Feriti tra le forze dell’ordine, danni ingenti alla città – non solo materiali, ma anche d’immagine – una guerriglia urbana che ha terrorizzato tutti: quando Napoli è ancora sotto choc per la giornata di follia appena trascorsa, continua a tenere banco la polemica sulla sicurezza: l’opposizione – da M5s ai Verdi, passando per Azione – chiede conto al ministro Piantedosi, definito “inadeguato”. Ma il titolare del Viminale rivendica alle forze di polizia di aver agito con “competenza, equilibrio e concretezza” e di aver “evitato il peggio”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il capo della Polizia, Lamberto Giannini, sottolinea “l’equilibrio” grazie al quale sono state evitate “ben più gravi conseguenze”.
La domanda che ricorre è: lo scempio poteva essere evitato? Di fronte a quello che in molti definiscono un “disastro annunciato” anche il prefetto di Napoli fa capire che le cose potevano andare perfino peggio: “abbiamo scongiurato scontri tra i tifosi”, dice. Ma per capire le cause non basta analizzare quanto è successo ieri. Il primo aspetto, infatti, riguarda l’arrivo dei tifosi tedeschi. Al netto della questione dei biglietti – alla fine vietati ai tifosi di Francoforte con un provvedimento del prefetto, validato in seconda battuta dal Tar – la questione è quella dell’ingresso in Italia di persone la cui pericolosità era stata ben evidenziata nei rapporti di polizia. E dunque, la trasferta si poteva impedire?
“No”, afferma l’Associazione nazionale funzionari di polizia, con il suo portavoce Girolamo Lacquaniti. “Non c’è, al momento – dice a Radio 24 – nessuno strumento giuridico che limiti lo spostamento dei cittadini di altri paesi della Comunità europea nel nostro paese. L’autorità amministrativa può vietare la vendita di biglietti, ma se 600-1000 tedeschi decidono che vogliono muoversi verso l’Italia non abbiamo, a meno che non si blocchino le frontiere Schengen, nessuno strumento giuridico che ci legittimi a bloccarli”. Lo stesso prefetto Claudio Palomba è netto sul punto: “Nonostante il divieto di vendita i tifosi potevano circolare. Alla polizia non restava che controllare e monitorare. Ed è quello che è stato fatto”.
Ora, dunque, il problema è quello delle contromisure. E lo evidenza lo stesso ministro Piantedosi quando richiama la necessità di “una rinnovata riflessione sugli strumenti da mettere in campo per evitare il ripetersi di simili episodi”. Posto dunque che la questione è prima di tutto normativa – e il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis invoca una legge anti-violenza nel calcio ‘alla Thatcher’ – la polemica a Napoli si è spostata soprattutto sulla gestione della piazza. La difesa d’ufficio dell’apparato di sicurezza l’ha sostenuta per primo il prefetto Palomba che ha ringraziato le forze dell’ordine per essere riuscite “a evitare il momento di contatto tra le due tifoserie”.
“Il corteo di ieri dei tedeschi – ha spiegato Palomba – non è stato fermato dalla polizia, è stata una scelta. Era un corteo di persone non armate, se avessimo fermato il corteo e fossero andati in giro gruppi di 30-50 persone sarebbe stato più difficile controllarli. Non c’è stato contatto tra le due tifoserie, ci sono stati tentativi di sfondamento ma nessuno si è fatto male tra tedeschi e napoletani e questo è il primario interesse, la tutela delle persone”. Intanto è al vaglio degli investigatori la posizione di oltre 400 ultrà tedeschi identificati tra ieri e questa mattina. Mentre fonti investigative avvertono che alcuni degli ultrà dell’Eintracht potrebbero essere rimasti in Italia e vorrebbero raggiungere Bergamo per incontrarsi con gli ultrà dell’Atalanta, con cui sono gemellati, in occasione della partita contro l’Empoli di sabato prossimo alle 18.
Il 23 novembre 1980 è una data incisa nella memoria dell’Italia. Alle ore 19:35, una scossa di terremoto di magnitudo 6,8, seguita da un’altra di magnitudo 5, devastò le province di Avellino, Salerno e Potenza, colpendo anche altre zone della Campania e della Basilicata. Una tragedia che causò migliaia di vittime e distrusse interi paesi, lasciando ferite profonde nel cuore delle comunità.
A 44 anni di distanza, i Vigili del Fuoco di Avellino, insieme alle istituzioni e ai cittadini, vogliono rendere omaggio alle vittime e ai feriti di quella catastrofe, ricordando anche il sacrificio di chi, con coraggio e abnegazione, si mobilitò per portare soccorso.
Il ricordo dei soccorritori
I Vigili del Fuoco furono tra i protagonisti della risposta all’emergenza. Nonostante le difficoltà rappresentate da un territorio montagnoso, dalle condizioni meteorologiche avverse e dalle vie di comunicazione interrotte, operarono senza sosta per mesi. Ragazzi che, con il loro spirito di adattamento, riuscirono a superare ogni ostacolo, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione della popolazione colpita.
