibattito serio e costruttivo su questo tema cruciale per il futuro del Mezzogiorno. A gennaio, avvieremo una grande Conferenza sul Regionalismo, coinvolgendo esperti, rappresentanti istituzionali e cittadini. Sarà un’occasione per elaborare proposte innovative che coniughino equità territoriale, efficienza amministrativa e solidarietà tra i territori, garantendo risorse e opportunità uguali per tutti”. “Guardando alle elezioni regionali del 2025, il PSI invita tutto il centro-sinistra ad avviare un dialogo aperto e costruttivo per definire un programma condiviso e ambizioso, così come indicato dal Segretario Nazionale, Enzo Maraio. È necessario rispondere insieme alle sfide della Campania, con particolare attenzione a temi come la giustizia sociale, la sanità, il lavoro, l’ambiente e il rilancio del Mezzogiorno. L’obiettivo è costruire una coalizione forte e coesa, in grado di offrire ai cittadini una visione chiara e condivisa per il futuro della Regione”, conclude la nota.

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Università e ospedali plurisecolari su francobolli Italia

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Tre universita’ e cinque ospedali ”storici” italiani compariranno sui francobolli italiani. L’emissione dedicata alle università e’ stata emessa oggi e riguarda le universita’ di Napoli, Trieste e Firenze. La serie dedicata agli ospedali comparira’ invece il 24 novembre prossimo e riguardera’ ospedali di Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze. Le vignette dei francobolli (tutti validi per la posta ordinaria) mostrano per le universita’:

  • -una prospettiva della facciata principale dell’Università degli Studi di Napoli” Federico II” istituita il 5 giugno 1224 dall’Imperatore del Sacro romano Impero;
  • -su uno sfondo che riprende i colori istituzionali del centenario dell’Università degli Studi di Trieste, una rivisitazione del logo dell’anniversario che raffigura, un’illustrazione al tratto, l’edificio centrale dell’Ateneo;
  • -l’ingresso del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze che, nel 2024, celebra i 100 anni dalla sua fondazione; Per gli ospedali le vignette mostrano;
  • -ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze: il Loggiato di ingresso, progettato da Bernardo Buontalenti nel 1574, in cui è visibile l’affresco “Annunciazione” del XVII secolo attribuito al Pomarancio; -ospedale civile Santi Giovanni e Paolo di Venezia;
  • – il Portego delle Colonne della Scuola Grande di San Marco a Venezia (1485-1495);
  • -Ca’ granda ospedale maggiore policlinico di Milano: la Sala del Capitolo d’estate, edificata nel 1637 su progetto di Francesco Richini, che ospita l’archivio storico;
  • -ospedale di Santo Spirito in Sassia di Roma: le Corsie Sistine risalenti al XV secolo; -ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili di Napoli: la Farmacia storica degli Incurabili con i vasi in maiolica del 1747-1751.

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Giustizia, stretta sulle toghe politicizzate e sui reati informatici: il decreto del governo in arrivo

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La riforma della giustizia torna al centro del dibattito con il nuovo decreto che il governo si appresta a varare lunedì prossimo in Consiglio dei Ministri. Tra le novità principali, spiccano due misure destinate a far discutere: l’introduzione di sanzioni per i magistrati che non rispettano il dovere di astensione in casi di conflitto di interesse e una stretta sui reati informatici e sul dossieraggio illegale.

Sanzioni per le toghe politicizzate

Il decreto introduce una nuova norma che obbliga i magistrati a astenersi dal giudicare su questioni rispetto alle quali si sono già espressi pubblicamente attraverso editoriali, convegni o social network. In caso di violazione, il Consiglio Superiore della Magistratura potrà adottare sanzioni che vanno dall’ammonimento alla censura, fino alla sospensione.

Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio, questa norma intende tutelare il principio di imparzialità della magistratura, un obiettivo che la maggioranza considera fondamentale per garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato.

La misura ha già suscitato polemiche tra le toghe e riacceso il dibattito sulla presunta politicizzazione della magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso preoccupazione per quella che definisce un’“invasione di campo” da parte del governo.

La questione delle migrazioni e il caso Silvia Albano

La norma sulle toghe politicizzate sembra trarre origine da recenti tensioni tra il governo e alcune sezioni della magistratura, in particolare sui temi legati all’immigrazione. Emblematico il caso della giudice Silvia Albano, che aveva criticato l’accordo tra Italia e Albania sui migranti, trovandosi poi a giudicare direttamente su questa materia.

Albano, presidente di Magistratura Democratica, è stata bersaglio di critiche da parte della maggioranza per la sua posizione pubblica contro il “decreto Paesi sicuri”. La sua decisione di non convalidare il trattenimento di 12 migranti nel centro italiano in Albania ha sollevato ulteriori tensioni.

Stretta sui reati informatici e dossieraggi

Il decreto affronta anche il problema dei reati informatici, introducendo nuove misure per contrastare l’accesso abusivo ai database pubblici. Tra le novità principali:

  • Arresto in flagranza per chi viola sistemi informatici di interesse pubblico, militare o legati alla sicurezza nazionale.
  • Trasferimento delle indagini sui reati di estorsione tramite mezzi informatici alla procura Antimafia, guidata da Giovanni Melillo.

Queste misure arrivano in risposta a recenti scandali legati al dossieraggio illegale, come l’indagine della DDA di Milano sulla “centrale degli spioni” che trafugava dati sensibili da banche dati governative, coinvolgendo figure politiche di primo piano come la premier Giorgia Meloni.

Un antipasto per la riforma delle carriere

Questo decreto rappresenta solo l’inizio di un più ampio progetto di riforma delle carriere di giudici e pm che il governo sta portando avanti in Parlamento. La maggioranza intende ridefinire i rapporti tra i poteri dello Stato, nonostante le inevitabili polemiche con la magistratura.

Secondo il ministro Nordio, l’obiettivo è garantire un sistema giudiziario più equo e trasparente, ma l’ANM e altre voci critiche temono che queste misure possano indebolire l’autonomia delle toghe.

Un Natale caldissimo per la giustizia italiana

Le nuove norme, che toccano temi delicati come la gestione dell’immigrazione, i reati informatici e l’imparzialità dei magistrati, promettono di accendere il dibattito politico e giudiziario. Il governo va avanti, ma il confronto con le toghe e le associazioni di categoria si preannuncia acceso.

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