Matteo Renzi torna a Roma e rilancia Italia Viva come ala riformista e blairiana nel centrosinistra. Ma a condizioni chiare, e senza nessuna abiura sul passato. Il leader di Iv ripete una sorta di aut aut lanciato già nei giorni scorsi ai dem. “Vogliamo dialogare con il Pd e con Elly Schlein, – spiega – dopodiché, non è che ce l’ha ordinato il dottore. Se prevalgono i veti, che scelga Conte o scelga Grillo, vuol dire che il centrosinistra non è governato dal Partito Democratico ma dal Movimento 5 Stelle”. Pressing che Iv tiene alto sulla segretaria dem, che viene riconosciuta come unica guida del centrosinistra nel tentativo di marginalizzare il ruolo pentastellato nella coalizione. “Se vince la linea Schlein – torna a ripetere Renzi – andiamo a fare l’analisi dei contenuti.
Se vince la linea Travaglio, noi ci facciamo la nostra bella lista riformista”. E se la strada per l’accordo in Liguria pare ancora in salita, sorge un caso sul posizionamento di Iv nelle elezioni provinciali di Matera. Poco prima che Renzi salga sul palco del Tempio di Adriano, da Matera arriva il comunicato di Fratelli d’Italia che lancia la candidatura alla provincia di Matera di Arturo De Filippo. In calce, ci sono le firme dei cinque segretari provinciali dei partiti che già governano la Lucania: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Azione e Italia Viva. Nella nota congiunta si specifica che “i partiti si presenteranno uniti e coesi alle prossime elezioni”.
Entrando all’evento-intervista, però, Renzi dice di non saperne nulla. Iv con il centrodestra a Matera? “Non mi risulta”, risponde ai cronisti. In serata arriva la smentita della coordinatrice nazionale del partito Raffaella Paita. “Non c’è nessun accordo di Italia Viva con la destra per le provinciali a Matera”, afferma. Insomma, dai vertici nazionali la scelta locale viene vista come una fuga in avanti. Renzi sul palco, rimanendo in tema di test per il campo largo al livello amministrativo, non le manda a dire al candidato in pectore del campo largo in Liguria Andrea Orlando. Critica l’accostamento fatto dal dem tra neoliberismo e Blair. “Blair – dice – ha fatto vincere il centrosinistra, con i veti sui riformisti si perde. Se al Pd piace perdere, ognuno per fatti suoi”.
Per Renzi, i veti su Iv non arrivano solo da M5s e Avs, “ma anche dal campo riformista e questo dispiace”. E quando si parla di passato non risparmia i suoi vecchi compagni di partito. “Il problema è che i deputati Pd – dice – votavano il Jobs Act, l’unica coerente è Schlein”. Sulla ‘sua’ riforma, Renzi è sicuro di litigare nel “nuovo centrosinistra”. E annuncia i comitati per evitare l’abolizione del Jobs Act. Poi è il momento delle frecciate. Cita il terzo Polo, “caduto per i veti”: “non eleggere nessuno alle Europee non è riformismo”. Quindi i riferimenti indiretti a Conte, che lo accusa di non essere credibile. “Non dimentico i decreti Salvini”, scandisce. E la stoccata finale: “è il minimo sindacale per chi vuole stare nel centrosinistra scegliere tra Harris e Trump”.