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Cronache

Professore ucciso in una scuola di Melito: gravi indizi su un collaboratore scolastico ma non c’è la confessione

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Sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei confronti del collaboratore scolastico sottoposto a fermo dalla Procura di Napoli Nord, con l’accusa di omicidio volontario, nell’ambito delle indagini sulla morte del professore di sostegno Marcello Toscano, trovato senza vita all’interno della scuola di Melito di Napoli dove insegnava, la sera dello scorso 27 settembre. Sulla vicenda non si esclude un movente di carattere economico. L’uomo che e’ stato sottoposto alla misura cautelare ed e’ gia’ in carcere, a Poggioreale, presta servizio nella scuola dove il professore insegnava. Il provvedimento – scattato dopo un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri, durante il quale non ha fatto ammissioni – e’ stato emesso anche per evitare che stamattina si potesse recare al lavoro. Secondo quanto si e’ appreso il motivo del grave gesto non sarebbe riconducibile a dissidi emersi tra i due nell’ambito lavorativo. Le indagini escludono anche questioni sentimentali oppure collegate al ruolo politico svolto dal docente. Gli inquirenti si stanno concentrando piuttosto su vicende che riguardano strettamente la vittima e il suo presunto assassino. Quali sono gli indizi che al momento incriminano questo collaboratore scolastico?

Ci sarebbero tracce di sangue trovate dai carabinieri di Marano (Napoli) su alcuni indumenti sequestrati a casa del collaboratore scolastico fermato con l’accusa di essere l’assassino di Marcello Toscano. I militari dell’Arma, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, hanno anche raccolto immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti nella zona circostante il luogo del delitto. La persona fermata è stata già trasferita nel carcere napoletano di Poggioreale, in attesa dell’udienza di convalida che avverrà nei prossimi giorni. L’uomo in carcere al momento non ha fatto alcuna ammissione, anzi si è protestato innocente. Non è, a rigore di diritto, colpevole fino al terzo grado di giudizio. Occorrerà capire nelle prossime ore, a partire dalla udienza di convalida del fermo, quali sono le carte in mano all’accusa.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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