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Economia

Per la Bce e la Fed taglio tassi a settembre più vicino

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Un taglio dei tassi da parte delle Fed e delle Bce a settembre appare sempre più vicino. “La fine della restrizione monetaria è già iniziata” per la Bce, e “ovviamente auspico” una riduzione dei tassi in settembre, ha detto il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta intervenendo al meeting di Rimini. In casa Fed, invece, i verbali dell’ultima riunione hanno rivelato che la “vasta maggioranza” dei componenti della banca centrale ritiene un taglio il mese prossimo “probabilmente appropriato”. E diversi membri della banca centrale statunitense erano convinti che un allentamento fosse necessario già a luglio. Jerome Powell dovrebbe indicare la strada per i prossimi mesi venerdì dal palco di Jackson Hole in occasione del consueto simposio della Fed di Kansas City. Un taglio dei tassi il mese prossimo è dato per scontato dagli analisti e dal mercato, anche se probabilmente esporrà la banca centrale a forti critiche vista la vicinanza alla presidenziali americane e l’avvertimento, neanche troppo velato, di Donald Trump a non toccare il costo del denaro e non interferire con il voto.

Powell da settimane difende la Fed dalle insinuazioni di interferenze politiche: la banca centrale “non ha mai usato i suoi strumenti per opporsi a un partito politico. Le nostre decisioni sono basate sui dati e non sull’esito delle elezioni”, ha detto nell’ultima riunione. Il calo dell’inflazione e l’andamento del mercato del lavoro americano richiedono, secondo gli analisti, un’azione immediata da parte della Fed al fine di evitare una contrazione dell’economia. L’economia americana ha creato 818.000 posti in meno delle attese nei 12 mesi che si sono conclusi in marzo, rivelandosi molto più debole della attese. La revisione del Dipartimento del Lavoro fa infatti scendere la media mensile di posti creati del 28% a 174.000 unità contro i 242.000 posti creati in precedenza. L’ampia revisione comunque non sembra intaccare il quadro generale: la crescita del mercato del lavoro rallenta ma non crolla.

E il tasso di disoccupazione sta salendo ma i licenziamenti restano bassi. In questo quadro gli analisti stimano che la Fed taglierà i tassi di almeno lo 0,75% entro la fine del 2024, procedendo con ritocchi al ribasso di 25 punti base a ognuna delle tre riunioni in calendario per il 2024. Alcuni continuano comunque a ritenere che, di fronte a un quadro economico deteriorato e all’incertezza del contesto geopolitico, la Fed possa optare per un maxi taglio da 50 punti base. Un’ipotesi che non convince gli economisti, sicuri che procedendo lentamente la banca centrale americana possa centrare quell’atterraggio morbido obiettivo di Powell, e per il quale il presidente della Fed non ci dorme la notte. Per la banca centrale Usa in gioco c’è la reputazione: far scivolare l’economia in recessione manderebbe su tutte le furie il Congresso e gli americani. E infiammare il dibattito sul ruolo della Fed, che Trump punta a mettere sotto il controllo del presidente, convinto che fissare i tassi sia una decisione politica.

Un taglio dei tassi è atteso anche per la Bce in settembre. Nell’ultima riunione Christine Lagarde non si è sbilanciata, mantenendosi la flessibilità necessaria per agire. Secondo un sondaggio di Bloomberg, la Banca centrale europea va verso un taglio dei tassi in ciascun trimestre da qui a fine 2025, con sei riduzioni del costo del denaro che porterebbero il tasso sui depositi, nuovo benchmark di riferimento, al 2,25% a dicembre del prossimo anno rispetto al secondo trimestre del 2026 stimato in precedenza. A dettare la maggiore urgenza sarebbe il peggioramento delle prospettive economiche. In particolare per l’economia tedesca la gran parte degli economisti ora anticipa un’espansione di appena lo 0,1% quest’anno. La Bce segue anche le elezioni americane in vista di un possibile ritorno di Trump e delle sue politiche commerciali alla Casa Bianca. “Una escalation delle tensioni commerciali tra grandi economie – ha detto Lagarde senza entrare nei dettagli della corsa elettorale – peserebbe sulla zona euro”.

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Economia

La space economy settore del futuro per il Made in Italy

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Le linee guida e gli obiettivi strategici per il progresso futuro del settore spaziale in Italia sono stati messi a punto nel corso della due giorni degli stati generali della Space Economy. Al termine dei lavori, svoltisi a Torino e Milano, è stato presentato il manifesto della Space Economy 2024. L’evento, promosso dall’Intergruppo Parlamentare per la Space Economy, ha visto un confronto tra istituzioni, aziende e rappresentanti dell’industria spaziale, dell’economia e dell’alta formazione e ricerca, con l’obiettivo di affrontare in maniera sinergica le sfide e le opportunità offerte dal settore.

Ad oggi sono 415 le aziende italiane attive nell’industria spaziale, un comparto che vale 3 miliardi di euro e che è destinatario entro il 2027 di 7,5 miliardi di investimenti. La filiera spaziale italiana, che impiega oltre 11 mila lavoratori, rappresenta per dimensioni delle imprese che ne fanno parte, uno spaccato peculiare del tessuto produttivo italiano: il 6% di esse sono aziende di grandi dimensioni, il 90% piccole e medie imprese e il restante 4% comprende piccole startup impegnate nella ricerca e nell’innovazione.

