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Prende per il collo l’arbitro donna, squalificato per 3 anni una allenatore

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Nella giornata in cui la serie A celebrava la giornata di denuncia contro la violenza sulle donne, l’allenatore di una squadra giovanile ha aggredito un arbitro donna, prendendola per il collo durante una partita di calcio a 5 under 17 ed e’ stato squalificato per tre anni dal giudice sportivo, con una multa da mille euro, mentre la Questura di Ancona sta valutando la possibilita’ di Daspo. E’ successo a Senigallia, protagonista l’allenatore della Virtus Team Fabriano: lo scorso weekend aveva protestato con sempre piu’ veemenza, fino a passare alle ingiurie e poi all’aggressione fisica nei confronti dell’arbitro. Un grave episodio che si e’ concretizzato intorno al 22′ del secondo tempo del match tra la formazione fabrianese e il Senigallia Calcio. Sempre piu’ nervoso per la sconfitta che si profilava contro i padroni di casa, il tecnico si e’ lasciato andare prima verbalmente poi e’ passato alle vie di fatto contro la direttrice di gara della sezione arbitri di Jesi. Sono immediatamente intervenuti i dirigenti, giocatori e genitori della squadra senigalliese, poi i carabinieri. La ragazza e’ finita al pronto soccorso con prognosi di 7 giorni: dovra’ portare un collarino. Il giudice sportivo ha emesso il verdetto: tre anni di squalifica, mille euro di multa e sconfitta a tavolino. Nel frattempo l’allenatore si e’ dimesso e si e’ scusato pubblicamente. Per lui potrebbero esserci conseguenze anche di carattere penale, se la direttrice di gara decidesse di denunciarlo. Dalla societa’ di Fabriano nessun commento. Il Senigallia Calcio invece “esprime solidarieta’ all’arbitro aggredita e stigmatizza quanti frequentano i campi di gioco senza la giusta attenzione e il rispetto per gli atleti, gli arbitri e la necessaria educazione. Nella giornata in cui la serie A celebrava la giornata di denuncia contro la violenza sulle donne, con i giocatori che sono entrati nei campi di gioco italiani con il viso segnato di rosso, un’aggressione inqualificabile nei confronti di una donna, direttrice di gara, ha manifestato quanto ancora la cultura del rispetto di genere debba crescere nel nostro Paese”.

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Incidente mortale a Frattamaggiore: un giovane perde la vita, un altro in gravi condizioni

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Tragico incidente stradale a Frattamaggiore: nella notte, i carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Caivano sono intervenuti in via Roma, a Frattamaggiore, per un grave incidente stradale che ha causato la morte di un giovane di 17 anni e il ferimento grave di un 16enne. L’incidente è avvenuto intorno alle 02:30, quando una jeep Avenger, guidata da un 20enne, si è scontrata con uno scooter su cui viaggiavano i due ragazzi.

Le dinamiche precise dell’incidente sono ancora in corso di accertamento da parte delle autorità. Subito dopo l’impatto, il 17enne è stato trasportato d’urgenza in codice rosso presso l’ospedale di Frattamaggiore, dove è purtroppo deceduto a causa delle gravi ferite riportate. Il 16enne, suo compagno di viaggio, si trova attualmente in terapia intensiva, in pericolo di vita.

Su disposizione dell’Autorità giudiziaria, la salma del giovane deceduto è stata sequestrata per l’esecuzione dell’esame autoptico, mentre i mezzi coinvolti nel tragico impatto sono stati anch’essi sequestrati per ulteriori indagini.

La comunità è sotto shock per quanto accaduto, mentre le forze dell’ordine continuano a lavorare per ricostruire i dettagli di questo tragico evento.

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Legale Sangiuliano, da Boccia forse altre registrazioni

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“Non posso escludere tutto quello che” Maria Rosaria Boccia “ha captato in altri luoghi di nascosto” ma “ovviamente non con la consapevolezza dell’allora ministro”. Arriva dal legale di Gennaro Sangiuliano, l’avvocato Silverio Sica, un ulteriore colpo di scena nella vicenda costata la poltrona all’ex inquilino di via del Collegio Romano.

Il penalista, che nei giorni scorsi ha depositato una denuncia a carico dell’imprenditrice, ribadisce che “Sangiuliano aveva un controllo pieno della situazione per quanto riguarda gli affari ministeriali” e professa “serenità” assicurando di avere messo a disposizione degli inquirenti della Procura di Roma, che hanno proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati della 41enne, tutto il materiale necessario a “verificare che non c’è nulla” di illecito nella condotta del suo assistito. Sica, comunque, sostiene che le eventuali registrazioni non sono tali da “mettere “in imbarazzo altri componenti del governo”.

