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Passaporti Ue a ricchi e vip, scoppia lo scandalo a Malta

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Principi sauditi che comprano il passaporto maltese ma dopo un incontro con l’allora premier Joseph Muscat riescono ad evitare l’obbligo di pubblicazione del loro nome come beneficiari. ‘Paperoni’ di mezzo mondo che stabilivano “genuini legami con Malta” limitandosi ad affittare catapecchie e a passare poche ore sull’isola. Perfino legami tra Christian Kaelin, Ceo di Henley&Partners (la societa’ concessionaria del controverso schema per la vendita dei passaporti in cambio di investimenti nell’arcipelago lanciato dal governo laburista di Muscat nel 2014) e Cambridge Analytica, la societa’ diretta da Alexander Nix e collegata tanto all’elezione di Trump, alla pubblicazione delle mail di Hillary Clinton ed al Russiagate, quanto alla milionaria multa inflitta a Facebook per l’uso dei dati dei suoi utenti per manipolazioni politiche. E’ una parte della lunga serie di irregolarita’ che emergono dai ‘Passport Papers’, lo scandalo raccontato dai media indipendenti (tra cui Times of Malta, MaltaToday e LovinMalta) a conclusione di una indagine giornalistica compiuta su documenti segreti di Henley&Partners che anni fa erano stati consegnati a Daphne Caruana Galizia da un informatore. La Commissione Europea, che gia’ lo scorso anno ha aperto una procedura di infrazione contro Malta e Cipro per i loro programmi di vendita della cittadinanza, ha reagito sottolineando di aver “notato” le notizie e di essere pronta a fare ulteriori passi. Vendere i passaporti a chi non ha veri legami con un paese europeo “viola lo spirito e leggi Ue”.

Ancora piu’ duro l’eurodeputato tedesco Sven Giegold, membro della commissione sul rispetto dello stato di diritto a Malta: “Vendere i passaporti e’ una porta aperta alla corruzione”. L’indagine giornalistica e’ stata finanziata dalla fondazione creata dalla famiglia in onore della giornalista uccisa il 16 ottobre 2017, con contributi del consorzio Investigative Journalism for Europe (IJ4EU) e la collaborazione tecnica dell’ Organised Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP). Dall’analisi delle migliaia di mail e altri documenti – cominciata nel 2020 – sono emerse comunicazioni tra H&P e l’allora capo dell’agenzia per la cittadinanza (Identity Malta), Jonathan Cardona, volte essenzialmente a trovare scappatoie per aggirare i vincoli che la Ue aveva imposto per non bloccare il programma Iip (Individual Investor Program) che vendeva l’ambito passaporto comunitario maltese a chiunque avesse investito (o promesso di investire) almeno un milione di euro. Times of Malta sottolinea la vicenda del principe saudita Bander Al Saud che fece richiesta nel 2015 ed e’ diventato ufficialmente cittadino maltese ed europeo due anni dopo. Il suo nome pero’, dopo un incontro con Muscat, non e’ mai apparso nel registro dei ‘nuovi cittadini’ che il governo maltese deve obbligatoriamente pubblicare ogni anno. Dai ‘Passport Papers’ emerge che anche il padre ed il fratello avrebbero ottenuto il passaporto europeo, contravvenendo tutti alla legge saudita che vieterebbe la cittadinanza multipla. Inquietanti le rivelazioni su Cambridge Analytica riportate con evidenza da LovinMalta e che lasciano intuire uno scambio di influenze tra le due societa’: H&P avrebbe ricevuto una commissione per ogni cliente interessato anche alle operazioni di manipolazione politica gestite da Nix. La cui societa’ avrebbe avuto un ruolo anche nella scelta di Joseph Muscat di convocare le trionfali elezioni anticipate del 2017, giustificate all’epoca come reazione alle prime rivelazioni di Daphne ma poi recentemente emerso essere state progettate mesi prima.

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La trumpiana Greene lavorerà con Musk e Ramaswamy a taglio costi

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La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.

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Pam Bondi, fedelissima di Trump a ministero Giustizia

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Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.

E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.

La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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