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Esteri

Putin aumenta le spese militari del 30% per il 2025

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“La verità è dalla nostra parte. Tutti gli obiettivi prefissati saranno raggiunti”. In un messaggio ai russi, Vladimir Putin ha salutato così il secondo anniversario dell’annessione delle quattro regioni ucraine parzialmente occupate e annesse dalla Russia. La settimana dopo il viaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky negli Usa e la presentazione del suo cosiddetto ‘piano di vittoria’, Mosca ribadisce dunque ancora una volta di voler andare fino in fondo nella sua cosiddetta operazione militare speciale. E, in linea con questa strategia, decide un aumento monstre di quasi il 30 per cento delle spese militari per il 2025. Nel progetto di legge di bilancio per il prossimo anno presentato al Parlamento si prevede di incrementare fino a 13.500 miliardi di rubli (circa 135 miliardi di euro al cambio attuale) le spese per la Difesa.

Per i due anni successivi gli investimenti per le forze armate dovrebbero scendere leggermente, per posizionarsi a 12.800 miliardi di rubli nel 2026 e 13.000 miliardi nel 2027. Recentemente il presidente russo ha deciso un aumento di quasi il 14 per cento degli effettivi delle forze armate, per portarli a un milione e mezzo. E oggi ha firmato un decreto per la chiamata alle armi di altri 133.000 soldati nell’ambito della prevista coscrizione d’autunno, dopo i 150.000 arruolati in quella di primavera. Anche se le autorità assicurano che i militari di leva non saranno impiegati in Ucraina.

Nel giugno scorso Putin aveva detto di essere pronto alla pace se Kiev avesse ritirato le sue truppe dalle quattro regioni annesse da Mosca – Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson – e si fosse impegnata ufficialmente a non entrare nella Nato. All’inizio di settembre ha affermato che la “priorità numero uno” per le truppe russe è la conquista dell’intero territorio delle regioni di Lugansk e Donetsk. Nella prima l’obiettivo è stato quasi raggiunto, mentre nella seconda prosegue la lenta avanzata delle forze di Mosca, che nelle ultime ore hanno annunciato di aver preso il controllo di un altro villaggio, quello di Nelepovka. Putin ha descritto come “un evento epocale” l’annessione delle quattro regioni ucraine, avvenuta nel settembre del 2022 dopo referendum non riconosciuti da Kiev e dalla comunità internazionale. Così come quello che nel 2014 aveva portato all’annessione della Crimea. E ha annunciato che Mosca sta lavorando ad un “piano di sviluppo socio-economico su vasta scala” dei territori controllati in Ucraina che viene già “realizzato in modo coerente”.

Le forze russe sono tornate intanto a bombardare la scorsa notte Kiev e diverse altre regioni ucraine. Secondo l’Aeronautica ucraina, sono stati lanciati tre missili e 73 droni kamikaze. La stessa fonte ha detto che uno dei missili e 67 velivoli senza pilota sono stati abbattuti. Un uomo è stato ucciso a Kupiansk, nella regione nord-orientale di Kharkiv, in seguito all’attacco di un drone, secondo il capo dell’amministrazione militare regionale. Nella regione russa di Belgorod, invece, un militare è morto ucciso e un civile è stato ferito per un drone lanciato dalle forze ucraine. Una corte militare russa nel frattempo ha condannato all’ergastolo un uomo con doppia cittadinanza russa e ucraina accusato di essere l’autore dell’attentato dinamitardo in cui lo scorso anno venne gravemente ferito lo scrittore Zakhar Prilepin e fu ucciso il suo autista. L’imputato, Alexander Permyakov, era accusato di avere agito su incarico dei servizi segreti ucraini. Prilepin, 48 anni, autore di romanzi tradotti in undici lingue tra cui l’italiano, è un noto esponente degli ambienti nazionalisti, ex combattente in Cecenia e nelle file delle milizie filorusse secessioniste nel Donbass ucraino.

