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Più difficile andare in pensione, si tratta sul turnover

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La mano tesa alle mamme, ma dai due figli in su, e la doccia fredda per chi sognava la pensione anticipata: prende finalmente forma, a dieci giorni dal varo in Consiglio dei ministri, la seconda manovra targata Meloni-Giorgetti. Che riserva più di una sorpresa da svariate nuove tasse all’obbligo per le imprese di assicurarsi contro le calamità, passando per il mini-tesoretto per il Parlamento da 200 milioni (e in due anni) fino al contributo alla spending review che supererà il mezzo miliardo l’anno anche per gli enti locali. E tanto è importante mostrarsi virtuosi nel contenimento delle spese, anche in vista delle pagelle delle agenzie di rating, che rispunta, ma è ancora tutto da vedere, anche il blocco del turnover per la pubblica amministrazione. Per ora è solo una voce non ancora declinata nella prima bozza circolata di un testo che, assicura il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, arriverà in Senato “tra giovedì e venerdì”.

C’è ancora tempo, insomma, per trattare. Un braccio di ferro sotterraneo anche perché anche alla Pa, raccontano alcuni parlamentari, avrebbero saputo dell’idea solo dalle bozze. Si parla di una percentuale minima, del 10%, e salvaguardando le strutture impegnate nel Pnrr. Ma in Transatlantico c’è anche chi fa previsioni draconiane, di un blocco tra il 25 e il 35%, che tanto ricorda i tempi dell’austerity dopo la grande crisi del 2008. Al momento non ci sarebbe affatto una intesa sul punto e si starebbero ancora facendo i calcoli per valutare l’impatto anche in termini di risparmi. Di certo il ministro della Pa, Paolo Zangrillo, in questi mesi non ha fatto che sottolineare la necessità di svecchiare il pubblico impiego e attrarre competenze (anche con la campagna sul “posto figo”). Se è ancora aperta la partita della Pa – che comunque incassa risorse per i rinnovi dei contratti – definiti sono invece i tagli per gli enti locali, con le Regioni che dovranno ridurre le spese per 350 milioni l’anno (fatte salve le voci i diritti sociali e la salute) i sindaci dovranno sforbiciare 200 milioni e le Province 50. In più ci sono i tagli ai ministeri (in tutto la spending dovrebbe arrivare a 10 miliardi in tre anni) e il contenimento di una delle voci di spesa più imponente, quella per la previdenza.

Se aumenta di un poco la rivalutazione per gli assegni medi, si riducono, dall’altro lato, gli scivoli per i nuovi pensionandi, con un aumento dei requisiti per Ape social e Opzione donna, che comunque rimangono anche nel 2024, così come per Quota 104, che vede anche una riduzione dell’assegno nella parte retributiva. Anche chi è tutto nel contributivo non potrà andare facilmente in pensione anticipata, visto che per uscire a 64 anni servirà avere maturato almeno 3,3 volte l’assegno sociale (anziché le attuali 2,8 volte). In più chi punta alla pensione anticipata per aver superato i 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) dovrà fare i conti con l’adeguamento all’aspettativa di vita che ripartirà già dal 2025, anziché dal 2027.

Vedendo allontanarsi il momento dell’uscita. Si tratta di fatto di una “super-Fornero”, altro che superamento, vanno all’attacco le opposizioni, che puntano il dito anche contro la scelta di aumentare l’Iva sui prodotti per la prima infanzia e per la cosiddetta tampon tax (una battaglia a suo tempo bipartisan). Nemmeno il taglio del cuneo convince le minoranze: troppo “timida” la maggioranza che si limita a prorogare per un altro anno la riduzione di 6 punti fino a 35mila euro e 7 per chi sta entro i 25mila euro. Un intervento comunque rafforzato, anche se per poche decine di euro, dall’incrocio con l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Anche questo, per ora, per il solo 2024.

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Politica

La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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