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Cronache

Porti italiani vietati alle navi russe

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Le navi russe, da domani, non potranno gettare l’a’ncora nei porti italiani. La decisione rientra nel pacchetto di sanzioni decise dall’Europa nei confronti di Mosca per l’invasione dell’Ucraina. E per evitare aggiramenti lo stop all’entrata nei porti riguarda anche le navi che abbiano cambiato la propria bandiera, da russa a qualsiasi altra nazionalita’, dopo il 24 febbraio 2022. Contemporaneamente Roma ha riaperto la rappresentanza diplomatica in Ucraina. ‘Un segno di speranza’ ha detto l’ambasciatore Pier Francesco Zazo da Kiev dove ha fatto rientro. Intanto il conflitto, oltre il cinquantesimo giorno, miete nuove vittime e registra continui attacchi a citta’ e villaggi. Ed e’ di oggi la denuncia di ‘rastrellamenti e deportazioni’. ‘I russi stanno raccogliendo tutti gli uomini di Mariupol e li trasferiscono a Bezimenne, un villaggio del Donetsk sotto il loro controllo’, riporta l’agenzia Unian, sottolineando che una volta trasferiti “gli vengono sequestrati i documenti in attesa di nuovo ordine”. “Stanno compiendo una intensa ‘pulizia’ degli uomini, abbiamo le prime conferme”, ha scritto su Telegram un consigliere del sindaco della citta’, Petro Andryushchenko. Sempre oggi raid russi, contro una fabbrica di armi in un distretto di Kiev, hanno provocato un morto e diversi feriti ha riferito il sindaco Vitali Klitschko. Bombardamenti sono in corso in diverse zone del paese dei girasoli. Una grossa nuvola di fumo si e’ alzata dal distretto di Darnyrsky nel sud-est della capitale dopo quelli che Mosca ha definito “attacchi a lungo raggio di alta precisione” contro l’impianto che produce armamenti. A poche ore dalla Pasqua, cristiana, ortodossa ed ebraica e nel mese sacro dell’Islam, il conflitto non volce certo alla fine. E oltre a fare nuove vittime rischia di ridurre la capacita’ di resistere ai combattimenti. Tanto che c’e’ preoccupazione al Pentagono che le oltre 40.000 munizioni, inviate dagli Stati Uniti a Kiev, nel nuovo pacchetto da 800 milioni di dollari di aiuti militari, possano non bastare a fronteggiare gli intensi combattimenti attesi nei prossimi giorni. E l’asticella della tensione, tra Mosca e l’Occidente, si alza anche sul fronte diplomatico. Mentre si moltiplicano gli appelli del presidente ucraino Zelensky per ottenere aiuti militari, le sanzioni adottate dalla Gran Bretagna nei confronti della Russia hanno spinto il Cremlino a vietare l’ingresso nel Paese al premier britannico Boris Johnson e a molti altri alti funzionari. La Russia risponde con rabbia all’isolamento internazionale che pesa soprattutto sull’economia del Paese. La Gran Bretagna, inoltre, secondo il Times, e’ entrata in territorio ucraino con forze speciali per addestrare i militari ucraini nell’impiego di alcuni tipi di armi forniti da Londra, come i razzi anti-carro Nlaw. Una mossa che ha irrigidito non poco il Cremlino. Zelensky e’ tornato a chiedere piu’ armi all’Occidente per ‘rendere la guerra piu’ breve’. Piu’ e prima avremo tutte le armi che abbiamo richiesto – ha spiegato in un video messaggio -, piu’ forte sara’ la nostra posizione e prima arrivera’ la pace. Prima il mondo democratico riconoscera’ che l’embargo petrolifero contro la Russia e il blocco completo del suo settore bancario sono passi necessari verso la pace, prima la guerra finira’”. La Germania da parte sua ha confermato l’intenzione di portare a 2 miliardi il budget per gli aiuti militari internazionali, la maggior parte dei quali sara’ destinata proprio all’Ucraina. Un nuovo bilancio del conflitto parla di 2.500-3.000 militari ucraini uccisi dall’inizio del conflitto, mentre per le forze armate di Kiev i militari russi che hanno perso la vita sono “almeno 20.100”. Dopo 52 giorni di combattimenti si registrano anche 163 aerei da caccia abbattuti, oltre a 145 elicotteri e 138 droni, 762 carri armati, 371 pezzi di artiglieria, 1.982 veicoli blindati e 125 sistemi di lanciamissili. Il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Liudmyla Denisova, ha riferito invece che e’ salito a 200 il numero di bambini rimasti uccisi dall’inizio dell’invasione russa, ed altri 360 sono stati feriti. Secondo la polizia, 900 civili trovati morti nella regione che circonda Kiev sarebbero stati uccisi con colpi di pistola e poi abbandonati nelle strade o sepolti sommariamente. Nella regione di Zaporizhzhia, inoltre, le autorita’ locali denunciano che dall’inizio dell’invasione le forze russe hanno rapito piu’ di 30 tra sindaci e deputati locali. Nel mirino dell’offensiva russa ci sono le principali citta’ ucraine, a partire dalla capitale Kiev dove le sirene hanno risuonato nella notte e in mattinata e’ stata bombardata una fabbrica di carri armati in periferia. Le forze russe mirano al “centro di controllo”, un bunker sotto l’Ufficio di Zelensky nel centro della capitale. L’alta tensione e l’attesa di nuovi attacchi fanno siche la popolazione venga invitata a non rientrare a casa e tenersi al sicuro. Sotto attacco anche Lyschansk e Severodonetsk dove e’ stato colpito un gasdotto; missili hanno danneggiato l’aeroporto di Oleksandria. Le forze armate ucraine riferiscono di avere respinto 10 attacchi nella zona di Donetsk e Lugansk nelle ultime 24 ore.

