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Cultura

Opere del Caravaggio negate al museo di Capodimonte, il Pio Monte della Misericordia: decisione sbagliata del ministero che però rispetteremo

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Dal Pio Monte della Misericordia, istituzione culturale proprietaria dell’opera di Caravaggio riceviamo e volentieri pubblichiamo:

In merito al provvedimento con il quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nella persona del Direttore Generale Dott. Gino Famiglietti ha ritenuto di denegare l’autorizzazione al prestito del dipinto di Caravaggio di proprietà del nostro Istituto, richiesto dal Museo di Capodimonte, riteniamo necessario svolgere alcune considerazioni.

Il provvedimento muove da una premessa di carattere storico la quale, facendo leva su alcune antiche deliberazioni del Governo del Pio Monte della Misericordia, giunge alla conclusione che esse configurerebbero la costituzione di “una sorta di autoimposto vincolo pertinenziale”, il quale avrebbe reso inscindibile il legame tra l’opera ed il contesto architettonico in cui essa è collocata, e sarebbe oggi da impedimento alla pur soltanto temporanea dislocazione del dipinto.

Al riguardo, il nostro Istituto ha già bene evidenziato che le storiche deliberazioni citate nel provvedimento ministeriale sono state da esso sempre ritenute tali da non costituire alcun ostacolo al prestito dell’opera per l’esposizione della stessa in mostre temporanee. Evenienza che, peraltro, all’epoca di adozione delle delibere di che trattasi, non era evidentemente configurabile. Che tale sia stata l’interpretazione di dette delibere, è confermato dal fatto indiscutibile che, dal 1938 ad oggi, il prestito è stato già effettivamente concesso (e regolarmente autorizzato) per ben cinque volte. E parliamo di interpretazione “autentica” (espressa cioè, per fatti concludenti, dallo stesso soggetto che adottò le decisioni), la quale non è certamente compatibile con la volontà di “autoimposizione” di un vincolo, ipotizzata nel provvedimento ministeriale.

Orbene, in materia di fatti e documenti storici, è assolutamente legittimo che chiunque possa esprimere qualsivoglia opinione e valutazione. Ma non è ragionevole che si pretenda di imporre per via amministrativa al nostro Istituto una vincolante interpretazione della propria stessa volontà.

Aldilà della opinabile premessa storica, la decisione negativa assunta dal Ministero è essenzialmente motivata dalla asserita esistenza di un rischio materiale di possibile danneggiamento dell’opera; e ciò precisamente in riferimento allo smontaggio del dipinto ed alla sua movimentazione all’interno della stessa cappella del Pio Monte.

Il nostro Istituto, preso serenamente atto di quanto ritenuto da parte dell’autorità tutoria, presterà piena osservanza all’adottato provvedimento. Ma affinchè l’opinione pubblica cittadina – mostratasi appassionatamente interessata alla vicenda – abbia piena e completa cognizione della materia in discussione, giova evidenziare alcuni argomenti già portati all’attenzione del Ministero e che sembrano, in verità, non avere ricevuto adeguata considerazione.

Va infatti anzitutto rimarcato che, nei cinque precedenti casi di movimentazione del dipinto non si è mai verificato alcun sia pur minimale inconveniente, tale da mettere a concreto rischio l’incolumità dell’opera; e che peraltro il Museo di Capodimonte ha progettato e proposto, per il caso in oggetto, l’adozione di una serie di dispositivi ed accorgimenti tecnici che, se autorizzati, avrebbero sicuramente incrementato i profili di sicurezza, rispetto alle passate e già felicemente eseguite movimentazioni dell’opera. Al riguardo, il Ministero ha ritenuto che la soluzione di ponteggio proposta per rendere più agevole e sicura la dislocazione del dipinto possa essere in sé “potenzialmente pericolosa”, per la vicinanza del ponteggio al dipinto stesso ed alle altre opere d’arte ivi adiacenti; ma il ponteggio ipotizzato è in realtà perfettamente analogo a quello che già correntemente si utilizza per tutte le operazioni di pulizia e di piccola manutenzione del quadro del Caravaggio, senza avere mai dato luogo a criticità alcuna. Vale inoltre la pena di ricordare che, nell’esercizio della sua potestà tutoria, il Ministero, se non convinto delle soluzioni proposte per la movimentazione dell’opera, ben avrebbe potuto, anziché semplicemente denegare la propria autorizzazione, impartire specifiche prescrizioni per la migliore messa in sicurezza delle operazioni.