«Vogliamo ricordare l’immane lavoro dei nostri colleghi Vigili del Fuoco, che affrontarono sacrifici personali senza precedenti per fronteggiare una situazione straordinaria», sottolineano oggi i rappresentanti del corpo.
Un messaggio dal Ministro Piantedosi
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato alle commemorazioni a Sant’Angelo dei Lombardi, uno dei comuni più colpiti dal sisma, ricordando con commozione il sacrificio delle vittime e il moto di solidarietà che ne seguì.
«Quella tragedia rappresentò uno spartiacque per il nostro Paese, evidenziando la necessità di un Sistema nazionale di protezione civile. Oggi, la Protezione Civile italiana è un modello d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale», ha dichiarato Piantedosi.
L’impatto storico e umano
La scossa devastò un’area di 17.000 chilometri quadrati, rendendo i soccorsi estremamente complessi. Cinque giorni dopo il sisma, tutti i corpi erano stati estratti dalle macerie, ma il lavoro di ricostruzione e assistenza durò per mesi. Allora, il presidente Sandro Pertini denunciò i gravi ritardi nei soccorsi, sollevando l’urgenza di migliorare le risposte alle emergenze.
Quella tragedia fu il punto di partenza per la nascita, nel 1982, del Dipartimento della Protezione Civile, che oggi coordina le emergenze sul territorio nazionale con rapidità ed efficacia.
Un tributo all’Italia solidale
L’anniversario del terremoto in Irpinia è un’occasione per ricordare non solo il dolore, ma anche la straordinaria solidarietà che unì il Paese. Da ogni angolo d’Italia arrivarono soccorritori e aiuti per sostenere le popolazioni colpite.
I Vigili del Fuoco di Avellino celebrano oggi il coraggio e la dedizione di chi si sacrificò per portare speranza e sollievo in un momento di disperazione, riaffermando il valore della memoria collettiva e dell’impegno civile.
Questa mattina, alle ore 8:35, è stata registrata una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2,2 della scala Richter sul Vesuvio, precisamente sul versante di Ottaviano. La scossa, localizzata a una profondità di appena 20 metri, è stata percepita dalla popolazione locale, sebbene senza provocare danni.
Un evento di natura superficiale
La particolarità di questo evento sismico è la sua natura superficiale: essendo avvenuto a una profondità molto ridotta, il movimento del suolo è stato avvertito con maggiore intensità nelle aree circostanti l’epicentro, pur trattandosi di una magnitudo contenuta.
La rete di monitoraggio sul Vesuvio
Il Vesuvio, uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, è costantemente sotto osservazione dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Gli eventi sismici di bassa intensità e profondità, come quello di questa mattina, rientrano nelle normali attività vulcaniche e tettoniche dell’area.
Cosa significa per la popolazione
Gli esperti sottolineano che una scossa di questa entità non rappresenta un motivo di preoccupazione. Tali fenomeni sono parte della normale attività geodinamica dell’area vesuviana e non indicano necessariamente cambiamenti significativi nel comportamento del vulcano.
Consigli per la cittadinanza
È sempre utile che la popolazione residente in aree vulcaniche adotti semplici pratiche di prevenzione e segua le comunicazioni ufficiali delle autorità locali e degli enti scientifici.
L’evento odierno, pur avvertito dalla cittadinanza, rientra nella casistica di scosse leggere che non destano particolari allarmi, ma che ricordano l’importanza di vivere consapevolmente in una zona caratterizzata da fenomeni naturali unici.
Ad Avellino l’intervento congiunto dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato hanno portato al salvataggio di una donna e dei suoi figli da una situazione critica.
Il delicato intervento si è svolto ad Avellino, in via Circumvallazione, dove i Vigili del Fuoco sono intervenuti su richiesta della Polizia di Stato per affrontare una grave situazione di emergenza familiare. Un uomo, armato di coltello, minacciava la sua compagna, una donna di origini senegalesi, e i loro tre figli: due bambine e un maschietto.
La donna, temendo per la propria vita e quella dei suoi figli, si era rifugiata in una stanza chiusa a chiave. In cerca di aiuto, aveva portato i bambini sul balcone, attirando così l’attenzione delle forze dell’ordine e dei soccorritori. La tempestività dei Vigili del Fuoco, intervenuti con un’autoscala, ha permesso di mettere subito in salvo le due bambine, che sono state portate in un luogo sicuro.
Mentre l’operazione di soccorso continuava per raggiungere la madre e il figlio, l’uomo è riuscito a sfondare la porta della stanza, aumentando ulteriormente il rischio per i presenti. È stato in quel momento che gli agenti della Polizia di Stato, già sul posto, sono intervenuti con prontezza, riuscendo a bloccare e neutralizzare l’aggressore prima che potesse ferire qualcuno.
Completata la messa in sicurezza dell’uomo, i Vigili del Fuoco hanno riportato le bambine al fianco della madre, concludendo con successo l’intervento. Nessuno tra i coinvolti ha riportato ferite, e la donna e i suoi figli sono stati affidati alle cure dei servizi sociali per il supporto necessario.