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Cronache

Resta in carcere il diciassettenne accusato dell’omicidio della 42enne Maria Campai

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Ha risposto a tutte le domande che il giudice gli ha fatto durante l’ora e mezzo di interrogatorio a cui è stato sottoposto. Il 17enne accusato di aver ucciso Maria Campai, 42 anni di nazionalità romena, nel suo garage dopo un rapporto intimo, ha confermato quanto aveva già detto agli investigatori al momento del fermo, venerdì scorso, dopo la scoperta, su sua indicazione, del luogo in cui aveva nascosto il corpo della donna, uccisa una settimana prima e per la cui scomparsa si erano mobilitati in tanti con ricerche sul campo e appelli televisivi. In che stato d’animo si sia trovato il ragazzo, sempre apparso molto sicuro di sé, con un fisico muscoloso scolpito con ore e ore di palestra, di fronte al magistrato che gli chiedeva conto del suo gesto, non è possibile saperlo.

All’uscita del Tribunale dei minori di Brescia dove si è svolto l’interrogatorio di garanzia, i suoi legali si sono trincerati dietro il più stretto riserbo: “Adesso la valutazione di quanto dichiarato spetta al giudice – ha detto uno di loro, Paolo Antonini – Abbiamo valutato di non rilasciare dichiarazioni a tutela del minorenne sufficientemente massacrato dal circuito mediatico in cui è finito”. Il Gip ha deciso e, dopo aver ascoltato la versione dei fatti resa dal giovane, non ha avuto dubbi: ha confermato le ipotesi accusatorie iniziali, e cioè l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e l’occultamento di cadavere.

E ne ha convalidato il fermo disponendo la misura cautelare della custodia in carcere all’istituto Beccaria di Milano dove si trova già da venerdì scorso. Il fatto che le ipotesi di reato non siano cambiate in quattro giorni di intensa attività investigativa, significa che il quadro accusatorio sta reggendo, supportato anche dai tanti elementi che gli investigatori stanno raccogliendo nel garage dove si è consumato il delitto, e nei dintorni (ancora non sarebbe passato sotto osservazione l’appartamento della famiglia del giovane, composta da padre, madre e due sorelle).

Tecnicamente, però, forse anche per la giovane età dell’accusato, non si parla di confessione, ma di collaborazione del ragazzo. Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Brescia, vanno avanti senza sosta. Anche oggi il personale del reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma ha effettuato accertamenti tecnico-scientifici nei luoghi dove si è consumato il femminicidio e ha raccolto tracce ematiche e altri reperti. Si sta ancora cercando il telefonino della vittima che sembra sparito nel nulla e da cui potrebbero uscire elementi decisivi circa il modo usato dal 17enne per contattare Maria su una chat di incontri a pagamento. Intanto, domani pomeriggio alle 15.30, all’ospedale Carlo Poma di Mantova, si svolgerà l’autopsia sul corpo della 42enne. L’incarico è stato affidato oggi e nelle prossime settimane si avranno i risultati sulle cause della morte e sulle modalità usate dal 17enne per uccidere Maria, colpita alla testa e poi strangolata, secondo i primi accertamenti, con ferocia e violenza. “Volevo vedere che effetto faceva…” aveva detto agli investigatori subito dopo il fermo. Un movente agghiacciante che, evidentemente, il magistrato nel faccia a faccia di oggi, ha ritenuto di tenere ancora in conto.

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Cronache

Inchiesta ultras, rischio commissariamento per club

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Un terremoto giudiziario investe Inter e Milan che in teoria rischiano anche l’amministrazione giudiziaria se non non dovessero riuscire a dimostrare di non avere alcun legame che configuri forme di intimidazione o di assoggettamento nei confronti degli ultrà: sarebbe questa una possibile conseguenza del ‘procedimento di prevenzione’ attivato dalla Procura di Milano in seguito all’inchiesta sulle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato milanese. Inter e Milan si sono resi immediatamente disponibile a collaborare con gli inquirenti per fornire qualsiasi documentazione e informazione richiesta. Ma il quadro che emerge dall’inchiesta corposa e articolata della Procura di Milano, preoccupa. Lo stadio di San Siro e le attività ad esso connesso sono “fuori da ogni controllo di legalità” anche a causa di “alcune carenze organizzative” dell’Inter nella “gestione dei rapporti con la tifoseria”.

