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Cronache

Ordine pubblico e strategie, esperti a confronto a Napoli

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Si farà il punto sull’ordine pubblico ma, soprattutto, sulle strategie da adottare e sulle prospettive. Ci sarà questo al centro, giovedì a Napoli, del convegno Fsp Polizia. Annunziata la partecipazione del sottosegretario all’Interno, Nicola. Molteni. L’incontro, presentato da Stella Cappelli, segretario generale vicario Fsp Polizia di Stato, nell’aula Vadalà del IV Reparto Mobile, si aprirà con i saluti di Mauro di Giacomo e Giovanni Panico, rispettivamente segretari Fsp di Napoli il primo, e della Campania il secondo, e del questore, Alessandro Giuliano. Dopo l’introduzione dei lavori da parte di Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato, interverranno tra gli altri il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni; il procuratore della Repubblica di Napoli, Rosa Volpe; il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, Paolo Cortis.

“Il tema dell’ordine pubblico – afferma Mazzetti in vista del convegno – rimane di particolare attualità, complessità, e bisognoso di continui approfondimenti e adeguamenti. I numeri parlano chiaro: nel 2022 sono state 12.479 le manifestazioni di spiccato interesse per l’ordine pubblico, rispetto alle quali in ben 388 casi si sono verificati problemi e turbative nello svolgimento dell’evento, con 22 persone che sono state arrestate e 2.324 denunciate e, soprattutto, 132 operatori che sono rimasti feriti nella sola polizia di Stato, a cui se ne aggiungono altrettanti delle altre forze di polizia. Su tutto, ovviamente, continuano a svettare per ‘pericolosità’ le manifestazioni sportive rispetto alle quali in qualche caso, come da ultimo per lo spareggio salvezza fra le squadre di calcio Verona e Spezia è stato Fsp a dover lanciare l’allarme rispetto all’organizzazione dell’evento inizialmente programmato in maniera inadeguata rispetto alla sicurezza”.

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Cronache

Manovra pro lavoro e figli. Prima cuneo e Irpef

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Sostenere i redditi dei lavoratori, con il taglio del cuneo e quello dell’Irpef, con la riduzione delle aliquote che, se si riusciranno a trovare altri 2,5 miliardi di risorse rispetto al passato, potrebbe essere estesa anche per i redditi fino a 50-60mila euro. E poi le famiglie con figli, con interventi che puntano a favorire la natalità e che partono dalla conferma dei bonus mamme che saranno allargati dalle lavoratrici dipendenti alle partite Iva. Inoltre, anche se non fa parte della manovra, è in arrivo in parlamento a settembre il decreto delegato su Irpef-Ires: riorganizza queste due imposte per alcuni aspetti tecnici, ma soprattutto prevede l’arrivo a gennaio del Bonus Befana di 80 euro per i redditi più bassi, in attesa a regime di un intervento di alleggerimento delle tasse sulle tredicesime.

Il governo Meloni è al lavoro sulla manovra. In molti dicasteri i ministri hanno incontrato i propri uffici tecnici per delineare proposte e risparmi. Incontri tra tecnici per il tema pensioni sono invece previsti solo tra una settimana. Ma prima del varo vero e proprio la manovra dovrà passare due diversi step. Il primo snodo è politico, riguarda la definizione delle linee guida, che saranno al centro del confronto previsto venerdì tra la premier e i due viceministri, Salvini e Tajani. E di certo lavoro e figli sono e rimarranno la priorità. Il secondo passaggio è finanziario: il quadro sarà definito nel ‘Piano Strutturale di Bilancio’. E’ un nuovo documento che serve a definire l’aggiustamento settennale richiesto dalle nuove regole Ue sui conti, un aggiustamento che vale circa 10 miliardi l’anno e che l’Italia ha già considerato nelle previsioni inserite ad aprile nel Def.

