La chiamata sacerdotale e il dono “dell’amicizia di Gesu'” non vanno disprezzati “con una condotta indegna”. Non sono mancati forti richiami ai sacerdoti nella Messa Crismale celebrata stamane da papa Francesco, nel Giovedi’ Santo, nella Basilica di San Pietro. Nella celebrazione in cui i preti rinnovano le promesse fatte al momento dell’ordinazione, il Pontefice non ha lesinato gli ammonimenti: come quello di riconoscere e rigettare le proprie tentazioni e i propri “idoli nascosti”, nei quali “noi glorifichiamo noi stessi”, ha avvertito, e nei quali “si intromette il diavolo”. “In pratica andiamo togliendo spazio alla Trinita’ per darlo al demonio, in una specie di adorazione indiretta”, e’ stato il suo monito. Francesco ha voluto indicare ai sacerdoti “tre spazi di idolatria nascosta nei quali il Maligno utilizza i suoi idoli per depotenziarci della nostra vocazione di pastori”. La prima e’ quella della “mondanita’ spirituale”, il cui “criterio e’ il trionfalismo”, “cercando la propria gloria” anziche’ “la presenza di Gesu’ umile e umiliato, Signore vicino a tutti, Cristo dolente con tutti quelli che soffrono”. “Un sacerdote mondano non e’ altro che un pagano clericalizzato”, ha denunciato il Papa. La seconda e’ il “pragmatismo dei numeri”, per cui contano solo le “statistiche” e il “criterio di discernimento” e’ la “maggioranza”. E per il Papa, “in questo fascino per i numeri, in realta’, ricerchiamo noi stessi e ci compiacciamo del controllo assicuratoci da questa logica, che non s’interessa dei volti e non e’ quella dell’amore”. Terza idolatria, quella del “funzionalismo”, sottolineando che “il sacerdote con mentalita’ funzionalista ha il proprio nutrimento, che e’ il suo ego”, mentre “ci compiacciamo dell’efficacia dei nostri programmi”. In altre parole un altro “atteggiamento di vanagloria da parte del pastore”. E non e’ un caso che all’uscita della messa tutti i partecipanti hanno avuto come regalo dal Papa il libro “Testimoni, non funzionari”, del vescovo di Ajaccio mons. Francois-Xavier Bustillo. E l’esortazione finale di Francesco e’ stata di liberarsi da “ogni brama di possesso” e di saper “subordinare alla carita’ cio’ che abbiamo appreso per legge”. Nel pomeriggio, poi, per la messa “in coena Domini”, Bergoglio e’ andato in visita privata al carcere di Civitavecchia, nuovo Giovedi’ Santo in un istituto di reclusione, dopo il minorile di Casal del Marmo nel 2013, Rebibbia nel 2015, Regina Coeli nel 2018, quello di massima sicurezza di Paliano (Frosinone) nel 2017 e Velletri nel 2019. Il Pontefice, alla presenza anche del ministro della Giustizia Marta Cartabia, durante la liturgia ha compiuto il tradizionale rito della “lavanda dei piedi” a 12 detenuti, uomini e donne, tra cui persone di eta’ diversa e di diversa nazionalita’. Intanto, si ricollegano alle raccomandazioni di oggi ai sacerdoti le risposte di papa Francesco ai gesuiti di Malta, nell’incontro di domenica 3 aprile, ora pubblicate da Civilta’ Cattolica: “Papa Benedetto e’ stato un profeta di questa Chiesa del futuro, una Chiesa che diventera’ piu’ piccola, che perdera’ molti privilegi, sara’ piu’ umile e autentica e trovera’ energia per l’essenziale. Sara’ una Chiesa piu’ spirituale, piu’ povera e meno politica: una Chiesa dei piccoli. Benedetto da vescovo lo aveva detto: prepariamoci a essere una Chiesa piu’ piccola. Questa e’ una delle sue intuizioni piu’ ricche”. E ancora: “La vocazione della Chiesa qual e’? Non sono i numeri. E’ evangelizzare. La gioia della Chiesa e’ evangelizzare. Il vero problema non e’ se siamo pochi, insomma, ma se la Chiesa evangelizza. Nelle riunioni prima del Conclave si parlava del ritratto del nuovo Papa. E’ stato proprio li’, nelle Congregazioni generali, che e’ stata usata l’immagine della Chiesa che esce, in uscita”.