Riforma Cartabia a due velocità. La parte che riguarda il processo civile accelera, mentre per quello penale si rinvia. Dopo aver fatto slittare l’entrata in vigore di quest’ultimo di due mesi, dal 1 novembre al 30 dicembre 2022, il Governo presenta a sorpresa un emendamento alla manovra che anticipa di quattro mesi (al 28 febbraio anzichè il 30 giugno) l’inizio dell’ efficacia delle modifiche introdotte al Codice di procedura civile durante l’Esecutivo Draghi con Marta Cartabia come Guardasigilli. Le opposizioni e gli avvocati protestano.
La ratio, spiegano a Via Arenula, è per rispettare gli impegni presi con l’Europa. Tra i paletti piantati dall’Italia per l’attuazione del Pnrr c’era infatti la riforma della giustizia civile. E farla partire a fine giugno, per Bruxelles, sarebbe stato troppo tardi. Così si è deciso di accelerare creando, di fatto, un doppio binario tra la riforma del processo penale e quella del processo civile. Per il primo, si partirà tra pochi giorni, il 30 dicembre, ma dopo uno slittamento di circa due mesi, visto che sarebbe dovuta entrare in funzione il 1 novembre.
Per il processo civile, invece, i blocchi di partenza saranno il 28 febbraio. Una data troppo ravvicinata rispetto alla mole di modifiche e adeguamenti che si devono fare, dicono le opposizioni. “La riforma Cartabia – spiega la capogruppo M5S in commissione Giustizia della Camera Valentina D’Orso – è un progetto di legge importante che modifica numerosi articoli del codice. I tempi previsti erano necessari affinché uffici giudiziari e avvocati si adeguassero alle nuove norme. Il suo anticipo creerà molti problemi”.
Secondo Devis Dori, capogruppo in commissione Giustizia di Avs, “è una decisione sbagliata perchè mette in difficoltà chi deve gestire questo delicato passaggio. Un’altra tappa folle della Manovra”. Dori dice di aver presentato un emendamento soppressivo “per andare incontro alle esigenze del Cnf e delle associazioni forensi”. Anche il Csm, osserva, “è contrario”. “Il Governo ci ripensi – è il suo appello – e dia il tempo necessario a prepararsi alla riforma”. “La maggioranza giustifica l’anticipo – incalza D’Orso – perché ci sarebbe un risparmio con il miglior funzionamento della giustizia civile. Ma per 4 mesi non ha senso”, ribatte. Gli avvocati, intanto, sono sul piede di guerra.
“E’ una decisione che stride con quella di posticipare la riforma del processo penale ed è irragionevole visto il caos in cui getterà cancellerie, magistrati e avvocati”, dicono la presidente del Cnf, Maria Masi e il coordinatore dell’ Organismo congressuale forense, Mario Scialla. “Innovazioni di forte impatto come la nuova fase introduttiva del giudizio di cognizione, infatti – affermano – richiedono negli operatori il giusto livello di approfondimento che non sarà possibile con un’anticipazione di 4 mesi”.
Secondo l’Aiga, l’anticipo, “ingiustificato nella sostanza, viola il principio di gradualità che avrebbe dovuto animare l’applicazione concreta della riforma e consentire agli operatori del diritto un’ assimilazione progressiva delle nuove regole”. Aiga, Giovani avvocati, Unione Camere Civili, Anf e Movimento forense “rinnovano l’appello al governo a stralciare l’emendamento”. In particolare, dicono no all’immediata entrata in vigore “almeno della parte relativa al processo di cognizione di primo grado”.