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Cronache

Pallone d’Oro di Maradona rubato, indagini sulla ricomparsa dopo 35 anni: il reato è riciclaggio

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La Procura di Napoli ha avviato un’indagine sulla ricomparsa misteriosa del Pallone d’Oro assegnato a Diego Maradona nel 1986, dopo essere stato rubato nel 1989 insieme a numerosi altri oggetti di valore. Il furto, effettuato da otto rapinatori affiliati al clan camorristico dei Misso, aveva coinvolto le cassette di sicurezza della Banca della Provincia di Napoli appartenenti a Maradona e alla moglie Claudia Villafane.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Alessandro Milita, si concentra sull’ipotesi di riciclaggio internazionale, soprattutto dopo che il Pallone d’Oro è apparso all’asta gestita dalla casa parigina Aguttes. L’antiquario franco-algerino Abdelhamid Benchaieb, che ha acquistato il Pallone nel 2018 per soli 500 euro, è attualmente sotto scrutinio per le circostanze poco chiare del suo acquisto e per l’assenza di documentazione storica sulla proprietà del Pallone.

La Procura ha delegato l’attività investigativa agli organismi francesi specializzati, come l’Ocbc, per verificare la posizione delle case d’asta coinvolte. Inoltre, il Pallone è attualmente sotto sequestro, custodito dalla società «Aliance Juris» in Francia, in attesa di una causa civile intentata dai cinque figli eredi di Maradona per rivendicare il possesso del premio.

L’inchiesta si concentra sull’ipotesi che il Pallone sia stato riciclato attraverso più mani per essere infine venduto in un’asta pubblica, tentando di convertirlo in denaro legale. Le sentenze della Cassazione italiana prevedono responsabilità penali per chi ostacola l’identificazione dell’origine di beni posseduti in maniera poco trasparente, con pene che vanno dai 4 ai 12 anni di reclusione.

L’esito delle indagini parigine determinerà eventuali iscrizioni di indagati e possibili ulteriori sviluppi nell’inchiesta napoletana.

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Meccanico ucciso nel cosentino, arrestato il nipote

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E’ stato arrestato l’autore dell’omicidio di Ugo Lofrano, il meccanico 74enne, trovato morto nel pomeriggio di ieri all’interno della sua officina a Verbicaro, nel Tirreno cosentino. Si tratta del nipote, Biagio Lofrano, di 41 anni, anche lui meccanico. L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Scalea e della Stazione di Verbicaro con il coordinamento della Procura della Repubblica di Paola. All’origine del delitto, secondo una prima ricostruzione, vi sarebbe stata una lite scaturita per futili motivi riconducibili a dissidi sorti in ambito lavorativo. I carabinieri sono intervenuti nell’officina della vittima verso le 18.00 di ieri dopo la segnalazione al numero di emergenza 112 di un corpo esanime. Ugo Lofrano presentava diverse ferite alla testa provocate da un corpo contundente.

A pochi metri di distanza dal corpo è stata trovata l’arma del delitto, un tubo in metallo con visibili tracce ematiche, sequestrato in attesa di successivi accertamenti. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando Provinciale di Cosenza che hanno repertato diverse tracce utili alle indagini. Le indagini condotte nell’immediato, soprattutto sentendo persone informate sui fatti, hanno portato gli investigatori ad acquisire elementi a carico dell’indagato che, dopo essere stato fermato già nella serata di ieri, ha fornito dichiarazioni compatibili con l’accusa. Dopo l’arresto Biagio Lofrano è stato portato nella Casa circondariale di Paola.

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Cronache

Il piccolo Ethan consegnato alla madre dalle autorità Usa

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Il piccolo Ethan è stato consegnato alla madre Claudia Ciampa dalle autorità della California. “Il bimbo è nelle braccia della madre!”. La Farnesina ha appena ricevuto questo messaggio della console d’Italia a Los Angeles che conferma che il piccolo è stato momentaneamente restituito alla madre. Il piccolo era stato sottratto alla madre con l’inganno dall’ex compagno statunitense durante una vacanza in Puglia lo scorso agosto.

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Cronache

Francesco Totti indagato per abbandono di minore: cosa è successo quella sera

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Nel maggio 2023, una telefonata al 112 ha portato una pattuglia della Questura presso l’abitazione di Francesco Totti, situata a Roma nord. La denuncia di Ilary Blasi, che accusava l’ex marito di aver lasciato la figlia di otto anni sola in casa, ha dato origine a un’indagine per presunto abbandono di minore.

La telefonata al 112 e l’intervento della polizia

Secondo quanto ricostruito, Ilary Blasi ha chiamato la figlia per la buonanotte, scoprendo che Francesco Totti non era in casa. Preoccupata, ha contattato le forze dell’ordine chiedendo un intervento. Una pattuglia si è recata immediatamente presso l’abitazione, dove è stata accolta da una donna che ha chiarito il suo ruolo di babysitter.

La figlia di Totti, infatti, dormiva serenamente sotto la supervisione della tata, che vive nello stesso condominio.

Totti rientra e chiarisce la situazione

Poco dopo l’arrivo degli agenti, Francesco Totti è rientrato a casa, spiegando che si trovava in un ristorante sotto casa. La situazione è apparsa sotto controllo e gli agenti non hanno riscontrato alcuna irregolarità.

La denuncia di Ilary Blasi e l’apertura dell’indagine

Nonostante l’intervento non abbia portato a segnalazioni immediate, la questione è stata successivamente riaperta a seguito della denuncia formale di Ilary Blasi, presentata nei mesi successivi.

L’inchiesta è attualmente coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, che dovrà decidere se archiviare il caso o procedere con un rinvio a giudizio.

Un caso che riflette le difficoltà della separazione

La vicenda sottolinea le difficoltà di gestione dei figli in un contesto di separazione delicato come quello tra Totti e Blasi, evidenziando la tensione tra le due parti e le implicazioni legali derivanti dalle accuse.

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