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Piana di Monte Verna, un sentiero antico che può condurre al futuro

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Forse anche il Covid ha contribuito a farci riscoprire le bellezze e le risorse che in questo straordinario Paese chiamato Italia abbiamo praticamente dietro casa nostra. Di certo il diffondersi della cultura per l’ambente ha incrementato il senso di responsabilità e determinato la nascita anche di un turismo più consapevole ed attento, un traguardo raggiunto grazie alla politica e allo sforzo dei tanti volontari come quelli che in Campania hanno dato vita a “Fare Ambiente”, fondata proprio nella nostra Regione e che oggi si inserisce tra le più fattive ed efficienti associazioni di settore in ambito europeo.

Ecco allora il moltiplicarsi delle iniziative da parte di Associazioni, Enti e semplici cittadini, che anche per vivere una vacanza alternativa in questo strano agosto 2020, nel rispetto di un virus che tanto più circola quanto più si infittiscono gli spostamenti e la promiscuità, hanno riscoperto vecchie  gioie come ad esempio quella di ripiantare una tenda in collina in compagnia di amici e parenti, navigare in tratti di fiumi o specchi d’acqua dimenticati, raggiungere sorgenti praticamente “balneabili” dove poter trovare ristoro dall’intenso caldo di questi giorni in alternativa al mare, e perché no, camminare attraverso antichi percorsi in luoghi incontaminati, ulteriormente abbelliti da testimonianze archeologiche  che nella nostra Campania Felix sono sparse praticamente in ogni dove.

E lo ha capito bene Stefano Lombardi, giovane Sindaco di una piccola ed incantevole cittadina dell’Alto Casertano, Piana di Monte Verna, che nei decenni trascorsi è stata flagellata dalla disoccupazione giovanile ed ha visto così andar via la meglio gioventù, che qui sarebbe comunque sempre pronta a ritornare se ci fossero almeno minime condizioni lavorative, perché chi dal Sud parte qui il cuore lascia per sempre.

Quindi, dopo aver saputo intercettare fondi per manifestazioni che hanno già attirato turisti da tutta la provincia ed oltre (le ultime edizioni del Carnevale cittadino sono state un vero successo), l’Amministrazione Comunale continua a guardare al futuro che sembra essere scritto proprio nel nome della città, il Monte Verna, che assieme ai colli circostanti qui iniziano ad alzarsi in quota e mettersi in fila verso Nord per poi diventare Monti Trebulani. Grazie alla preziosissima collaborazione con la Sezione casertana del CAI (Centro Alpino Italiano), ha preso dunque vita l’iniziativa del “percorso dei Benedettini”, che proprio dal centro cittadino conduce alla vetta del monte cadente nella deliziosa frazione di Villa Santa Croce, dove sono ancora visibili le mura dell’antico Monastero e dal quale si gode di una straordinaria vista a 360 gradi, che spazia dalla Valle del Medio Volturno con alle spalle la sagoma del Vesuvio a Sud, ai Monti del Taburno ad Ovest, dal massiccio del Matese ai Trebulani a Nord ed infine ad Est fino alla costa del Tirrenoe l’Isola di Capri.

Il percorso di ascesa, oggi marcato con indicazione CAI Bianco/Rosso, parte serpeggiando proprio dal cuore di Piana di Monte Verna, nelle immediatezze della storica sede Comunale, per poi arrampicarsi sempre più ripido tra la Macchia mediterranea fino all’antico avamposto religioso. La salita è tosta ma non impossibile e può essere praticata da chiunque ama camminare e così scoprire angoli di storia e natura che solo con il “mezzo delle gambe” può essere realizzato, come ci spiega Natalino Russo nel suo bellissimo libro “L’Italia è un sentiero”, capace di trasmettere l’amore per il viaggiare, passo dopo passo,attraverso i luoghi più belli della nostra penisola. Ma la piacevolissima lettura dello scritto di Natalino Russo (speleologo, esploratore e scrittore per testate come National Geographic)  non è solo una guida ricca di preziosi consigli “tecnici” e dettagliate indicazioni di sentieri edattraversamenti, ma è anche ricchissima di suggestioni, mai enfatizzate, che invitano il lettore a compiere la “semplice” azione che ha in effetti cambiato, e quindi determinato, la storia dell’Uomo:  camminare.

