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Corona Virus

Questo virus non riuscirà a spezzare i rapporti e probabilmente ne rafforzerà alcuni che sembravano spenti

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Le ho conosciute come le “Donne di Forcella”, donne di teatro portano in scena le loro emozioni. Per me sono le Guerriere, donne energiche, con storie forti alle spalle e sentimenti vivi, donne con la folla nel cuore, donne che sono la spina dorsale di un laboratorio teatrale che opera in uno dei quartieri popolari di Napoli, donne che hanno un vissuto collettivo, fatto di prove, confronti, tournèe, spettacoli, viaggi, teatri, risate, commozioni, applausi. Questa emergenza le ha allontanate dal teatro attivo e dalle loro compagne, le ha costrette nelle loro abitazioni, ma rimane sempre forte il loro legame, si sentono, si sostengono, fanno progetti e programmano la stagione che è purtroppo saltata, ma non è saltata la loro voglia di vedersi e continuare questa esperienza che ha fatto crescere tutte loro.  Questa esame di quarantena, la vivono da madri,  con la consapevolezza di voler riprendere, non da dove si è interrotto, ma con una esperienza in più.

Anna Patierno

Io resto a casa contro la mia volontà, ma per il bene di tutti. Ho trascorso più tempo con mia figlia, mio marito ed il cane. E stato un tempo per poterli riscoprire. E stato per me un momento duro che ho faticato a gestire. Mi sono concentrata su di me sulle mie paure le mie ansie. Ho tenuto tutto dentro di me facendo sempre quello che faccio ogni giorno, ma la paura, i rimpianti mi hanno divorato. Sono per chi mi conosce una donna sempre disponibile ma non troppo aperta ai sentimenti. Mi mancano gli abbracci e non me ne vergogno. Mi manca il bacio di mia figlia che la mattina e la sera mi dava.
Del mio resto a casa ho capito che non appena tutto è finito racconterò ai miei quanto ho sofferto pure solo per un abbraccio. Lo farò nel rispetto dei sentimenti che in tutto questo tempo continuo a tenere per me, in questo momento non posso cedere ma dopo so che ci sarà chi mi sosterrà.

Patrizia Iorio

29 marzo, vivo in casa da ormai 21 giorni. L’ultima volta che sono uscita con gli amici era sabato 7 marzo, poi, domenica 8 ho chiacchierato in Piazza San Domenico con Giulia qualche minuto. Come mi sento? Non lo so. Mi chiedo se riesca a trascorrere più tempo con mio figlio di 16 anni, lui sempre chiuso nella sua stanza, e la risposta è no, non mi pare. Intanto, tra pulizie, lavoro agile, tg, cucina e spesa il tempo  è insufficiente, come sempre. Non sono brava a capire come il corona virus ci stia cambiando. Per me era lontano e immaginario, una esagerazione irreale fino alle immagini dei camion che a Bergamo portano via le bare, fino alla telefonata di mia sorella da Orta Nova, in provincia di Foggia, che diceva: Annalisa è stata portata via d’urgenza con l’ambulanza, non riusciva a respirare. Annalisa, mia cugina. Annalisa, la folle e divertente compagna della mia giovinezza, l’amica delle risate nei posti sbagliati, della complicità sorprendente e permanente, anche ora quando raramente la incontro. Gli oltre ottantamila contagi di oggi per me sono diventate tante preziose Annalisa. Ho visto in televisione le immagini di un uomo di spalle mentre un’infermiera gentile compilava una scheda, quando il signore si è alzato e si è voltato ho incrociato lo sguardo cupo di un anziano signore che con tristezza  e rassegnazione si avviava al ricovero. L’infermiera lo ha sostenuto con gentilezza. Quanta commozione quella scena! Quando ci libereranno sarò in grado di uscire? Non so, forse resterò a casa immobile.

Melina De Luca

A me personalmente questa situazione della pandemia mi ha stravolto la vita, mi sento improvvisamente diversa, io non c’ero quasi mai a casa, avevo mille impegni tra lavoro, la spesa, il teatro, mi lamentavo sempre di non esserci mai, e ora devo rimanerci per forza. Nel diciannovesimo giorno di quarantena ho scoperto di avere pigiami nuovi mai messi prima, ogni giorno è una sfilata è come se Victoria Secret fosse salita ‘n gopp’ a casa mia. Il  piu grande dei miei figli,  Gaetano ha 19  anni ed è H24 sulla Playstation, parla oramai da solo!!. Il più piccolo Antonio è sempre alle prese con il cellulare, a pigliat’ a nott’ po juorn’. Poi ci sono io che per attirare la loro attenzione gioco le mie ultime carte in tavola, anzi a tavola e cucino casatielli, brioche, graffe, oramai faccio concorrenza a  Benedetta Parodi, ma è l’unica soluzione pe parlare   con loro. Manca poco è scappo di casa, bacerò le persone per strada e mi contagerò, tanto se me stongh’ un’altra settimana a casa con questi ritmi e questi rapporti, m’ acciren loro!!! Poi c’è mio padre che con i 74 anni che ha si è trasformato in “Manny tuttofare”, vuole aggiustare tutto quello che vede in casa. Sembra di vivere nella casa del  Grande Fratello, ogni settimana c’è una nomination, soltanto che  qua  non esce mai nisciune. Ho paura di questa guerra lo ammetto, emotivamente è psicologicamente mi ha stravolta perché sono sola in tutto, nelle responsabilità e nei problemi, Ho paura ma sorrido, spero che tutto finisca e ritorni la mia vita frenetica, il mio laboratorio di teatro l’unico posto dove mi sento al sicuro. è non vedo l’ora che i miei figli ritornino liberi di vivere la loro adolescenza. Tutta questa pagina di storia del 2020, spero di raccontarla ai miei nipoti con un grande sorriso sulle labbra, dicendo “c’è l’abbiamo fatta”. Ue, mo me ne vado a magnà ‘o casateillo, svegliatemi appena è tutto finito.