Un altro chiarimento è poi assolutamente essenziale ai fini di una corretta e non travisata comprensione della vicenda. Nel provvedimento ministeriale si afferma, infatti, che il Governatore agli Affari Legali e al Patrimonio Storico-Artistico del Pio Monte della Misericordia avrebbe manifestato la volontà dell’Ente “ad aderire e collaborare ad una diversa articolazione della già progettata mostra …, anche con eventuale dislocazione presso la propria sede di una sezione specifica della rassegna”. Ma la citazione ed il virgolettato sono maliziosamente incompleti. La disponibilità di che trattasi è stata infatti dichiarata ed espressa dal nostro Istituto soltanto a condizione che la diversa soluzione organizzativa, proposta dal Ministero, trovasse il pieno consenso del Museo di Capodimonte e fosse ritenuta da detto Museo – nel rispetto del suo ruolo di ideatore e propositore dell’iniziativa – pienamente compatibile con il proprio progetto culturale e scientifico. L’omessa menzione, nel provvedimento ministeriale, di detta chiarissima condizione e riserva comporta il completo stravolgimento dell’intento e della posizione del Pio Monte della Misericordia. Il nostro Istituto ha, infatti, sin dal primo momento dichiarato ed evidenziato che il motivo essenziale per il quale aveva ritenuto di deliberare il f richiesto prestito consisteva nella volontà di prestare collaborazione e sostegno ad uno dei principali musei cittadini, per la realizzazione di una iniziativa che quel museo riteneva – con valutazione che nel provvedimento ministeriale risulta peraltro espressamente convalidata – di rilevante significato culturale e scientifico. Spiace dover constatare che detto intento di collaborazione istituzionale, evidentemente ispirato ad una volontà di sostegno al sistema della nostra non sempre felice città, sia rimasto completamente ignorato da tutti coloro che hanno ritenuto di esprimersi in senso contrario al prestito del Caravaggio. Ed invero nessuno di essi lo ha colto o menzionato, anche soltanto per confutarlo. Ma ancora più amaro è constatare come questo nostro desiderio di collaborazione con il principale museo d’arte napoletano sia stato, non solo ignorato, ma addirittura cancellato e capovolto, nella infelice esposizione del Ministero.

E’ bene che si sappia che, non appena la nostra richiesta di autorizzazione al prestito è approdata alla competente Direzione Generale del MIBACT, si è aperta – per precisa volontà dello stesso Direttore Generale Dott. Famiglietti – una approfondita interlocuzione tra il Ministero, il Direttore di Capodimonte ed il nostro Istituto per una serena disamina della situazione. Si è svolta dunque una discussione, per la verità cordiale e franca, nella quale, da un lato, il Direttore Famiglietti ha assicurato che avrebbe adeguatamente valutato ed approfondito le soluzioni tecniche proposte dal Museo di Capodimonte per la risoluzione dei dubbi concernenti la sicurezza del progetto; dall’altro, il Direttore di Capodimonte ha preso impegno, stante la nostra disponibilità al riguardo, di verificare la possibilità di una diversa articolazione del progetto, che non implicasse lo spostamento del nostro Caravaggio. E tutte le parti hanno convenuto di attendere il reciproco completamento di dette valutazioni, per concordare il seguito amministrativo della vicenda.

Così stavano le cose allorquando, a riflessione ancòra aperta e pienamente in corso, è dapprima comparso su “Il Fatto Quotidiano” del 4 marzo un articolo a firma del Prof. Tomaso Montanari che preannunziava con certezza l’adozione, per il giorno successivo, del definitivo provvedimento ministeriale; e all’indomani ha fatto seguito un altro articolo del “Corriere del Mezzogiorno” che, non solo ribadiva l’annunzio del provvedimento per il giorno stesso, ma addirittura ne anticipava il contenuto con assoluta chiaroveggenza (ed espressioni di giubilo). Ed infatti il giorno stesso è intervenuto il provvedimento ministeriale, in tutto conforme alle suddette anticipazioni.

Ciò, purtroppo, non lascia dubbi circa il fatto che, tra quanti si oppongono al prestito, esistono soggetti i quali possono godere, per ragioni a noi ignote e comunque incomprensibili, di un accesso privilegiato ai pubblici poteri, e della capacità di determinare l’andamento delle cose secondo il proprio piacimento, anche in palese contrasto con gli impegni direttamente assunti da competenti organi amministrativi. E’ triste, ma non possiamo mancare di cogliere che ciò avvera quanto amaramente osservato nei giorni scorsi da Padre Antonio Loffredo, a proposito dello strapotere di quelli che egli definisce i “fucilieri del no”. Ed ancora più triste è constatare come detto drappello d’assalto abbia eletto la nostra città a teatro d’elezione delle proprie imprese e dei propri successi.

