“Non abbiamo mai visto così tanti missili contemporaneamente sui nostro monitor”. Sono missili balistici, cruise, bombardieri strategici. Ed è il portavoce dell’Aeronautica militare ucraina Yuriy Ihnat, che descrive in questi termini il massiccio attacco lanciato dai russi sull’Ucraina nelle prime ore del mattino. Tra i più potenti dall’inizio del conflitto ormai quasi due anni fa, e con una gamma di obiettivi che non lascia spazio a dubbi sulla volontà di colpire e distruggere. A fine giornata il bilancio arriva a 30 morti mentre i feriti sono circa 160. A Kiev, Kharkiv, Leopoli. Ma anche Dnipro e Odessa.
E ancora Zaporizhzhia, dove si contano almeno otto morti, il numero più alto in un’unica località colpita. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla di circa 110 missili, “la maggior parte è stata abbattuta”, dice affermando che gli attacchi russi hanno preso di mira “un reparto maternità, scuole, un centro commerciale, edifici residenziali a più piani e case private, un magazzino commerciale e un parcheggio”. Promette una risposta adeguata e poi, annunciando di aver visitato Adviika, la città nell’Ucraina orientale ormai da tempo sotto costante attacco delle forze russe, “una delle zone più difficili della linea del fronte” dice, ringrazia i soldati (li chiama i “guerrieri”), grazie ai quali l’Ucraina è “sopravvissuta” nel 2023.
Ancora le immagini di palazzi in fiamme e distruzione che arriva fino a Kiev, ancora – quasi due anni dopo – i cittadini della capitale corsi a rifugiarsi nei tunnel della metropolitana. Mentre dalla vicina Polonia giunge la conferma di un preoccupante dettaglio: “Tutto indica che un missile russo è entrato nello spazio aereo della Polonia. Lo abbiamo individuato con il radar. Poi ne è uscito” immediatamente in direzione dell’Ucraina, ha dichiarato il capo di stato maggiore dell’esercito polacco, generale Wieslaw Kukula, mentre il Comando operativo delle forze armate polacche aveva precedentemente parlato di un “oggetto aereo non identificato” entrato dal confine ucraino. Inevitabile il nervosismo che nasce da questa denuncia: lo spettro di ‘sconfinamenti’ si aggira spesso sul conflitto ucraino, un timore diventato concreto già in passato nei 22 mesi di guerra sul territorio ucraino stretto fra la Russia e un alleato Nato, la Polonia appunto.
E allora l’Alleanza reagisce subito, con un colloquio telefonico tra il segretario generale Jens Stoltenberg e il presidente polacco Andrzej Duda: “La Nato è solidale con il nostro stimato alleato, sta monitorando la situazione e resteremo in contatto non appena i fatti saranno accertati. La Nato resta vigile”, riferisce Stoltenberg. Non tardano nemmeno le reazioni dalle capitali occidentali, con la corsa a confermare il sostegno a Kiev: da Bruxelles dove l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ricorda che “L’Ue resta impegnata nel 2024 a fornire ulteriori attrezzature militari per sostenere l’Ucraina nella resistenza all’invasione russa”. E da Londra che annuncia subito l’invio all’Ucraina, in tempi brevi, di circa 200 missili di difesa aerea in Ucraina.
Il monito del presidente degli Stati Uniti Joe Biden è intanto una vera e propria sollecitazione al Congresso Usa dove il proseguimento del sostegno a Kiev rischia di fermarsi, o ridimensionarsi, costringendo il commander in chief a rivedere le promesse fatte a Zelensky. Quest’ultimo massiccio attacco, dice allora, “ricorda al mondo che, dopo quasi due anni di guerra devastante, gli obiettivi di Putin restano invariati. Vuole cancellare l’Ucraina e soggiogare la sua popolazione. Deve essere fermato”. Poi l’esplicita esortazione a Capitol Hill, affinché si approvino nuovi aiuti a Kiev: il Congresso “deve agire senza ulteriori ritardi. La posta in gioco non potrebbe essere più alta. Putin non ha solo tentato di distruggere l’Ucraina, ha minacciato anche alcuni dei nostri alleati della Nato”.