Opera2030 è la prima piattaforma per combattere haters e fake news con informazione corretta e certificata. Ma non solo. E’ anche uno spazio che valorizza l’attivismo civico con petizioni e campagne di sensibilizzazione e promuove l’innovazione green, in linea col perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In occasione del terzo Open Day di Opera2030 – che si è svolto ieri a Napoli all’Hotel NH Panorama – abbiamo incontrato Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde, che ha promosso l’iniziativa insieme a SOS Terra Onlus, con la collaborazione scientifica dell’Università degli Studi Link Campus University e il contributo di Fanpage.it, Change.org, GreenStyle, LifeGate, TeleAmbiente, Influgramer, Osservatorio Giovani dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”e Duegradi.
Pecoraro Scanio, ci può spiegare cos’è Opera2030?
Opera2030 nasce dalla volontà di contrastare il fenomeno delle fake news e degli hater, gli odiatori seriali di cui è piena la rete, rilanciando best practice e attivismo civico. Le petizioni popolari sono il più classico degli esempi. Poi c’è l’innovazione nella direzione dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nei nostri open days spaziamo dall’innovazione ambientale (energie rinnovabili, mobilità sostenibile, riduzione delle plastiche), a quella legata all’agricoltura.
Quanto è importante l’innovazione anche dal punto di vista comunicativo?
E’ fondamentale. Noi puntiamo sulla creatività non solo nei contenuti, ma anche negli strumenti di comunicazione. Fra i nostri partner vi è Influgramer, portale che raduna circa 35mila influencer di Instagram per 80 milioni di contatti. La loro comunicazione creativa è stata messa al servizio dell’ambiente nella nostra campagna “less plastic is more life”, che ha agito come moltiplicatore di azioni positive. Presto lanceremo invece la campagna “no fake food”, per difendere l’identità territoriale del cibo.
Hater e fake news sono fra le principali piaghe che affliggono il web. Come si combattono?
C’è da lavorare sia a livello giuridico che tecnologico. La legge potrebbe ridurre il livello di anonimato e rendere le persone responsabili di ciò che scrivono. D’altra canto, la tecnologia, facendo ricorso ad algoritmi, può intercettare quelle pubblicazioni palesemente intrise di odio e di razzismo. Il nostro lavoro invece vuole essere quello di riempire la rete di iniziative positive: solo così si riduce l’impatto sugli utenti dei messaggi negativi, che troppo spesso diventano virali. Per le fake news, credo si possa arrivare ad un’informazione certificata. Una delle realtà partner di Opera2030 è Duegradi, gruppo di giovani scienziati che hanno aderito ai Fridays for Future e pubblicano notizie sul climate change solo se avvalorate da pubblicazioni scientifiche. La strada giusta è quella di un’informazione corretta e certificata.
Le fake news rappresentano una minaccia per le istituzioni democratiche?
Le fake news sono sempre esistite, è cambiato solo il mezzo di diffusione. Nell’antica Roma, in tempo di elezioni, si praticava, oltre alla corruzione, la diffamazione dell’avversario politico, diffondendo notizie prive di fondamento sul suo conto. Il tema oggi riguarda la rapidità con cui i nuovi media diffondono le notizie e la mole di informazione che ci travolge, minando la nostra capacità di analisi dei contenuti. Probabilmente oggi la rete presenta seri rischi per la democrazia, ma anche la radio, ad esempio, si prestò alla pericolosa propaganda del fascismo. Il rischio c’è, ma non bisogna abdicare alla necessità di parlare alle persone in maniera diretta e si deve cercare di farlo sempre in maniera trasparente. Il problema è che se la rete ha visto nascere strumenti di propaganda quali la Bestia, non sono stati costruiti gli anticorpi. La nostra piattaforma vuole fare proprio questo: promuovere messaggi positivi, campagne di sensibilizzazione, azioni concrete per il cambiamento.
Abolizione della povertà, riduzione delle disuguaglianze, lotta al cambiamento climatico. Ritiene che gli obiettivi dell’Agenda 2030 siano troppi ambiziosi?
E’ vero, sono molto ambiziosi, ma sono doverosi e tracciano un orizzonte di riferimento per gli esseri umani. La mia storia personale mi insegna che, seppur con molta fatica, le cose possono cambiare. Alcuni esempi. Ricordo quando da ministro dell’agricoltura ho impedito la diffusione un Italia degli OGM. Prima di quella riforma, l’Italia sembrava destinata ad un’agricoltura tutta intensiva. Quando nel 2007 ho firmato il conto energia per gli impianti solari, sono stato osteggiato in ogni modo. In dieci anni siamo passati da alcune centinaia a quasi un milione di impianti solari installati. Sono testimone del fatto che il cambiamento è possibile. Opera 2030 è al servizio di quelle persone che invece di lamentarsi vogliono agire e che invece di insultare vogliono apprezzare le cose positive e realizzarle.
In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.
Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.
Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e la temperatura media globale sarà più di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente più di 1,55 gradi. Lo scrive in un comunicato il servizio meteo della Ue, Copernicus.
“L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre – scrive Copernicus -, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: è la più alta mai registrata per questo periodo, e di 0,16 gradi più alta dello stesso periodo del 2023”.
Secondo il servizio meteo della Ue, “è ora virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo”. Inoltre, prosegue Copernicus, “dato che il 2023 è stato 1,48 gradi sopra il livello pre-industriale, è virtualmente certo che la temperatura globale annuale per il 2024 sarà di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale, ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi”.