Il nuovo documento, il Psb, arriverà a Bruxelles intorno al 20 settembre ma prima sarà definito a metà mese e poi portato all’esame del Parlamento che dovrà approvarlo con delle risoluzioni. L’iter di avvicinamento alla manovra cambia: scompare la Nadef, cioè la nota di aggiornamento del Def che contiene le nuove stime macroeconomiche. Ma soprattutto cambiano anche i contenuti con i nuovi indicatori previsti dall’Ue che cambieranno i contenuti, soprattutto nelle tabelle ‘programmatiche’. Nel caso dell’Italia indicheranno il percorso per 7 anni, anche se ogni anno potranno essere aggiornate. Sarà questo quadro economico quello dentro il quale il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti intende muoversi.

La manovra, anche grazie al buon andamento delle Entrate, non sarà certo lacrime e sangue. Ma non si potrà largheggiare. Per ora si stimano interventi per 23 miliardi. Riguardano la riproposizione del taglio del Cuneo, che vale poco meno di 10 miliardi, e il primo intervento Irpef, stimato sui 4 miliardi. Un ulteriore taglio, questa volta per l’aliquota Irpef che è ora al 35% che si applica fino a 50.000 euro, costerebbe 1,1-1,2 miliardi per punto percentuale. L’intervento – che si ipotizza di due punti e quindi varrebbe sui 2-2,5 miliardi – è legato al successo del concordato preventivo biennale: i dati arriveranno però a fine ottobre, dopo il varo concreto della manovra e quindi sarà un decreto collegato a portare eventuali buone notizie per i contribuenti. C’è poi il capitolo famiglia. Ora il bonus per le mamme lavoratrici con 2 figli vale solo fino a dicembre. Sarà esteso e applicato anche alle donne che lavorano con partita Iva, alle professioni.

Ma non è escluso che possano esserci anche altri interventi per sostenere la genitorialità e per contrastare la denatalità. Il capitolo pensioni è certo tra quelli su cui si ipotizzano interventi, ma solo dopo aver affrontato le priorità e le cosiddette spese indifferibili, come ad esempio le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. Al momento Quota 103 non ha ricevuto grandi adesioni e l’intenzione sarebbe quella di riproporla, insieme alle altre misure: l’Opzione Donna, l’Ape sociale, la decontribuzione (il cosiddetto bonus Maroni) per chi rimane al lavoro dopo la scadenza dell’età pensionabile.

Si valuta anche l’introduzione di una certa obbligatorietà per i versamenti del Tfr nei fondi pensione e, il più contestato, allungamento delle ‘finestre’ per chi va in pensione anticipatamente. Più difficile che possano arrivare norme come ‘Quota 41’, fortemente voluta dalla Lega. Ma il confronto è appena iniziato e non si è arrivati nemmeno al calcio d’inizio per la definizione concreta delle misure.

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Ansia per i 2 dispersi della frana di San Felice a Cancello, stato di calamità in Campania

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Il giorno dopo il passaggio furioso del fiume di fango e detriti che si è lasciato dietro tanti danni e probabilmente la vita di due persone, a Talanico, frazione collinare del comune di San Felice a Cancello, c’è tristezza tra i residenti, ma si spala il fango da case e cantine, perché “bisogna ripartire subito”. Due bar hanno già riaperto, così come la macelleria, dopo tour de force notturni. Qualcuno parla di “paese lasciato solo”, di scarsa manutenzione del territorio, sottolineando che dalla collina sarebbero venuti giù anche ingombranti e altri rifiuti, ma adesso c’è poca voglia di polemizzare.

“Ripartire”, è la parola d’ordine: e infatti la macchina dei soccorsi si è messa subito in moto. È il sindaco di San Felice a Cancello, Emilio Nuzzo, a ricordare la fragilità idrogeologica dell’area, nel 1998 colpita dall’alluvione di Sarno, l’anno scorso e altre volte da continui allagamenti. Ma stavolta è diverso. “Il paese – dice Nuzzo – ha subito gravi danni dopo una pioggia durata al massimo quindici minuti. Abbiamo chiesto lo stato di calamità naturale e ci sentiamo un po’ abbandonati, perché più volte, ma invano, avevamo denunciato il dissesto”.

