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Cronache

Orban da Trump, l’Ue vuole sfilargli il vertice Difesa

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Viktor Orban aumenta il carico. Il premier ungherese, a vertice Nato ancora caldo, ha deciso di volare a Mar-a-Lago per incontrare Donald Trump nella sua residenza privata in Florida. Tutto questo mentre Bruxelles si sta lambiccando il cervello per capire cosa fare per mettere un freno all’uomo forte di Budapest: il cartellino giallo consegnato ieri da 25 Stati membri al rappresentante permanente ungherese nel corso del direttorio dell’Ue – il Coreper – evidentemente non lo ha colpito più di tanto. Ecco perché l’Ue sta pensando di rincarare la dose. Come? Privando l’Ungheria dell’informale Difesa (Gymnich) – previsto a fine agosto – e trasformandolo in un Consiglio Affari Esteri a tutti gli effetti, dunque con sede a Bruxelles. Per il momento si tratta solo di un’ipotesi ma, a quanto apprende l’ANSA, diversi Stati membri sono stati sondati e l’idea sta acquistando consensi.

“C’è la necessità di dare un segnale”, confida una fonte europea. Il punto è sempre lo stesso. E’ lecito che Orban si comporti come si sta comportando proprio quando detiene il semestre di presidenza dell’Ue? Ieri il servizio giuridico del Consiglio ha presentato un’argomentazione “chiara e forte” sul fatto che tutti gli Stati membri sono “vincolati dal principio della cooperazione sincera” e che la presidenza di turno ha solo “un ruolo limitato nella rappresentanza esterna dell’Ue”. Secondo il Financial Times, gli esperti del Consiglio si sarebbero spinti a definire la condotta di Orban come “una violazione” dei trattati sebbene pare che questa sia, più che altro, l’interpretazione di alcuni Stati membri.

“Viktor Orban è il premier dell’Ungheria e fa ciò che ritiene più opportuno, non è che decidiamo noi quello che deve fare”, ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani da Washington. “Certo non va da Trump in rappresentanza dell’Unione Europea – ha sottolineato il titolare della Farnesina – e io continuo a dire che noi non dobbiamo interferire nella campagna elettorale americana”. Gli animi ad ogni modo si stanno scaldando. “Non ho mai assistito ad una tale animosità”, ha assicurato un alto diplomatico di lungo corso riferendosi all’atmosfera che si respirava al Coreper quando l’Ungheria è stata messa alla sbarra. A margine del vertice della Nato gruppi informali di leader europei avrebbero discusso altre idee, tra cui quella di una lettera congiunta a Orban in cui si esprimerebbe chiaramente la loro indignazione e si chiederebbe a di cessare le “escursioni non autorizzate” in politica estera.

L’ipotesi di accorciare la presidenza magiara per darla alla Polonia – caldeggiata ancora oggi da Renew – viene invece definita ormai “irrealizzabile”, anche perché la Corte di Giustizia dell’Ue probabilmente darebbe parere contrario. Il Gymnich invece avviene per tradizione nel Paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio Ue ma l’egida resta nelle mani dell’alto rappresentante (ovvero Josep Borrell), che dunque può decidere l’agenda. E si sta pensando anche di invitare il ministro ucraino Dmytro Kuleba. Orban ha peraltro usato il summit della Nato per riaffermare la sua narrazione (pericolosamente simile a quella del Cremlino, sostengono i suoi detrattori). “L’Alleanza Atlantica fu creata 75 anni fa come progetto di pace: a nome dell’Ungheria sosterrò che dovremmo preservare la Nato così come è stata concepita, un’alleanza di difesa”, ha dichiarato l’ungherese entrando al vertice, dove ha poi ribadito con gran fanfara che Budapest non parteciperà a nessuna iniziativa a favore dell’Ucraina, uno dei piatti forti del menù di Washington.

Alla vigilia del vertice, dopo le sue visite a Mosca e Pechino, il premier magiaro aveva poi elogiato Trump – in un’intervista rilasciata alla Bild – evidenziando come ci siano “altissime probabilità” che Biden non venga rieletto. “Credo – ha dichiarato senza mezzi termini – che sarà un bene per la politica mondiale. Trump è un uomo di pace. Durante il suo mandato di quattro anni non ha iniziato una sola guerra e ha fatto molto per creare la pace in vecchi conflitti in aree del mondo molto complicate”, ha aggiunto. Considerando che molti leader europei, dentro e fuori la Nato, vivono il possibile ritorno di Trump come una sfida, alla meglio, e un incubo, alla peggio, l’ennesima avventura di Orban sarà vissuta come una provocazione bella e buona.

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Strage in famiglia: 17enne rivede i nonni in carcere

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A distanza di poco più di due settimane dalla strage di Paderno Dugnano, nel Milanese, avvenuta nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, il 17enne, che ha ucciso a coltellate padre, madre e fratello di 12 anni, oggi ha incontrato nel carcere minorile Beccaria i nonni. Nonni che da giorni avevano chiesto di vederlo perché, comunque, malgrado ciò che è successo e che resta senza una vera spiegazione, hanno deciso di non abbandonare il nipote e di “sostenerlo”. Cinque giorni fa il Tribunale per i minorenni di Milano aveva autorizzato, su richiesta della difesa, il colloquio, dopo che sia il 17enne che i nonni, così come gli altri familiari, avevano manifestato la loro disponibilità. I nonni, ma allo stesso modo gli zii del ragazzo, hanno più volte ripetuto, infatti, che vogliono rimanergli vicino e vogliono aiutarlo nel suo percorso giudiziario. E oggi si è trattato ovviamente, da quanto si è saputo, di un incontro toccante, fatto di lacrime, parole e silenzi.

“Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”, aveva messo a verbale, interrogato, il ragazzo parlando di un suo “malessere” che durava da tempo, ma che si era acuito in estate, e dicendo di sentirsi “estraneo” rispetto al mondo. E aveva spiegato, però, che non ce l’aveva con la sua famiglia nello specifico e non aveva, dunque, fornito un movente preciso per la strage. La difesa, con legale Amedeo Rizza, intanto, punta su una consulenza psichiatrica affidata ad un esperto per una successiva richiesta di perizia, affinché venga accertato se al momento dei fatti il giovane avesse o meno un vizio di mente. Per la difesa, inoltre, non può reggere nel procedimento l’aggravante della premeditazione, contestata, invece, dalla procuratrice facente funzione per i minori di Milano, Sabrina Ditaranto, e dalla pm Elisa Salatino nell’accusa di triplice omicidio. Aggravante riconosciuta dalla gip Laura Pietrasanta nella misura cautelare.

Il ragazzo, dopo l’incontro con i nonni di oggi, è stato poi trasferito, da quanto si è saputo, dal carcere minorile Beccaria di Milano a quello di Firenze.

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Maltempo: temporali e forti venti, allerta gialla in 10 regioni

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Una vasta perturbazione, attualmente centrata sull’area balcanica, determinerà un graduale inasprimento delle condizioni di maltempo sull’Italia, con precipitazioni sparse sul territorio, specie settori adriatici, più diffuse e persistenti su Emilia-Romagna e Marche. Inoltre, la formazione di un’aera di bassa pressione sul basso Tirreno genererà una intensificazione dei venti nord-orientali sui settori adriatici centro-settentrionali. Sulla base delle previsioni disponibili, il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – alle quali spetta l’attivazione dei sistemi di protezione civile nei territori interessati – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

L’avviso prevede dalle prime ore di domani precipitazioni diffuse e persistenti, anche a carattere di carattere di rovescio o temporale, su Emilia-Romagna e Marche, dalla mattinata, precipitazioni sparse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Abruzzo e Molise, specie settori costieri, e su Campania, Puglia e Basilicata. Tali fenomeni saranno accompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento. Attesi, inoltre, dal primo mattino di domani, venti da forti a burrasca nord-orientali, su Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche, specie su settori costieri e appenninici, con mareggiate sulle coste esposte. Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per la giornata di domani allerta gialla su parte di Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, sugli interi territori di Molise, Basilicata e Puglia, su parte di Campania e Sardegna.

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Auto contro scooter, omicidio volontario dopo una lite

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Un incontro, questa volta casuale. Gli animi che si scaldano, ancora, per quella relazione sentimentale con sua sorella che proprio non gli andava giù. Il finestrino della sua auto frantumato con un martelletto, la rabbia che monta e l’inseguimento dello scooter a bordo del quale viaggiavano i due rivali. Infine la tragedia provocata da una collisione, a quanto pare voluta, che trasforma un diciannovenne nell’assassino di un ventenne. E’ il drammatico epilogo di una lite che andava avanti da qualche mese, caratterizzata anche da altri episodi su cui adesso si sta cercando di fare luce, la morte di Corrado Finale, speronato mentre era in fuga su uno scooter con un altro giovane che, per fortuna, è rimasto solo ferito. Contrariamente a quanto si era pensato in un primo momento non si è trattato di un incidente, uno dei tanti che funestano i weekend, ma di un atto voluto, deliberato, finalizzato a punire quei giovani suoi rivali.

E così ha trasformato la Fiat 500 in un ariete, facendo carambolare a terra i ragazzi che prima finiscono con lo scooter contro un palo e poi su una fioriera. Le condizioni di Corrado, disarcionato dal Beverly, sono sembrate subito molto gravi. E, purtroppo, il suo decesso è sopraggiunto poco dopo, per le gravi ferite riportate. Sarà l’esame autoptico disposto dalla Procura di Napoli Nord, a fornire l’esatta causa della morte. L’altro centauro, il ragazzino protagonista dell’osteggiata liaison amorosa, invece se l’è cavata: la sua prognosi è di 30 giorni, ma è vivo. E’ stato proprio lui a raccontare ai carabinieri la dinamica dell’accaduto (peraltro confermata dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza acquisite dagli investigatori), insieme con il movente: una relazione sentimentale contrastata con la sorella del 19enne fermato il quale, dopo l’incidente, si è allontanato senza prestare soccorso alcuno.

Solo successivamente si è consegnato in caserma accompagnato dall’avvocato. Ieri, l’investitore, che viaggiava su una Fiat 500, al termine dell’interrogatorio è stato sottoposto a fermo, non per omicidio stradale, come sembrava logico in un primo momento, ma per i ben più gravi reati di omicidio volontario e tentato omicidio. Nell’auto c’era anche la sorella la quale ha confermato la lite che da mesi andava avanti tra il fratello e il fidanzatino. In caserma, davanti al pm, sono stati convocati e ascoltati anche alcuni parenti del sopravvissuto. Uno ha fatto riferimento a un grave episodio risalente a qualche settimana fa, quando è stata lanciata una bottiglia incendiaria contro il portone della sua abitazione. Un episodio inquietante ma non denunciato. Secondo questa persona sarebbe stato proprio quel giovane fermato l’autore del gesto intimidatorio, ma lui, che ha reso dichiarazioni parzialmente confessorie, ha smentito di avere compiuto quell’attentato. Sequestrati per le perizie la vettura, il parafango bianco di una Fiat 500 trovato su via del Mare, teatro dell’incidente, e lo scooter sul quale viaggiava la vittima.

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