Paura del contagio, l’ossessione quotidiana del sindaco di Ischia Ferrandino: tamponi veloci, contagiati isolati e curati subito, massima efficienza dell’ospedale
È Enzo Ferrandino, sindaco del Comune di Ischia, a lanciare l’allarme: c’è un ritardo importante nell’effettuare i tamponi e nel comunicare i risultati. Un lusso che sull’isola – che può fare affidamento su un solo ospedale – non si possono proprio permettere. Per questo motivo Ferrandino, assieme agli altri sindaci dell’isola, ha inviato una nota al Direttore Generale dell’Asl Napoli 2 Nord e al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. L’obiettivo è quello di conoscere in tempi rapidi i casi positivi, isolarli ed impedire la diffusione del virus che, su un’isola non attrezzata per un’emergenza del genere, produrrebbe conseguenze drammatiche.
Sindaco, qual è il bilancio dei contagi sull’isola?
Ad oggi abbiamo 23 concittadini isolani positivi al Covid-19, di questi 18 si trovano in isolamento domiciliare, mentre 5 sono ospedalizzati; 2 persone sono in terapia intensiva. Noi sindaci siamo preoccupati dal ritardo che si sta accumulando nella gestione dei tamponi. Abbiamo oltre 40 persone che sono in attesa di conoscere l’esito del tampone da una settimana. Ci sono tanti altri cittadini che addirittura aspettano ancora di effettuare un tampone, a diversi giorni dalla richiesta, che avviene grazie alle segnalazioni dei medici curanti o del Dipartimento di prevenzione epidemiologica presente sul territorio. Questi ritardi destano grande preoccupazione perché non ci consentono di individuare i cittadini positivi da isolare e curare, non ci permettono di effettuare le mappature di contenimento del contagio.
Il sindaco di Ischia. Enzo Ferrandino
Come si sta muovendo in questo senso?
Insieme agli altri sindaci dell’Isola, abbiamo inviato una nota rivolta al dottor Antonio D’Amore, Direttore Generale dell’Asl Napoli 2 Nord, e al Presidente della Regione Vincenzo De Luca. Abbiamo sottolineato quanto sia per noi fondamentale che l’effettuazione dei tamponi e la conoscenza degli esiti avvengano nel minor tempo possibile. Abbiamo inoltre richiesto di poter disporre dei kit per i tamponi rapidi, acquistati di recente dalla Regione Campania e che dovrebbero essere disponibili a partire da questa mattina. Inoltre abbiamo chiesto di poter ricorrereanche ai presidi sanitari mobili, già attivati dall’Asl Napoli 1, per poter svolgere i test. Dobbiamo scongiurare una diffusione del virus che sarebbe assai complicata da gestire data la nostra condizione di insularità.
Sull’isola è presente una sola struttura ospedaliera. Quali criticità presenta?
Per il momento il nostro ospedale regge perché abbiamo solo cinque concittadini ospedalizzati, e di questi solo due si trovano in terapia intensiva. Una delle problematiche principali è legata proprio al numero limitato di posti letto in terapia intensiva. Potremmo reggere fino ad una decina di casi, dopodiché avremmo seri problemi. Per questo motivo è così importante conoscere celermente quanti contagiati sono presenti sull’isola. Ischia peraltro, con i suoi 65mila abitanti, è la terza isola più popolosa del Paese, dopo Sicilia e Sardegna.
Se malauguratamente i casi di ricoveri in terapia intensiva dovessero aumentare, come si procederebbe?
È un “se” che non voglio nemmeno prendere in considerazione, perché per noi sarebbe la fine. I pazienti gravi dovrebbero essere trasferiti a Napoli con l’elicottero che, secondo i protocolli, andrebbe sanificato dopo ogni trasferimento. Servirebbero poi barelle ad alto biocontenimento, che al momento non si rinvengono sull’isola.
Come stanno rispondendo i cittadini alle limitazioni degli spostamenti imposti da decreti e ordinanze?
Gli ischitani hanno risposto molto bene, agendo in maniera diligente e rispettosa. Si sono posti in isolamento nelle rispettive abitazioni. Accogliamo inoltre con piacere la decisione del governo centrale di destinare ai comuni fondi specifici per le esigenze di approvvigionamento dei cittadini; qui ad Ischia abbiamo una fetta della popolazione che vive di lavori saltuari e che al momento, con l’economia paralizzata, si trova senza reddito e senza un paracadute sociale.
Ad Ischia ci sono sei comuni e di conseguenza sei sindaci diversi. State riuscendo a collaborare per far fronte all’emergenza?
Assolutamente sì, c’è grande coesione da parte nostra di fronte a questa grave emergenza. È già da un po’ a dire il vero che tutti i sindaci ragionano all’unisono sulle tante problematiche comuni, ma questa situazione ha finito per rinsaldare ulteriormente il nostro rapporto. La comunità isolana si muove ormai in un’unica direzione e oggi da qui lancia il suo grido di allarme.
La comunità ischitana è stata, mi passi il termine, “abbandonata” a se stessa o sentite lo Stato e le altre istituzioni sovracomunali?
Abbandonati a noi stessi? No, questo non posso dirlo, perché sia l’Asl che la Regione Campania si sono mostrate attente e sensibili alle nostre segnalazioni. Adesso però c’è bisogno di un intervento straordinario. Al presidente De Luca chiedo di trattare Ischia con maggiore attenzione. Mi rendo conto che quello dei tamponi è un problema generalizzato, un po’ ovunque si stanno verificando dei ritardi. Ma mentre sulla terraferma è più semplice gestire la crisi, un aumento notevole dei contagi sull’isola sarebbe un vero disastro che trasformerebbe l’ospedale in una grande bara. Questo noi non possiamo e non dobbiamo permetterlo permetterlo.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.