C’è stata carenza nei controlli per l’accesso allo stadio, sono stati forniti biglietti a soggetti appartenenti alla criminalità che hanno poi effettuato rincari rivendendo i tagliandi, come “la corresponsione di 1500 biglietti alla curva nord, dopo pesanti pressioni, in occasione della finale di Champions League”; è stato verificato il costante ingresso allo stadio di soggetti privi di tagliando, agevolato dalle pesanti intimidazioni nei confronti degli stewart: “una situazione che va avanti da anni e a cui nessuno pare essere in grado di porre rimedio”. Un capitolo dell’ordinanza riguarda, ad esempio, “l’incontro” di alcuni capi ultrà, come Marco Ferdico, uno degli arrestati di oggi, “con il calciatore Skriniar” e “i primi contatti con l’allenatore” Simone Inzaghi. Non solo Inter, però, perché nel febbraio 2023 in un bar di Cologno Monzese ci sarebbe stato un incontro tra Luca Lucci, capo della Curva Sud, con il capitano rossonero Davide Calabria. “Dovremo valutare se ci sono delle criticità e con la collaborazione delle società come risolverle”, ha dichiarato oggi il procuratore Marcello Viola. I prossimi mesi chiariranno gli equilibri interni alla vicenda, mentre si è attivata anche la giustizia sportiva con il procuratore federale Giuseppe Chiné che ha chiesto gli atti alla Procura di Milano con l’intento di verificare eventuali condotte ‘rilevanti’ per l’ordinamento sportivo per Milan e Inter.

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Cronache

Il procuratore Viola con la cover dell’Inter, polemiche social

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Tifoso dichiaratamente interista, il procuratore di Milano Marcello Viola si è presentato alla conferenza stampa sul maxi blitz contro ultrà di Inter e Milan con la cover del telefonino della squadra neroazzurra. Un fatto che non è passato inosservato e ha creato qualche polemica sui social, dove tutti hanno diritto di cittadinanza e di parola, anche quando non hanno nulla da dire. “Senza parole…un minimo di serietà dovrebbe comunque averla, anche cercando di non mostrarsi così apparentemente tifosi… occupa un ruolo importante!” e c’è chi ironizza su “imparzialità e terzietà”.

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Cronache

La camorra torna a sparare e uccidere a Napoli, la vittima era col figlio di 11 anni

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Nel primo pomeriggio di oggi, un grave episodio di violenza si è consumato in vico VII Duchesca, nel cuore di Napoli. Gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico sono intervenuti a seguito della segnalazione di una sparatoria che ha coinvolto un uomo, colpito da diversi proiettili.

La vittima, Luigi Procopio, è un 45enne napoletano con precedenti di polizia. E’ stato raggiunto da più colpi d’arma da fuoco, che ne hanno causato la morte sul posto. La dinamica dell’accaduto è ancora in fase di ricostruzione da parte della Squadra Mobile, che ha avviato le indagini per chiarire ogni dettaglio di quanto successo. L’uomo era già sfuggito ad un agguato due anni fa. La sparatoria è avvenuta in vico settimo Duchesca, a due passi da piazza Garibaldi. Procopio è stato assassinato davanti al figlio di 11 anni. Sul posto è intervenuta la polizia, con le indagini affidate alla Squadra Mobile. Diversi precedenti alle spalle, Procopio era sfuggito ad una raffica di proiettili nel maggio 2022 mentre era in auto a via Foria. Nel pomeriggio di oggi, invece, è stato ucciso con diversi colpi d’arma da fuoco in strada. Non è escluso che l’episodio possa essere avvenuto al culmine di una lite.

Le forze dell’ordine stanno raccogliendo testimonianze e analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza nella zona, al fine di identificare i responsabili e ricostruire i movimenti precedenti e successivi all’aggressione.

Questo ennesimo atto di violenza ha scosso i residenti del quartiere, già segnato da episodi simili in passato. La tensione resta alta, mentre le autorità continuano a lavorare per garantire la sicurezza e prevenire ulteriori escalation di violenza.

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