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Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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Uccide la moglie e si presenta ai carabinieri

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Femminicidio a Sestri Levante questa mattina. Un uomo di 74 anni, Giampaolo Bregante, ha sparato alla moglie, Cristina Marini. Dopo l’omicidio si è presentato dai carabinieri e ha confessato. Secondo le prime informazioni l’uomo ha detto di avere ucciso la moglie per “porre fine alla sua depressione e visto che la moglie si rifiutava di prendere le medicine per le cure”. Sul posto sono arrivati i medici del 118 e i carabinieri del nucleo investigativo. I militari sono coordinati dal pm Stefano Puppo.

Comandante di lungo corso, Giampaolo Brigante è conosciuto come una persona tranquilla, amante del mare. Ieri era con alcuni suoi amici a giocare a pinnacolo, come tutti i giorni. “Amava raccontare le sue avventure per mare sui traghetti – raccontano gli amici – Era preoccupato solo per la depressione della moglie ma non faceva trapelare nulla”. Il primo ad accorrere sul luogo dell’omicidio è stato il figlio Righel avvisato dal padre dopo che aveva sparato alla moglie, assieme ai carabinieri che avevano ricevuto la telefonata da parte dell’omicida. Il corpo di Cristina Marini si trovava riverso in cucina. Giampaolo Bregante è stato quindi condotto nella caserma di via Val di Canepa a disposizione del magistrato di turno.

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San Gennaro fa il miracolo e il Cardinale chiede giustizia sociale per Napoli

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Questa mattina, alle 10 in punto, il miracolo di San Gennaro si è ripetuto nel Duomo di Napoli, portando con sé un profondo significato religioso e sociale. Come da tradizione, l’annuncio della liquefazione del sangue del santo Patrono è stato dato dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ai fedeli che gremivano la cattedrale. Il sangue, contenuto nella famosa ampolla, era già sciolto al momento in cui è stato portato sull’altare maggiore, trasportato dai seminaristi. La celebrazione eucaristica, come sempre, ha attirato numerosi fedeli e personalità illustri, tra cui il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca, il principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito.

La tradizione del miracolo di San Gennaro, atteso tre volte l’anno – il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre – è un momento di grande devozione per i napoletani, che vedono in questo evento un segno di protezione e speranza.

Durante la sua omelia, l’arcivescovo Battaglia ha collegato il miracolo del sangue con la sofferenza e le difficoltà vissute dalla città. “Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza e del degrado sociale”, ha dichiarato, ricordando tragedie recenti come il crollo di Scampia e l’esplosione di Forcella. Con queste parole, Battaglia ha voluto sottolineare la necessità di una risposta collettiva e solidale alle sfide che Napoli affronta quotidianamente.

L’arcivescovo ha proseguito il suo discorso ponendo l’accento sull’importanza di affrontare le emergenze sociali come opportunità per costruire un futuro di giustizia e pace. Ha menzionato l’emergenza educativa e abitativa come priorità che richiedono interventi immediati, ma che al tempo stesso offrono la possibilità di disegnare una nuova traiettoria per la città. “Occorre avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione”, ha esortato Battaglia, invitando la comunità a riscoprire il valore della solidarietà e della cura reciproca.

Napoli, città dalle profonde contraddizioni ma anche dalle grandi risorse umane, è stata al centro di un appello accorato a ripartire da quei gesti semplici ma fondamentali che la sorreggono ogni giorno: “Ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano”, ha detto Battaglia, invitando i napoletani a non voltare mai lo sguardo di fronte alla sofferenza altrui e a lottare per una città più giusta e pacifica.

Il miracolo di San Gennaro, dunque, non è solo un evento religioso, ma un invito a riscoprire la dimensione della solidarietà, della cooperazione e della speranza, elementi essenziali per costruire una Napoli migliore e più equa. Concludendo, l’arcivescovo ha invocato la protezione del santo Patrono affinché il segno del suo sangue “ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per il mondo intero il sogno di Dio”.

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