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Arresto di Sansal incendia i rapporti Francia-Algeria

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Si infiammano i rapporti già tesi tra la Francia e l’Algeria per la sorte di Boualem Sansal, lo scrittore algerino che da qualche mese ha ottenuto anche la nazionalità francese. Da sabato scorso, quando è stato arrestato all’aeroporto di Algeri, non si sa più nulla di lui. Settantacinque anni, da 25 impegnato da scrittore contro il potere di Algeri e i cedimenti all’integralismo islamico, potrebbe – secondo fonti algerine – essere processato per “violazione dell’unità nazionale e dell’integrità nazionale del Paese”. Preoccupati i familiari, gli amici, i sostenitori, mobilitata la stampa e il mondo degli intellettuali francesi, silenzioso il governo di Parigi con l’eccezione di Emmanuel Macron, che ieri sera ha espresso pubblicamente la sua forte preoccupazione.

L’arresto di uno degli intellettuali più critici contro il potere di Algeri ha inasprito i già tesi rapporti tra Francia ed Algeria, che avevano fatto toccare proprio nelle scorse settimane nuovi picchi per la visita di Macorn in Marocco e i toni di grande vicinanza col regno di Mohammed VI. Oggi anche l’editore francese Gallimard, che pubblica le opere di Boualem Sansal fin dall’uscita del suo libro più famoso, ‘Le serment des barbares’ (Il giuramento dei barbari), si è detto “molto preoccupato” e ha chiesto la “liberazione” dello scrittore. “Sgomento” ha espresso per l’arresto di Sansal anche la sua casa editrice italiana, Neri Pozza.

Dopo l’intensificarsi della pressione mediatica sulla sorte dello scrittore, l’Algeria è uscita oggi duramente allo scoperto attraverso la sua agenzia di stampa, accusando Parigi di essere covo di una lobby “anti-algerina” e “filo-sionista”. L’agenzia Aps conferma, nella sua presa di posizione, l’arresto di Sansal e attacca senza mezzi termini Parigi, la “Francia Macronito-sionista che si adombra per l’arresto di Sansal all’aeroporto di Algeri”. “La comica agitazione di una parte della classe politica e intellettuale francese sul caso di Boualem Sansal – scrive l’agenzia di stato – è un’ulteriore prova dell’esistenza di una corrente d’odio contro l’Algeria. Una lobby che non perde occasione per rimettere in discussione la sovranità algerina”. Si cita poi un elenco di personalità “anti-algerine e, fra l’altro, filo-sioniste” che agirebbe a Parigi, e del quale farebbero parte “Éric Zemmour, Mohamed Sifaoui, Marine Le Pen, Xavier Driencourt, Valérie Pécresse, Jack Lang e Nicolas Dupont-Aignan”.

Ad offendersi, secondo l’Aps, è uno stato che “non ha ancora dichiarato al mondo se ha la necessaria sovranità per poter arrestare Benyamin Netanyahu, qualora si trovasse all’aeroporto Charles de Gaulle!”. L’agenzia passa poi all’attacco diretto di Macron e di Sansal stesso: il presidente che “torna abbronzato da un viaggio in Brasile” scrive Aps, parla di “crimini contro l’umanità” in Algeria ricordando la colonizzazione francese “ma prende le difese di un negazionista, che rimette in discussione l’esistenza, l’indipendenza, la storia, la sovranità e le frontiere dell’Algeria!”, riferendosi a Sansal. Nel suo primo e più celebre libro, Sansal racconta la salita al potere degli integralisti che contribuì a far precipitare l’Algeria in una guerra civile negli anni Novanta. I libri di Sansal, editi in Francia, sono venduti liberamente in Algeria, ma l’autore è molto controverso nel suo Paese, in particolare dopo una sua visita in Israele nel 2014.

