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Cronache

Procuratore minorenni Napoli, troppe armi e cultura violenza

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“Stiamo facendo già da anni un lavoro di prevenzione sulla scuola con i sevizi sociali, i cui frutti probabilmente sono di la’ da venire”. A dirlo è Maria De Luzenberger, la procuratrice capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli a margine del Comitato per l’ ordine e la sicurezza convocato dal prefetto di Napoli Michele di Bari in Municipio a San Sebastiano al Vesuvio (Napoli). “C’e’ il tema dell’ eccessiva circolazione di armi da fuoco. Il tema di una cultura violenta che riguarda non solo i giovani napoletani ma un po’ tutti perché – ha spiegato la Procuratrice – episodi di violenza stanno avvenendo un po’ in tutta Italia”.

La De Luzenberger parla di “una generazione che è cresciuta violenta”. “Su internet i ragazzi hanno accesso a contenuti violenti, anche di sesso violento, senza controllo. In più in questi territori c’è una cultura di camorra. Vi è tutta una fascia grigia di ragazzi anche giovanissimi che non sono necessariamente implicati nella camorra, né sono figli di persone implicate con essa, ma respirano un clima di violenza, vivono in una cultura di sopraffazione che è l’ unica che poi da’ loro in qualche modo visibilità”.

A chi le chiede del 17enne fermato per l’ omicidio di Santo, Romano in precedenza recluso a Nisida, la De Luzenberger ha risposto: “il problema è l’accompagnamento una volta che si esce dal circuito penale. Un accompagnamento che al momento è carente”. “In questo momento – ha spiegato la Procuratrice – c’è un problema anche all’ interno dei penitenziari minorili che non consente a pieno attività di recupero. Questo è un discorso che ho affrontato anche per quanto riguarda il penitenziario di Nisida e di Airola. I problemi sono tanti. Non sono necessariamente legati all’ aumento delle carcerazioni. Le notizie di reato anzi sono piuttosto stabili: non vi è un aumento di reati ma vi è un aumento di gravità dei fatti che coinvolgono i minorenni”.

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Cronache

Napoli: dedicata panchina a bambino di quattro anni ucciso da domestico

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Questa mattina e’ stata dedicata una panchina, in Via Foria 109, alla memoria del piccolo Samuele Gargiulo, vittima a soli quattro anni del gesto violento del domestico di famiglia. Una targa lo ricordera’, in questo modo, a tutti i cittadini. “Un bimbo che perde la vita in un modo cosi’ tragico diventa immediatamente figlio della comunita’, dolore collettivo di tutta la citta’, che ha il dovere di proteggere in ogni modo i suoi bambini e di stringersi alla sofferenza della famiglia”, ha dichiarato l’assessore Trapanese. “In questi giorni difficili, dove vediamo coinvolti i minori della nostra citta’ in atti terribili, vittime e carnefici, e’ necessario anche ricordare un evento tragico, e fortificare la memoria di chi e’ stato vittima, per invitare la comunita’ tutta al senso di responsabilita’ e di cura di ciascuno e per non dimenticare”, ha concluso Trapanese. Sono intervenuti il consigliere Comunale Rosario Andreozzi e il consigliere della terza Municipalita’ che ha voluto dal primo momento che l’opera si realizzasse, Salvatore Marino.

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Ragazzo ucciso: legale 17enne, aggressione confermata da video

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

“La versione resa dal minore durante l’interrogatorio in caserma a Torre del Greco è riscontrata dagli atti che stamattina ho potuto visionare: il ragazzo ha subito un’aggressione da parte della vittima, che era in compagnia di altri giovani”. Lo sostiene l’avvocato Luca Raviele, legale del 17enne accusato dell’omicidio volontario di Santo Romano, il 19enne ucciso con un colpo di pistola al petto a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli. “Stava nella sua auto – spiega il legale – se ne stava andando, dopo la lite, quando Santo viene ripreso dalle telecamere di un bar mentre gli lancia una pietra. Santo corre verso l’auto seguito dagli amici e ci sono tre testimoni, non amici del minore, che confermano”. Secondo quanto riferisce l’avvocato il 17enne ha inoltre detto agli inquirenti “di avere sparato senza guardare, con l’intento di mettere in fuga i suoi aggressori”. “Non sapeva di avere ucciso il ragazzo – ha detto infine il legale del 17enne – e quando è venuto a conoscenza dell’accaduto ha vomitato”.

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Maresciallo arrestato lascia carcere militare e va a domiciliari

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Lascia il carcere militare e va agli arresti domiciliari il comandante Davide Oddicini, il maresciallo finito in cella per corruzione, concussione, accesso abusivo ad atti coperti da segreto e falso. Il militare era stato arrestato dai colleghi del nucleo investigativo di Genova e sospeso dal servizio.

Il giudice ha accolto la richiesta dell’avvocato Andrea Testasecca. Per il gip sussistono i gravi indizi ma i domiciliari appaiono adesso una misura adeguata. Nel frattempo proseguono gli accertamenti degli investigatori, coordinati dalla pm Gabriella Dotto e dall’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Sotto la lente sono finiti anche due arresti “dubbi”.

Gli investigatori hanno deciso di approfondire questi due episodi anche dopo le audizioni, come persone informate dei fatti, dei colleghi sottoposti al maresciallo. I carabinieri sentiti hanno spiegato che in alcuni casi era lo stesso Oddicini a redigere personalmente i documenti, pur non avendo assistito alle operazioni, facendoli allontanare dall’ufficio. L’ex comandante, tra le varie contestazioni, ha anche quella di avere falsificato i verbali di arresto di uno straniero.

L’uomo, infatti, era stato accusato di rapina impropria sulla base di verbali che, per l’accusa, sarebbero stati “aggiustati” dal carabiniere. Oddicini si è difeso dicendo di essersi basato sulla testimonianza dei presenti (in quel caso una delle testimoni era la fidanzata). Anche per gli accessi al sistema ha dato una sua spiegazione: la maggior parte erano connessi ad attività di indagine, mentre alcuni li ha fatti perché glielo hanno chiesto alcuni amici.

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