Amelia Patierno

Svegliarsi quotidianamente al mattino per andare a lavoro, uscire con amiche o per andare in palestra possono sembrare cose naturali in questo paese in cui la libertà è un diritto di tutti, purtroppo siamo entrarti in un periodo in cui le nostre libertà sono limitate a causa di un virus che ci ha assalito da est, da dove sorge il sole e che in poco tempo ha messo in ginocchio l’Italia e con essa l’Europa intera. Nel 21 secolo, secolo delle rete, di internet, delle scoperte tecnologiche, potrebbe sembrare assurdo quasi inattuabile che un virus polmonare potesse creare tanto scompiglio tra la gente, eppure questo è accaduto lasciando la maggior parte delle persone esterrefatte dinanzi a ciò che accade. Sono una donna di 42 anni sono un amante della storia, per cui sono a conoscenza delle tante pandemie che in passato hanno colpito il mondo dimezzando talvolta la popolazione( ricordiamo tra le più importanti la peste del 17 secolo e l’influenza spagnola agli inizi del 20 secolo). Questa situazione alquanto impensabile per i nostri tempi ci costringe a restare in casa con tutti i familiari riuniti e a condurre una vita piena di rinunce e di limitazioni. In molti sono passati dal voler utilizzare il cellulare per pochi minuti al volerlo posare per  un pò di tempo all’ora di cena per staccarsi da quel oggetto che ci tiene collegati al resto del mondo e che ci informa costantemente sulle condizioni esterne. Molte persone hanno utilizzato questo tempo per iniziare o completare a leggere un libro o una serie tv seguendo le disposizioni imposte dal governo, ma purtroppo la medaglia ha sempre due facce e se da una parte ci sono le persone che rispettano le regole, dall’altra abbiamo chi delle disposizioni se ne frega e preferisce uscire fregandosene di tutto e di tutti, vanificando in parte lo splendido lavoro che in questo periodo stanno svolgendo medici ed infermieri per proteggerci dal virus. Credo che tra tutti i virus che la terra ha affrontato probabilmente quello più ostile da debellare è l’arroganza di alcuni delle razza umana che fanno di tutto per svilire il lavoro di tanti e rovinare il nostro pianeta.

Tina Esposito

4 marzo 2020, arriva la notizia che chiudono le scuole. Arrivano anche le prime preoccupazioni ma forse è solo per tutelare ragazzi, pensi, in fondo noi siamo ancora tutti al lavoro. Passa qualche giorno e per i lavoratori inizia lo Smart working (per chi può), finche’ anche io resto a casa, l’aeroporto, luogo dove io lavoro, chiude. Parte così una “vacanza forzata”, dopo tanto tempo siamo tutti riuniti e sembra bello, ci destreggiamo tra fornelli e pulizie profonde di casa e si inizia a sfornare di tutto, primi piatti da chef, arrosti, pesce ma anche torte, pancake, graffe e tiramisù̀, ignorando il buco della cintura che si sposta sempre più̀ verso l’esterno, ma in fondo che ci importa, sembra che sia l’unica cosa che in questo momento porti piacere e vedere comunque i propri figli divertirsi nel preparare lauti pranzi ci allontana momentaneamente da ciò̀ che accade fuori dalle mura domestiche. Ma questa forma di domiciliari inizia a stancare e allora che fare? La mattina, per i ragazzi, è pronto il collegamento con la scuola tramite Skype (santa tecnologia!) e poi si organizza un programma come se ci si trovasse in uno di quei villaggi famiglia, avete presente? Quindi, dopo lo studio si parte con un breve programma di work‐out, una pattinata per casa facendo chicane tra sedie e divano e pausa pranzo con riposino annesso. Si arriva alle 18 e dopo aver indossato tacchi, gonne e un leggero make‐up inizia l’aperitivo con tanto di patatine e ginger, tutto rigorosamente all’interno del salottino di casa che si è trasformato in uno splendido chalet dopo esser stato una pista di pattinaggio! Improvvisamente guardi fuori dalla finestra , c’è un silenzio assordante, le poche persone che incontri per strada sembrano fantasmi, c’è paura e tristezza nei loro occhi , chiudi i tuoi e ti appare un’immagine degna dei più spaventosi film thriller, ma non è un film, ma la cruda realtà che oggi ci costringe a restare segregati in casa, ci incolla alla TV che trasmette il numero dei morti che crescono inesorabilmente, preghiamo per chi è in prima linea, dai medici alle cassiere dei supermarket, mentre noi genitori ci imponiamo di sorridere per non scoraggiare i nostri figli che come noi aspettano e desiderano di ricevere la notizia più̀ bella…la sconfitta del nemico invisibile.

