C’è una fila ordinata nel policlinico Federico II: quasi tutti giovani, rispettano la distanza di sicurezza prevista dalle misure anti coronavirus, hanno prenotato al numero messo a disposizione dall’Azienda ospedaliera. mL’appello a donare sangue è stato accolto e in Campania è rientrata l’emergenza e questo ha consentito di organizzare al meglio il flusso dei donatori per avere costantemente ‘sangue fresco’ indispensabile per far fronte alle emergenze sanitarie che si potrebbero verificare in questo periodo reso difficile dalla pandemia del coronavirus.
Una struttura – quella del Secondo Policlinico – che come le altre si è mobilitata per trovare soluzione immediata ad una urgenza. Il punto della situazione ad opera del Prof. Antonio Leonardi, professore ordinario di Patologia Generale, direttore UOC immunoematologia e medicina trasfusionale, Università Federico II di Napoli.
Il popolo napoletano ce la mette tutta per fronteggiare le difficoltà e anche se in Campania ci sarà il contributo delle Forze Armate nei controlli per il rispetto delle ordinanze per il contenimento del contagio da Covid-19 – una risposta molto positiva c’è stata nelle ultime settimane all’appello fatto dai media per la richiesta di sangue, una criticità che in questo momento è stata superata e dunque può essere gestita nel migliore dei modi. Un enorme senso di responsabilità e di appartenenza alla comunità dei cittadini ha fatto sì che il numero delle donazioni salisse da poche unità anche ad oltre 50 persone in un giorno.
Si può adesso gestire in maniera intelligente il flusso di donatori: il personale addetto invita i cittadini volontari a lasciare il recapito telefonico per poi richiamarli e articolare nel migliore possibile gli appuntamenti quotidiani per la presenza quotidiana di massimo 20-25 donatori. Questo tipo di organizzazione consentirà di far fronte all’eventuale ‘crollo’ dei donatori che nel tempo potrà verificarsi con il picco – nel nostro territorio – dell’influenza Coronavirus (statisticamente nei periodi di crisi i numeri scendono per paura o altro). In questi giorni, chi si prenota, riceve l’invito che consente alle persone di uscire di casa (giustifica utile per i controlli delle forze dell’ordine) e l’attestato post donazione per il rientro e il tutto si svolge in totale sicurezza per il donatore che entra singolarmente – rispettando tutte le norme – nelle apposite stanze adibite ai controlli di routine propedeutici alla donazione.
L’abbraccio virtuale in attesa di quello vero
Donare è un gesto importante e di grande aiuto. La durata di una sacca di sangue (per la precisione 450 ml) è di circa 40 giorni (i globuli rossi hanno vita breve): un ipotetico esubero sarebbe messo a disposizione del territorio nazionale per gli ammalati ematologici e oncologici e per coloro che hanno la necessità di subire un intervento urgente e indifferibile di cardiochirurgia e chirurgia oncologica (le piastrine in agitazione durano 5 giorni, sono un farmaco di supporto proprio ai pazienti onco-ematologici adulti e bambini). La chirurgia d’urgenza si poggia in modo fondamentale proprio sulla medicina trasfusionale.
Si dona per generosità, per un atto d’amore, per aiutare un familiare, un amico, semplicemente per aiutare il prossimo. C’è chi lo fa abitualmente, chi ha scelto di farlo in questo periodo, sensibilizzato dai numerosi appelli. La fase introduttiva (compilazione questionario, verifica emoglobina e altri controlli necessari) dura su per giù 30 minuti, la donazione al massimo 10 minuti. Il tutto è indolore e in un ambiente dove ci si trova a proprio agio grazie alla professionalità e alla gentilezza del personale sanitario. E ci si lascia andare ad un abbraccio virtuale tutti insieme: da sempre l’unione fa la forza.
Il 23 novembre 1980 è una data incisa nella memoria dell’Italia. Alle ore 19:35, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8, seguita da un’altra di magnitudo 5, devastò le province di Avellino, Salerno e Potenza, colpendo anche altre zone della Campania e della Basilicata. Una tragedia che causò migliaia di vittime e distrusse interi paesi, lasciando ferite profonde nel cuore delle comunità.
A 44 anni di distanza, i Vigili del Fuoco di Avellino, insieme alle istituzioni e ai cittadini, vogliono rendere omaggio alle vittime e ai feriti di quella catastrofe, ricordando anche il sacrificio di chi, con coraggio e abnegazione, si mobilitò per portare soccorso.
Il ricordo dei soccorritori
I Vigili del Fuoco furono tra i protagonisti della risposta all’emergenza. Nonostante le difficoltà rappresentate da un territorio montagnoso, dalle condizioni meteorologiche avverse e dalle vie di comunicazione interrotte, operarono senza sosta per mesi. Ragazzi che, con il loro spirito di adattamento, riuscirono a superare ogni ostacolo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della popolazione colpita.