E mentre si cerca di capire come sia stato possibile che un quarto d’ora di pioggia abbia provocato un simile disastro, i vigili del fuoco continuano a cercare senza sosta in un’area piena di fango e pietre lunga più di due chilometri, con cani molecolari, droni, gommoni e sommozzatori, la 74enne Agnese Milanese e il figlio 42enne Giuseppe Guadagnino, dopo che nella notte era stata ritrovata l’Apecar su cui i due avevano cercato di sfuggire alla furia della natura. Il mezzo, ridotto ad un rottame, era in un canalone nel pieno centro della frazione, dove il fiume di fango e detriti ha trovato ieri un ulteriore sfogo alla sua corsa dalla collina.

Madre e figlio ieri pomeriggio erano usciti per andare a raccogliere le noci, per paura che la pioggia incombente potesse rovinare il raccolto, e quando ha iniziato a piovere e grandinare in modo violento, hanno fatto in tempo a raggiungere l’Apecar. Davanti a loro, in un altro mezzo a tre ruote, c’era Raffaele, figlio di Agnese e fratello di Giuseppe, che stamattina, appoggiato al parapetto che dà sul canalone, piangeva disperato.

“Erano dietro di me – racconta – poi ad una curva io sono passato e loro non li ho visti più. Rischio di restare solo”, aggiunge Raffaele, alludendo al fatto che un altro fratello – sono tre – è morto molti anni fa colpito da una scarica elettrica mentre faceva il muratore, e anche il padre non c’è più. “Li ho cercati tutta la notte, li abbiamo cercati anche con i droni dei vigili del fuoco, ma inutilmente”, non si da pace Raffaele. Al muretto del canalone c’è anche Alessandro, con cui Giuseppe lavorava come asfaltista: “dovevamo vederci stamattina alle 6.30 per andare a lavorare”, dice con la voce rotta.

“Era un ragazzo serio e attaccato alla madre. E pensare che erano arrivati a cento metri dalla casa in cui abitano quando sono stati travolti”. Il prefetto di Caserta Giuseppe Castaldo, che ha coordinato le operazione di ricerca dei dispersi e messa in sicurezza del territorio, dopo aver effettuato un sopralluogo e una riunione tecnica in Comune, ha disposto un rafforzamento delle “unità in campo per la ricerca delle due persone”, spiegando poi che una delle concause del disastro potrebbe essere stato anche l’incendio che, ad inizio agosto, ha devastato la pineta della collina da cui si è staccata la colata di fango e detriti, diventato poi un fiume in piena. “Sicuramente la mancanza di alberi in alcuni punti della collina ha indebolito la capacità di resistenza del terreno; gli alberi avrebbero forse potuto rallentare la frana o mitigare quando accaduto. Ma queste sono valutazioni che faremo in una fase successiva. Ora dobbiamo concentrarci sulle ricerche e sulle opere urgenti di messa in sicurezza”.

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Legale Bersani, da querela Vannacci nessuna notifica di condanna

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“Abbiamo appreso giorni fa dai giornali che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna ha chiesto al gip l’emissione di un decreto penale di condanna in relazione al procedimento scaturente dalla querela sporta dall’onorevole Roberto Vannacci nei confronti di Pier Luigi Bersani. Non risulta però al momento, alcuna decisione del gip su tale richiesta, anche perché il decreto penale di condanna andrebbe notificato formalmente all’imputato”.

Lo afferma in una nota Danilo Leva, avvocato di Pier Luigi Bersani. “Notifica – prosegue – che non è affatto avvenuta. Quindi sorprende il dibattito pubblico surreale che si sta sviluppando sull’argomento, in cui Bersani viene addirittura definito “condannato”. Tra l’altro il decreto penale di condanna nelle more del termine previsto per la sua impugnazione non è neppure un titolo definitivo ed esecutivo. L’automatismo tra richiesta del pm e decisione del gip non è previsto dal vigente codice di procedura penale. Peraltro, qualora il gip decidesse in tal senso proporremmo opposizione nel giro dei quindici giorni che la legge prevede per farlo, in maniera tale da instaurare un processo in cui sostenere ritualmente le nostre tesi”.

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