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Pfizer e AstraZeneca efficaci contro la variante indiana

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La variante indiana fa meno paura. La doppia mutazione del coronavirus importata dal subcontinente asiatico, che ha messo in allarme il mondo per la sua alta trasmissibilita’, puo’ essere neutralizzata dai vaccini, soprattutto AstraZeneca e Pfizer. La conferma arriva da uno studio delle autorita’ sanitarie britanniche, in cui si specifica tuttavia che e’ necessaria anche la seconda dose. E nella guerra a tutto campo contro la pandemia, Moderna raccomanda il terzo richiamo ai piu’ fragili e chiedera’ all’Ue l’ok per vaccinare i minorenni. Lo studio, condotto dalla Public Health England, ha esaminato i dati di tutte le fasce di eta’ dal 5 aprile, per coprire il periodo successivo all’emergere della variante indiana. Ed ha concluso che AstraZeneca e Pfizer sono efficaci al 33% contro la variante tre settimane dopo la prima dose, rispetto al 50% per la quella inglese. L’efficacia aumenta di gran lunga con il richiamo. Il farmaco a Mrna della compagna americana previene fino all’88% l’infezione da variante indiana 2 settimane dopo la seconda dose (rispetto al 93% dell’inglese). Il vaccino anglo-svedese al 60%. Il miglior risultato di Pfizer, secondo l’agenzia di sicurezza sanitaria britannica, puo’ essere dovuto al fatto che e’ stato il primo ad essere utilizzato, per gli operatori sanitari, “tendenzialmente una popolazione piu’ giovane”. Il risultato dello studio britannico e’ particolarmente incoraggiante nella lotta alla pandemia, nella misura in cui la continua mutazione del virus rappresenta la principale minaccia alla messa in sicurezza della popolazione mondiale con i vaccini. Nel Regno Unito, ad esempio, la variante indiana si stima che possa diventare dominante, quindi e’ necessario accelerare con le vaccinazioni. Le notizie che arrivano dalla Public Health England sono un’ulteriore iniezione di fiducia per il governo Johnson, che ha superato il traguardo delle oltre 60 milioni di somministrazioni. Di cui ben 760mila in un giorno, con oltre 550mila richiami. Che di fatto hanno gia’ contenuto la minaccia della variante indiana. A questo punto, secondo il segretario alla sanita’ Matt Hancock, la fase finale dell’allentamento delle restrizioni e un ritorno ad una sostanziale normalita’ potrebbe avvenire come da programma il 21 giugno. Lo studio britannico sulla variante indiana non ha inserito Moderna nelle ricerche, per carenza di dati a disposizione. Nel frattempo comunque la compagnia americana, per scongiurare la minaccia di nuovi ceppi del Covid, ha suggerito una terza dose per i soggetti piu’ fragili alla fine dell’estate. L’amministratore delegato Stephane Bancel ha spiegato che il Moderna garantisce l’immunita’ “da uno a tre anni a seconda del paziente, ma la dose aggiuntiva servirebbe a fronte dell’arrivo di varianti”. Nel frattempo, Moderna presentera’ all’inizio di giugno una domanda di autorizzazione all’Ue per il suo vaccino per i 12-17 anni. Considerando che “entro l’estate tutti gli adulti avranno ricevuto una prima dose”, Bancel ha stimato che “sara’ poi necessario puntare molto rapidamente sugli adolescenti dai 12 ai 17 anni”. Perche’ “se non vacciniamo in modo massiccio – ha avvertito – non si puo’ escludere il rischio di una quarta ondata”. Ad oggi solo il vaccino Pfizer e’ autorizzato per i 16-18enni in Europa. Pfizer ha anche richiesto l’autorizzazione per i ragazzi tra i 12 e i 16 anni e l’ha gia’ ottenuta negli Stati Uniti.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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