«Vogliamo ricordare l’immane lavoro dei nostri colleghi Vigili del Fuoco, che affrontarono sacrifici personali senza precedenti per fronteggiare una situazione straordinaria», sottolineano oggi i rappresentanti del corpo.
Un messaggio dal Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato alle commemorazioni a Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei comuni più colpiti dal sisma, ricordando con commozione il sacrificio delle vittime e il moto di solidarietà che ne seguì.
«Quella tragedia rappresentò uno spartiacque per il nostro Paese, evidenziando la necessità di un Sistema nazionale di protezione civile. Oggi, la Protezione Civile italiana è un modello d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale», ha dichiarato Piantedosi.
L’impatto storico e umano
La scossa devastò un’area di 17.000 chilometri quadrati, rendendo i soccorsi estremamente complessi. Cinque giorni dopo il sisma, tutti i corpi erano stati estratti dalle macerie, ma il lavoro di ricostruzione e assistenza durò per mesi. Allora, il presidente Sandro Pertini denunciò i gravi ritardi nei soccorsi, sollevando l’urgenza di migliorare le risposte alle emergenze.
Quella tragedia fu il punto di partenza per la nascita, nel 1982, del Dipartimento della Protezione Civile, che oggi coordina le emergenze sul territorio nazionale con rapidità ed efficacia.
Un tributo all’Italia solidale
L’anniversario del terremoto in Irpinia è un’occasione per ricordare non solo il dolore, ma anche la straordinaria solidarietà che unì il Paese. Da ogni angolo d’Italia arrivarono soccorritori e aiuti per sostenere le popolazioni colpite.
I Vigili del Fuoco di Avellino celebrano oggi il coraggio e la dedizione di chi si sacrificò per portare speranza e sollievo in un momento di disperazione, riaffermando il valore della memoria collettiva e dell’impegno civile.
Questa mattina, alle ore 8:35, è stata registrata una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2,2 della scala Richter sul Vesuvio, precisamente sul versante di Ottaviano. La scossa, localizzata a una profondità di appena 20 metri, è stata percepita dalla popolazione locale, sebbene senza provocare danni.
Un evento di natura superficiale
La particolarità di questo evento sismico è la sua natura superficiale: essendo avvenuto a una profondità molto ridotta, il movimento del suolo è stato avvertito con maggiore intensità nelle aree circostanti l’epicentro, pur trattandosi di una magnitudo contenuta.
La rete di monitoraggio sul Vesuvio
Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, è costantemente sotto osservazione dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli eventi sismici di bassa intensità e profondità, come quello di questa mattina, rientrano nelle normali attività vulcaniche e tettoniche dell’area.
Cosa significa per la popolazione
Gli esperti sottolineano che una scossa di questa entità non rappresenta un motivo di preoccupazione. Tali fenomeni sono parte della normale attività geodinamica dell’area vesuviana e non indicano necessariamente cambiamenti significativi nel comportamento del vulcano.
Consigli per la cittadinanza
È sempre utile che la popolazione residente in aree vulcaniche adotti semplici pratiche di prevenzione e segua le comunicazioni ufficiali delle autorità locali e degli enti scientifici.
L’evento odierno, pur avvertito dalla cittadinanza, rientra nella casistica di scosse leggere che non destano particolari allarmi, ma che ricordano l’importanza di vivere consapevolmente in una zona caratterizzata da fenomeni naturali unici.
Ad Avellino l’intervento congiunto dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato hanno portato al salvataggio di una donna e dei suoi figli da una situazione critica.
Il delicato intervento si è svolto ad Avellino, in via Circumvallazione, dove i Vigili del Fuoco sono intervenuti su richiesta della Polizia di Stato per affrontare una grave situazione di emergenza familiare. Un uomo, armato di coltello, minacciava la sua compagna, una donna di origini senegalesi, e i loro tre figli: due bambine e un maschietto.
La donna, temendo per la propria vita e quella dei suoi figli, si era rifugiata in una stanza chiusa a chiave. In cerca di aiuto, aveva portato i bambini sul balcone, attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine e dei soccorritori. La tempestività dei Vigili del Fuoco, intervenuti con un’autoscala, ha permesso di mettere subito in salvo le due bambine, che sono state portate in un luogo sicuro.
Mentre l’operazione di soccorso continuava per raggiungere la madre e il figlio, l’uomo è riuscito a sfondare la porta della stanza, aumentando ulteriormente il rischio per i presenti. È stato in quel momento che gli agenti della Polizia di Stato, già sul posto, sono intervenuti con prontezza, riuscendo a bloccare e neutralizzare l’aggressore prima che potesse ferire qualcuno.
Completata la messa in sicurezza dell’uomo, i Vigili del Fuoco hanno riportato le bambine al fianco della madre, concludendo con successo l’intervento. Nessuno tra i coinvolti ha riportato ferite, e la donna e i suoi figli sono stati affidati alle cure dei servizi sociali per il supporto necessario.