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Pd rassicura M5s su legge elettorale ma la Lega frena

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 Incalzato da un M5s in pieno travaglio, il Pd frena sulla proposta di riforma lanciata dagli stessi Dem giovedi’, che prevede delle coalizioni pre-elettorali, mentre l’ala dei duri del Movimento incalza per un proporzionale puro che consente la corsa in solitaria, per altro prospettiva tuttora gradita a una parte del Pd ma su cui c’e’ il fermo no del centrodestra. E proprio dalla Lega arriva una nuova indisponibilita’ al confronto. Nel frattempo emerge anche il tema delle preferenze con diversi gruppi che spingono per introdurre il terzo mandato per i sindaci; infatti i primi cittadini che concluderanno il secondo mandato nel 2023 diverrebbero concorrenti difficili da battere alle politiche Nel pomeriggio il Pd ha diffusa una nota in cui ribadisce la volonta’ di “superare l’attuale legge elettorale pessima”, attraverso “una ampia intesa in Parlamento”, precisazione tesa a rassicurare M5s, timoroso di una “entente a’ trois” Pd-Lega-Fdi che li ponga davanti al fatto compiuto. Di qui il chiarimento da parte del Pd che occorre “coinvolgere tutte le forze politiche”. Concetto ribadito dalle capigruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani. E infine la precisazione Dem: “ad oggi non c’e’ una specifica proposta del PD”, ma “una volonta’ del Pd a spingere per la riforma”. Quindi il proporzionale con premio alla coalizione che supera una certa soglia, lanciata per strappare l’assenso al dialogo di Lega e Fdi, non e’ “la” proposta ufficiale del Nazareno. Una mossa per non mettere in difficolta’ Giuseppe Conte, anche oggi incalzato dai maggiorenti che insistono su una legge che garantisca l’autonomia di M5s: come il Germanicum (proporzionale con soglia del 5%) depositato dal pentastellato Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali. Ma in serata il partito di Matteo Salvini ha gelato gli animi: “Le regole del gioco non si cambiano a fine partita. Inutile perdere tempo. Il centrodestra e’ gia’ al lavoro per costruire programma e squadra di governo, chissa’ se Pd e 5Stelle sapranno fare altrettanto”. Come a dire che se il Pd non chiarisce ufficialmente che pensa a un sistema con coalizioni pre-elettorali “si perde tempo” e basta. Ma a far perdere il sonno a molti deputati di tutti i partiti e’ l’ipotesi di reintrodurre le preferenze, caldeggiata o gradita da diversi leader di partito. Oltre alla difficolta’ in se’ di una simile campagna elettorale, a preoccupare e’ la possibile concorrenza dei sindaci che nel 2023 concluderanno il secondo mandato e che gia’ chiedono posti nelle liste dei rispettivi partiti per le politiche. Sarebbero formidabili concorrenti sul piano delle preferenze. Di qui l’idea di intervenire sulla riforma del Testo Unico degli Enti Locali predisposta dal Viminale, che nelle prossime settimane approdera’ in Consiglio dei ministri. In quel testo si introduce il terzo mandato per i sindaci delle citta’ fino a 15.000 abitanti (oggi il tetto e’ 5.000), ma in sede di emendamento una volta che il testo sara’ in Parlamento, alcuni partiti puntano ad alzare la soglia, se non a toglierla del tutto, come per altro chiede l’Anci. La Lega, che con il Pd ha il maggior numero di sindaci, e’ d’accordo ad elevare il tetto, ma non a includere le grandi citta’, come ha spiegato Igor Iezzi. Di qui i primi abboccamenti tra i diversi partiti su tetti superiori ai 15.000 abitanti, dietro a ognuno dei quali (25.000 o 50.000 o 100.000) si celano citta’ e sindaci precisi.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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