Comunque sia ora Conte ha preso in mano il dossier sul reddito di cittadinanza e vuole capire che cosa non sta funzionando nel settore più importante della riforma: le politiche attive sul lavoro. Va bene aiutare chi non ha lavoro, ma è il lavoro che dà dignità non l’assegno di mantenimento. Ecco perchè Conte vuole capire perchè non si è ancora realizzato il famoso “incontro” fra domanda e offerta di impiego, fra aziende e disoccupati. E il premier ha chiesto alla Catalfo e a Parisi di collaborare invece di litigare e ha stigmatizzato che a distanza di un anno e mezzo dall’introduzione del reddito non esista traccia di un sistema unico e nazionale informatico che dovrebbe aiutare i disoccupati a trovare un lavoro e le aziende a trovare le persone che lo cercano.
Eppure sono stati stanziati decine di milioni di euro che non sono stati spesi. L’unica cosa che funziona, si fa per dire, è l’erogazione del reddito di cittadinanza. L’assegno mensile arriva con puntualità a chi ne ha fatto richiesta, anche a chi non ne ha diritto. Ma così come è tutta la riforma rischia essere una misura puramente assistenziale.
E così Conte, alle prese con i progetti per spendere le risorse europee del Recovery Fund, vuole cominciare a dare buoni esempi di buona spesa all’Ue cominciando a correggere misure che comportando spesa pubblica eccessiva e nessuna riforma. Almeno a leggere il pensiero del premier che ultimamente ga nel mirino prima Quota 100 (non verrà confermata dopo i tre anni di vigenza), facendo balenare un un nuovo sistema pensionistico che distingua per la prima volta fra lavori usuranti e non. Sempre Conte ha messo mano alle modifiche che ritiene necessarie al nuovo sistema di gestione degli sbarchi dei migranti. Così il premier abolirà a breve i decreti sicurezza voluti da Salvini. Le nuove norme non saranno un “entrino tutti” i migranti, ma solo una modulazione diversa di controlli ed espulsioni dei migranti oltre a redistribuzioni di chi deve essere ospitato perchè ha protezione internazionale. Ma quel che conta di più è che il premier vuole cambiare il sistema complessivo del reddito di cittadinanza, che così com’è “non può più funzionare”.