 

Così alle pendici del Monte Verna, da un’idea semplice ed economica è nato un progetto concreto e fattibile con ampie possibilità di sviluppo che già trova fervido supporto in associazioni come “Patto Casertano”, diretta dal presidente Giovanni Lavornia, che in questi luoghi incontaminati ha per altro riattivato la produzione del prodotto tipico locale “Caciocavallo del Re” a supporto dell’economia agricola locale.


L’augurio è che presto questo potenziale attrattore territoriale possa essere inserito in una rete turistica consolidata, magari
in un itinerario di trekking ad hoc, da agganciare non solo ai Monti Trebulani, ma da estendere ai colli del Caiatino o fino al massiccio del Matese, oppurediventare tappa di uno dei già consolidati e rinomati percorsi eno-gastronimici della medesima area dell’Alto Casertano, e così far nascere a Piana di Monte Verna un altro indotto capace di far approdare sempre più turisti e creare nuove opportunità lavorative. Con la speranza che un giorno, i tanti concittadini che sono dovuti andare lontano, possano ritornare grazie anche a questo sentiero antico, che in questo modo condurrà tutti nel futuro.

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Cop29, respinta ipotesi di aiuti per 300 miliardi

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Alla Cop29 di Baku i paesi ricchi provano a chiudere l’accordo sul fondo di aiuti climatici, alzando l’offerta a 300 miliardi di dollari all’anno dal 2035. Ma ai paesi più poveri sembrano ancora troppo pochi: così lasciano il tavolo delle trattative, anche se non escono dal negoziato. La situazione è confusa, le riunioni si susseguono. In serata viene fissata una nuova assemblea plenaria. La Cop29 doveva chiudersi venerdì. Ma l’accordo sugli aiuti climatici (il dossier più importante) non è stato raggiunto, e la conferenza è stata prolungata ad oggi. Venerdì era stata pubblicata una bozza di documento finale sulla finanza, con un compromesso proposto dalla presidenza azera. I paesi sviluppati si impegnavano a versare 250 miliardi di dollari all’anno dal 2035 in aiuti ai paesi in via di sviluppo per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. Questa cifra era fatta di contributi pubblici a fondo perduto, ma anche di prestiti da banche multilaterali di sviluppo e banche private. La proposta era stata respinta dai paesi emergenti e in via di sviluppo del G77+Cina.

Questi chiedono 1.300 miliardi di dollari all’anno dal 2025, prevalentemente in contributi pubblici a fondo perduto, e sostengono che non si possa scendere sotto 300 miliardi all’anno dal 2030 e 390 dal 2035 (le cifre minime di aiuti indicate da uno studio di consulenti della Cop). Oggi i paesi sviluppati hanno provato ad alzare l’offerta, arrivando a 300 miliardi. In più, hanno precisato nella bozza che i paesi in via di sviluppo possono erogare aiuti, ma non hanno alcun obbligo, e i loro soldi non rientrano nel conteggio dei 300 miliardi. Un modo per accontentare la Cina, che per l’Onu risulta ancora paese in via di sviluppo: Pechino vuole erogare i suoi aiuti senza avere vincoli. La bozza accontenta anche l’Arabia Saudita, perché non aumenta gli impegni di decarbonizzazione rispetto a quanto deciso l’anno scorso alla Cop28 di Dubai. La Ue ha dovuto cedere su questo, come pure su diritti umani e delle donne, citati in modo generico.

Ma il gruppo dei paesi meno sviluppati (Ldc) e quello dei piccoli stati insulari (Aosis) hanno bocciato anche questa proposta. “Siamo temporaneamente usciti, ma rimaniamo interessati nei negoziati finché non otteniamo un accordo equo”, ha scritto su X Jiwoh Emmanuel Abdulahi, ministro dell’Ambiente e del cambiamento climatico della Sierra Leone. Cedric Schuster, presidente dell’Alleanza dei piccoli stati insulari (Aosis), in un comunicato ha detto che “siamo usciti dalle discussioni in stallo sull’Ncgg (l’obiettivo di finanza climatica, n.d.r.), che non stava offrendo alcun progresso. Ci siamo ritrovati continuamente insultati dalla mancanza di inclusione, le nostre richieste sono state ignorate”. “Un’altra Cop sta fallendo – ha commentato Greta Thunberg su X -. La bozza attuale è un completo disastro”. Più ottimista l’invia americano sul clima, John Podesta: “Spero che sia la tempesta prima della calma”.

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In 10 anni 146 disastri meteo, agricoltura in ginocchio

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In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.

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Trovato un ecosistema preistorico fossile in Valtellina

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Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.

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