Ida Pollice

Tutto è iniziato poco prima che le nostre vite venissero ribaltate, quando ho fatto un sogno su noi donne del laboratorio: eravamo in un salone e ballavamo con abiti fatti di stracci scuri lunghi e antichi, quando l’ho raccontato alle ragazze mi hanno detto “questo sogno è brutto assai”, infatti mi aveva lasciato una sensazione dentro come se dovesse accadere qualcosa di brutto.
Mio figlio Giuseppe 23 anni si è laureato il 27 febbraio per il rotto della cuffia perché già stavamo avendo le prime restrizioni che mi hanno portato un senso di agitazione, dopodiché ho pensato “è un’ ansia mia”, staranno esagerando, non è così terribile come sembra e mai avrei immaginato una catastrofe del genere considerando che anche i miei figli ripetevano di stare tranquilla e che era solo una esagerazione della politica.
Preoccupata anche per Roberta 27 anni assistente di volo e quindi con alto rischio di contagio.
Io ascolto volentieri i miei figli che studiano e si informano ma a quanto pare anch’essi non avevano colto la gravità della situazione. Il 4 marzo loro sono partiti per la Grecia e ritornati il giorno 8 e qui la situazione era cambiata totalmente … ho  visto nei loro occhi la paura, lo smarrimento, anche io ho avuto paura ma ho cercato di non mostrarlo attivandomi a creare un modo per proteggerli con igiene, viveri e quant’altro come se stessimo iniziando una guerra.
Al contrario dell’ultima Claudia, anni 17, che non stava nella pelle per queste ferie di scuola inizialmente prese come una vacanza fino a che non si è dovuta confrontare con la realtà, e dopo circa 20 giorni ha avuto una crisi nervosa  dopo uno screzio stupido con la sorella che in altri momenti una reazione cosi l’avrei risolta con dei cazziatoni esagerati ad entrambe. Invece mi sono riscoperta paziente e sono andata oltre, abbiamo parlato delle nostre paure, delle mancanze e delle persone che stanno peggio, abbiamo riscoperto valori un po’ dimenticati, le ho coinvolte nel fare il pane in casa, dolci, cerco di non perdermi nei miei  brutti pensieri ma di stare attenta ai loro momenti di sconforto, ovviamente gli spazi sono stretti in una casa con cinque persone,  24h su 24 non è facile, nonostante ciò ogni giorno cerchiamo di inventarci cose nuove: abbiamo fatto la giornata beauty solo donne, organizziamo ore di ginnastica, giochi, parliamo spesso di ricordi piacevoli e speriamo di ritornare  presto alla nostra vita di sempre. Inoltre cerchiamo di comprenderci l’uno con l’altro ma ovviamente non mancano i momenti di sclero.

Flora Faliti

la notte non dormo serena, mi sveglio e mi rigiro penso sempre al giorno che in tv il primo Ministro Conte ci informò della  pandemia globale e fu stupore, non conoscevo il significato di questa parola e mi chiedevo. ma comm’ tutto questo pe nu’ virus?.  Per me che ho 55 anni non ho ancora idea di ciò che stiamo vivendo, la vita si è fermata, il mondo si è fermato, i giorni sono sempre gli stessi. Resto in casa a pulire, cucinare per i miei figli che non fanno altro che mangiare, gli preparo graffe, dolci, manicaretti golosi per non far pesare questa reclusione forzata a loro e a tutta la famiglia. E poi mi chiedo: ma ha me? A me chi pensa?  Prima il mio sfogo, l’ essere un po’ felice prima di questo periodo era rappresentato da quell’ andare 2 volte a settimana al laboratorio teatrale dove mi sentivo sono libera di fare e di pensare ad altro, alle mie passioni, mo ora mi  sento comm a’  na’uciell’ in gabbia e spero che finisca tutto al più presto e che gli esseri umani siano più buoni e coscienti verso il prossimo e verso la terra! Questo è un castigo del dio buono per la  tanta cattiveria e per i peccati sulla terra e contro la terra. O’signor se scucciat’. Io, speriamo che me la cavo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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