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Il porno attore italo egiziano Sharif nel carcere di Giza, rischia 3 anni di carcere

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E’ un appello accorato quello che arriva dall’Egitto dalla madre di Elanain Sharif, quarantaquattrenne nato in quel Paese ma cittadino italiano, fermato al suo arrivo in aeroporto al Cairo. “Sono molto preoccupata perché mio figlio sta male. Aiutatemi, lui ha bisogno di me e io di lui. Non so cosa fare” ha detto la donna con un audio diffuso tramite il legale che l’assiste, l’avvocato Alessandro Russo. E proprio per accertate le condizioni in cui è detenuto, le autorità italiane hanno già chiesto a quelle egiziane di poter effettuare una visita in carcere, alla quale dovrebbe partecipare anche la donna, e sono in attesa di una risposta. Sharif è accusato di produzione e diffusione di materiale pornografico.

Si tratta di reato, secondo la normativa egiziana, punibile con una pena da 6 mesi a tre anni. Il capo di imputazione è stato comunicato dal Procuratore egiziano al legale del 44enne e in base al codice penale egiziano, un qualunque cittadino di quel paese che commette un reato, anche fuori dall’Egitto, può essere perseguito. Un principio giuridico analogo a quello previsto dal nostro ordinamento. L’ex attore porno è stato già ascoltato dal procuratore che ha convalidato il fermo per 14 giorni, disponendo che il caso sia nuovamente riesaminato il 26 novembre. Le Autorità egiziane stanno infatti attendendo il risultato della perizia tecnica sul materiale presente online. Dopo il fermo all’aeroporto, il 9 novembre, l’uomo si trova ora nel carcere di Giza. “E’ stato messo in carcere appena siamo arrivati in aeroporto” ha detto ancora la madre di Sharif dall’Egitto.

“Non posso sapere come sta – ha aggiunto – perché non riesco a parlarci e sono molto preoccupata”. Sono in particolare le sue condizioni di salute a preoccuparla perché, ha spiegato, “mio figlio ha subito tre interventi alla schiena, l’ultimo 30 giorni fa a Londra”. Dal giorno in cui è stato bloccato la madre ha incontrato un paio di volte il figlio. “La prima – ha detto il legale – il giorno dopo a quello in cui era stato preso in consegna dalle autorità, in carcere al Cairo e poi dopo cinque o sei giorni trasferito dove è ora e l’ha visto sempre per un paio di minuti”. Sharif e la madre erano atterrati al Cairo provenienti dall’Umbria. Vive, infatti, da alcuni anni a Terni mentre la madre è residente a Foligno ed è sposata con un italiano.

“In aeroporto è stato tenuto a lungo negli uffici della polizia e poi la madre lo ha visto uscire con le manette ai polsi – aveva ricordato ieri il legale – Le procedure di arresto sono state fatte utilizzando solo il passaporto egiziano, quello dell’Italia gli è stato restituito alcuni giorni dopo”. L’avvocato Russo ha poi spiegato che la madre si trova ancora in Egitto “assieme al fratello, che lavora nella polizia egiziana, e spera di avere notizie di un suo rilascio”. Con la donna, e con gli avvocati italiano ed egiziano e le autorità del Cairo, sono in contatto fin dall’inizio della vicenda sia l’ambasciata italiana sia la Farnesina.

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Brasile: la Corte trova la maggioranza, Robinho resta in carcere

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La Corte suprema ha raggiunto la maggioranza dei giudici per rigettare gli appelli e mantenere in carcere l’ex calciatore Robinho. L’atleta è detenuto in Brasile dal 22 marzo e sta scontando una condanna a nove anni per uno stupro di gruppo commesso in Italia nel 2013. Finora sei giudici hanno votato per respingere la richiesta di scarcerazione di Robinho. Si tratta del relatore del caso Luiz Fux, oltre ai giudici Edson Fachin, Luís Roberto Barroso, Cristiano Zanin, Cármen Lúcia e Alexandre de Moraes. Solo Gilmar Mendes ha votato a favore. Il processo si conclude il 26 novembre.

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