Il boccino è comunque, ora, nella mani dei pm di piazzale Clodio che contestano alla Boccia i reati di violenza e minaccia a corpo politico e lesioni aggravate. Quest’ultima fattispecie è legata a quanto avvenuto la notte tra il 16 e il 17 luglio scorso a Sanremo durante un diverbio con l’allore ministro che, è detto nella denuncia a cui sarebbero stati allegati anche documenti, è stato colpito da Boccia alla testa.

Una ferita visibile anche in alcune foto scattate a Sangiuliano nei giorni successivi in eventi pubblici. Intanto l’indagine dei magistrati capitolini, che viaggia parallela con quella che vede indagato l’ex capo del dicastero per di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio e all’attenzione del tribunale dei ministri, muove i primi passi. Gli investigatori hanno avviato l’analisi dei cellulari, dei pc e delle schede di memoria e pen drive sequestrati durante la perquisizione nell’abitazione a Pompei dell’imprenditrice il 21 settembre scorso.

In particolare i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno acquisito tre cellulari (Samsung, Nokia e Apple), cinque schede di memoria, due pendrive, due pc Apple e un tablet. Posti sotto sequestro anche gli occhiali Smart utilizzati dalla 41enne per effettuare anche delle riprese all’interno della Camera dei deputati. L’attività istruttoria richiederà alcuni giorni con l’estrapolazione anche di chat e documenti eventualmente. Gli inquirenti cercano riscontri sui dialoghi intercorsi tra i due sulla presunta gravidanza e sui tentativi di Boccia di contattare il ministero per “conoscere gli esiti della procedura di nomina” a consulente poi saltata. Al termine dell’attività tecnica non è esclusa una convocazione a piazzale Clodio per l’indagata per essere interrogata.

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Omicidio Cecchettin, il papà: io penso a Giulia, a Turetta nulla da dire

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“Non c’è giorno in cui non pensi alla mia Giulia e a tutto quello che ho perso con lei. Se vedessi Filippo ? Il danno ormai lo ha fatto. Non avrei nulla da dirgli”. Sono come pietre, pur se espresse col solito tono pacato, le parole di Gino Cecchettin nel giorno in cui, con l’inizio del processo a Filippo Turetta, gli è toccato un’altra volta mostrare in pubblico un dolore che non può diminuire.. Elegante, con la spilletta della Fondazione per Giulia attaccata al rever del vestito blu, Cecchettin si è concesso alla ressa di giornalisti e fotografi al termine della prima udienza ‘tecnica’, che ha aperto il processo in Corte d’Assise a Venezia.

I fratelli di Giulia, Elena e Davide, non sono venuti: “stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui” ha spiegato Gino. “Oggi – ha aggiunto è un giorno di grande dolore, come tutti gli altri del resto”. Nelle dichiarazioni di Cecchettin non c’è mai stata la parole vendetta: “sono sicuro che il Giudice, il collegio, sapranno ben giudicare quanto è successo, con la pena giusta che sarà stabilita dalla giuria”. E non gli interessa, “se sarà un processo veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia”. T

uretta non si è visto in aula, come aveva anticipato il suo difensore, per evitare almeno all’inizio la spettacolarizzazione mediatica. Un’ assenza che lascia indifferente il papà di Giulia: “è a sua discrezione venire o meno al processo, non sta a me giudicare” risponde. Ma quando gli chiedono se ha “paura” di poter incrociare in aula una prossima volta gli occhi di Filippo Turetta, Gino Cecchettin è gelido: “Perchè dovrei aver paura ? A Filippo non avrei niente da dire”.

Cecchettin non ha voluto anticipare se parteciperà personalmente alle prossime udienze. In aula oggi non c’erano naturalmente nemmeno i genitori di Filippo. Nicola Turetta ed Elisabetta Martini, che da quando il figlio è in carcere hanno eretto un muro con il mondo esterno. Anche per i Cecchettin il rapporto con loro pare un capitolo, se non chiuso, perlomeno sospeso: “I Turetta – dice ancora Gino – non li sento da tempo. Non c’è rancore, tutti abbiamo le nostre colpe. Se mi scrivono io rispondo sempre. L’ultima volta li ho sentiti risale a molto tempo fa, quando sono uscite le indiscrezioni sull’interrogatorio di Filippo in carcere”. “Ora – conclude – porto avanti la battaglia che ha iniziato mia figlia Elena con la Fondazione che si basa sui valori di Giulia”.

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