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Pinelli (CSM: magistrati esposti alla giustizia mediatica

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Nuovo richiamo del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, l’avvocato Fabio Pinelli, affinchè giudici e pubblici ministeri stiano in allerta dal subire interferenze e pressioni dalla cosiddetta “giustizia mediatica”.

Una ‘minaccia’ più attuale alla loro indipendenza di giudizio rispetto “alle classiche ipotesi di patologica ‘prossimità’ di qualche” toga “ad una delle parti della contesa”, ha detto il numero due di Palazzo dei Marescialli. Il campanello d’allarme di Pinelli è risuonato in occasione della felpata cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense, svoltasi nella Sala Regia di Palazzo Venezia con il presidente Francesco Greco a fare gli onori di casa.

Presente anche il Guardasigilli Carlo Nordio che ha auspicato che “se domani dovessimo arrivare a una riforma costituzionale” sia “inserito il ruolo fondamentale che hanno gli avvocati”, musica accattivante per la platea dell’Avvocatura, circa 240mila professionisti, compresi i praticanti. Ben rappresentata la componente femminile, che costituisce circa la metà dei professionisti ed è maggioranza tra i praticanti. “Nell’alveo delle responsabilità, al centro del sistema si pone la corretta declinazione della responsabilità sociale del magistrato, la cui prima ed essenziale declinazione – ha detto Pinelli nel suo intervento – attiene alla sua autentica indipendenza in quanto effettivamente impermeabile alle influenze esterne”.

“Queste influenze – ha proseguito Pinelli – sono oggi quanto mai insidiose e molteplici perché riconnesse non tanto alle classiche ipotesi di patologica ‘prossimità’ di qualche magistrato ad una delle parti della contesa. Semmai, la misura della capacità del magistrato di ‘resistere’ alle pressioni esterne attiene, più profondamente, a una serie di potenziali sottili interferenze non sempre di immediata percepibilità anche per il magistrato stesso”. Tra le “interferenze”, Pinelli ha indicato “il problematico rapporto tra legge e interpretazione nella complessità dell’ordinamento multilivello e dell’iperproduzione normativa”.

A seguire, “la seduzione valoriale dell’interpretazione soggettiva, quando non ideologicamente orientata, dietro il velo del ‘costituzionalmente conforme’; la moltiplicazione esponenziale delle istanze di giustizia in una società sempre più conflittuale, priva della mediazione solidaristica e centrata sulle spinte egoistiche di ciascuno”. Infine, “i guasti della giustizia mediatica, dove si smarrisce il senso autentico del processo come ricerca condivisa della verità per la suprema garanzia dei diritti, dell’onorabilità, della libertà e dove talora persino la vittima – sia detto con il massimo rispetto – è fatalmente portata dalla logica mediatica ad assumere un ‘ruolo’ improprio al pari del giudice sottoposto alle pressioni e del pubblico ministero preteso vindice; e così via”.

Sulle “precondizioni culturali” comuni “al lavoro dell’avvocato e del magistrato” si è soffermata la Prima presidente della Cassazione Margherita Cassano esortando ad evitare antagonismi in udienza per dedicarsi invece alla “scrupolosa opera di ricostruzione giudiziale che tenga conto di tutte le ragioni prospettate” al fine di evitare “l’errore giudiziario che è la situazione più tragica che possa verificarsi nella vita di ogni persona”. Preoccupa l’avvento dell’intelligenza artificiale, e il presidente Greco chiede “che sia vietato l’uso della macchina intelligente e degli algoritmi per scrivere i provvedimenti giudiziari. Sull’ efficienza del sistema giustizia, Nordio ha rilevato che “nessuno si è mai chiesto se ci sia una proporzione tra il target che ci proponiamo e il budget che abbiamo a disposizione: non possiamo considerarle due variabili indipendenti. Nessuno ha mai chiesto in Italia quanti fossero i magistrati necessari per arrivare a un tempo ragionevole della sentenza e quanti fossero gli amministrativi ad assisterli. Noi ora lo stiamo facendo”, ha assicurato il ministro che spera anche che i futuri magistrati pratichino “l’umiltà nella giurisdizione” che lui ritiene “dote fondamentale” delle toghe.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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