Numeri questi che testimoniano l’importanza di un settore che vale oltre 630 miliardi di dollari, con una previsione di crescita del 9% annuo composto fino al raggiungimento di 1.800 miliardi di dollari entro il 2035. In virtù del ruolo sempre più strategico ricoperto dal comparto e delle prospettive di sviluppo futuro, il consiglio dei ministri ha prodotto lo scorso 20 giugno, su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la prima legge quadro italiana sullo Spazio e sulla Space Economy che sta per approdare in parlamento per l’iter di approvazione.

Nel manifesto della space economy 2024 si evidenzia che l’Italia considera lo Spazio un settore altamente strategico, per la sua connotazione tecnologica, forte e innovativa. Per il settore, secondo quanto emerge dal documento illustrato al termine deli stati generali della space economy, l’Italia intende rafforzare la propria posizione nell’ambito delle politiche europee dello spazio; sostenere le Regioni e i distretti aerospaziali come motore della space economy; favorire investimenti e finanziamenti nella space economy; sostenere la formazione del capitale umano per lo sviluppo dell’industria e dei servizi in ambito spaziale.

Tra gli obiettivi che si vogliono raggiungere c’è anche quello di sfruttare tutte le potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata in sicurezza alla space economy; proteggere le infrastrutture spaziali italiane e garantire l’autonomia strategica del Paese per l’accesso e l’uso sicuro dello spazio e favorire l’accesso alle opportunità della space economy anche alle aziende non-spazio. Agli stati generali della space economy hanno partecipato, tra gli altri, il ministro delle Imprese e del Made In Italy Adolfo Urso; il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Regione Piemonte Alberto Ciri e Andrea Mascaretti, presidente intergruppo parlamentare per la space economy.

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Imposta di soggiorno per tutti i comuni su base volontaria

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Questa mattina presso la sede del ministero si è svolto l’incontro tra la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il viceministro all’Economia Maurizio Leo ed il presidente Anci Roberto Pella sul tema della possibile revisione dell’imposta di soggiorno. “Le parti – si legge in una nota – hanno convenuto la necessità di uniformare e semplificare la disciplina su tutto il territorio nazionale e di renderla applicabile a tutti i comuni su base volontaria. Al centro del confronto il tema di far diventare l’imposta di soggiorno imposta di scopo per restituire soldi al settore del turismo”.

“Al centro del confronto – si spiega nella nota – il tema di far diventare l’imposta di soggiorno imposta di scopo per restituire soldi al settore del turismo, garantendo gli ambiti e la possibilità, come richiesto da Anci, di destinare l’imposta anche a decoro urbano e sicurezza; sarà convocato per questo la prossima settimana un tavolo tecnico. Al tempo stesso il tavolo studierà le fasce di prezzo per rendere l’imposta proporzionale al costo della stanza e pagabile a persona”.

“L’intenzione è razionalizzare gli oneri dichiarativi a carico degli albergatori e allo stesso tempo permettere ai comuni di effettuare i controlli sulla componente finanziaria. Sono necessarie regole uniformi su tutto il territorio nazionale”, commenta il viceministro all’Economia Maurizio Leo. “L’industria del turismo è importante per il Pil e anche per i comuni e i soldi vanno quindi rilasciati sul settore. Non dobbiamo far vivere ai residenti il turismo come una minaccia ma come un’opportunità. Non dobbiamo essere ideologici quando ci sediamo al tavolo per trovare soluzioni. Noi cerchiamo di distribuire meglio questa imposta”, dichiara la ministra del Turismo Daniela Santanchè. “Apprezziamo la decisione di ampliare la platea a tutti i comuni perché è giusto dare opportunità a tutti. Condividiamo il tema della semplificazione e trovare garanzie per tutelare gli albergatori e i Sindaci”, commenta il presidente Anci Roberto Pella.

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Fs, 5 miliardi di euro in 10 anni per riqualificare stazioni Rfi

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Rfi punta a riqualificare più di 600 stazioni, con un investimento di oltre 5 miliardi di euro e interventi da realizzare gradualmente per gli edifici di stazione, alcuni di “notevole importanza storico-artistica” e il miglioramento dell’accessibilità. Lo rende noto la società del gruppo Fs, spiegando che ad oggi sono 274 le stazioni che sono state rese accessibili da parte delle persone a ridotta mobilità. Il piano punta, inoltre, “a rendere le stazioni luoghi sempre più sostenibili, promuovendo interventi con materiali innovativi e a risparmio energetico”. E nella nuova visione di stazione “un ruolo importante è ricoperto dai piazzali antistanti limitrofi gli scali ferroviari, in cui troveranno spazio sempre più aree verdi”.

Nel dettaglio, saranno riqualificate 9 stazioni delle città del centro-Italia colpite dal sisma del 2016 e 10 stazioni delle località che ospiteranno le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. Coinvolte nel Piano Stazioni di RFI anche 7 stazioni di Roma, in vista del Giubileo del 2025. Tra gli interventi principali messi in campo da RFI figura quello di Venezia Mestre, del valore complessivo di 100 milioni di euro, altre stazioni coinvolte sono Bergamo, Bari Centrale, Palermo e Perugia, che prevede la realizzazione nei locali della stazione di uno studentato universitario.

Nel 2023, il numero di viaggiatori in transito nelle stazioni ferroviarie è aumentato del 19% rispetto all’anno precedente, per un totale di 1,35 miliardi di viaggiatori. Un livello quasi pre-pandemia, visto che nel 2019 il loro numero si attestava a 1,43 miliardi. Anche le principali stazioni, come Milano Centrale, Roma Termini e Napoli Centrale, hanno registrato lo stesso incremento rispetto al 2022, spiega Rfi.

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