Una settimana fa i primi casi di Coronavirus nel Lodigiano. A Codogno fu scoperto il primo focolaio di contagio italiano. Da quel momento il virus si è diffuso con estrema rapidità tra Lombardia e Veneto, poi nelle altre regioni vicine. Quindi alcuni casi anche al Sud, ma sempre provenienti dalle aree di contagio di Lombardia e Veneto. Assieme al numero dei casi positivi è cresciuta, giorno dopo giorno, anche la preoccupazione degli italiani, sfociata spesso in una vera e propria psicosi collettiva. Sono stati anche giorni di irrazionalità. I cinesi di tutta Italia hanno subito un po’ ovunque attacchi e discriminazioni, perché ritenuti responsabili del contagio. Wu Zhiqiang, conosciuto a Napoli come Salvio Wu, presidente del sindacato nazionale cinese e punto di riferimento per la comunità cinese napoletana, ci ha spiegato l’impatto della vicenda Coronavirus sulla comunità e la loro collaborazione con le autorità sanitarie.
“Abbiamo optato subito per una quarantena volontaria di due settimane per tutti i cittadini cinesi rientrati da viaggi in Cina – spiega Wu a Juorno – per tutelare la sicurezza pubblica e limitare i rischi di contagio. Non solo a Napoli, ma anche a Prato, Firenze, Milano e in tante altre città, ci siamo mossi in modo uniforme”. Negli ultimi giorni il sindacato cinese ha poi siglato con l’Asl Napoli 1 un accordo di collaborazione, con l’obiettivo di produrre uno scambio quotidiano di informazioni e monitorare le condizioni di chi è rientrato a Napoli. “Ogni giorno misuriamo la febbre a chi è in auto-quarantena e mandiamo all’Asl due bollettini informativi quotidiani”.
Non sono mancati in questi giorni spiacevoli episodi di discriminazione. “A molti nostri connazionali è capitato di essere discriminati, insultati o aggrediti, anche se a Napoli ciò è successo con minore intensità rispetto ad altre località – chiarisce Salvio Wu -; penso al caso verificatosi nella provincia di Vicenza, in cui un ragazzo cinese è stato colpito al volto con una bottiglia di vetro”. Nelle scorse settimane, prima che il virus si diffondesse in Italia, i napoletani avevano mostrato la loro solidarietà al popolo cinese, con vari flash mob nelle piazze della città.Wu Zhiqiang non fa mistero di aver apprezzato la scelta del sindaco Luigi de Magistris di scendere direttamente in piazza per stare assieme alla comunità cinese: “In questi momenti cosi difficili per la nostra comunità a causa della psicosi da virus, Napoli ancora una volta ci accoglie col cuore aperto dicendo no alla discriminazione e sì all’accoglienza”.
C’è poi un altro aspetto che merita di essere approfondito: le ripercussioni del virus sulle attività economiche cinesi presenti in città. In molti infatti, associando il virus al popolo cinese in quanto tale, hanno smesso di comprare nei loro negozi e di mangiare nei loro ristoranti. Un duro colpo per l’economia della comunità. “Per noi le ultime settimane sono state difficili, è innegabile. Gli incassi sono crollati e abbiamo avuto grosse perdite. All’improvviso ti ritrovi impossibilitato a pagare le merci, gli operai, i dipendenti, l’affitto di casa e quello del locale. Non abbiamo banche o altri istituti che ci supportano”.
Due giorni fa il coronavirus è arrivato anche in Campania, una notizia che ha messo in apprensione la comunità cinese napoletana. Da qui la scelta di chiudere per le prossime due settimane tutte le attività. “Ieri è stato il primo giorno in cui abbiamo chiuso i nostri negozi; vogliamo evitare qualsiasi tipo di rischio, anche se ciò significa andare incontro ad inevitabili perdite economiche. Purtroppo – denuncia Wu – c’è stato qualche caso di tentativo di furto durante la giornata di ieri. Hanno provato a forzare le serrature, ma siamo arrivati per tempo, sventando i furti. La nostra paura è che possano riprovarci durante la notte. Abbiamo chiuso anche contro i nostri stessi interessi per limitare i rischi di contagio del virus e qualcuno ha cercato di approfittarne. A Napoli si dice cornuto e mazziato (ride, ndr)…”.
“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.
Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.
“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.
Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).
Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.
Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.
L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.