Quanto a noi, all’esito dell’intervenuto provvedimento ministeriale, ci adopereremo senz’altro con tutte le nostre energie ad assistere e sostenere il Direttore Bellenger nella necessaria rimodulazione del proprio progetto; e, con Capodimonte, faremo di tutto, ad onta delle difficoltà incontrate, per salvare il progetto della mostra ed evitare che la città si ritrovi, per l’ennesima volta, di fronte al nulla.

Luigi Pietro Rocco di Torrepadula

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Cultura

Un tycoon delle cripto acquista all’asta e fa sapere che mangerà la banana di Cattelan

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Un tycoon delle criptovalute sta per mangiare la banana appiccicata alla parete di Maurizio Cattelan. Pagando 6,2 milioni di dollari da Sotheby’s, il collezionista Justin Sun, fondatore della piattaforma Tron, ha battuto altri sei concorrenti per una di tre edizioni dell’opera concettuale Comedian creata nel 2019 dall’artista padovano celebre in tutto il mondo per le sue provocazioni. Sun, che nella sua raccolta ha un Giacometti da 78 milioni comprato nel 2021, ha seguito l’asta da Hong Kong e pagato in criptovalute. Dopo aver messo le mani su Comedian ha fatto sapere che “nei prossimi giorni mangerà la banana come parte di questa unica esperienza artistica, onorandone il ruolo sia nella storia dell’arte che nella cultura pop”.

La banana in questione era stata acquistata poche ore prima dell’asta per 35 centesimi da un banchetto di frutta e verdura dell’Upper East Side: assieme al nastro adesivo grigio che l’attacca alla parete, deve essere sostituita regolarmente e questo fa parte del progetto di Cattelan che aveva inteso Comedian come una satira delle speculazioni del mercato: “Su che base un oggetto acquista valore nel sistema dell’arte?”, si era chiesto l’artista famoso per America, il water d’oro massiccio installato nel 2016 al Guggenheim. Piu’ di recente lo stesso Cattelan aveva aggiunto che “l’asta sara’ l’apice della carriera di Comedian. Sono ansioso di vedere quali saranno le risposte”.

Comedian aveva debuttato ad Art Basel Miami dove la galleria Perrotin ne aveva venduto le tre edizioni, due per 120 mila dollari e la terza per 150 mila, pagati da un anonimo acquirente che l’aveva poi donata al Guggenheim. Durante la fiera, l’artista delle performance David Datuna ne aveva mangiata una, costringendo Perrotin a chiudere lo stand prima del tempo. Un’altra banana era stata mangiata l’anno scorso da uno studente d’arte sudcoreano nel museo della fondazione Samsung a Seul: il giovane si era giustificato dicendo che “aveva fame”. Uno dei concetti alla base dell’installazione e’ che le sue parti devono essere continuamente rigenerate.

“Non è solo un’opera d’arte,” ha dichiarato Sun a Sotheby’s: “Comedian è un fenomeno culturale che collega i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute e che ispirerà ulteriori discussioni in futuro”. Fatto sta che gia’ prima di essere messa all’asta, la banana è stata oggetto di attenzione quando, all’inizio di novembre, l’executive di Sotheby’s Michael Bouhanna ha lanciato anonimamente una criptovaluta ispirata a Cattelan e denominata $Ban.

Immediatamente accusato di aver usato informazioni riservate per guadagnare sull’aumento del prezzo del token, l’executive ha negato, dichiarando di aver “scelto di lanciarlo per hobby in modo anonimo”, senza associazioni quindi con il suo profilo personale. Due rivali di Sun all’asta di Sotheby’s avevano investito nella cripto di Bouhanna. Uno dei due, Theodore Bi, voleva comprare Comedian come dono per Elon Musk ma si era fermato alla soglia dei 2,5 milioni di dollari.

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Cultura

Pompei, riapre la Casa della Fontana Piccola: un gioiello dell’architettura pompeiana

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Dopo sei anni di chiusura, la Casa della Fontana Piccola di Pompei riapre al pubblico, rivelando nuovamente tutta la sua bellezza. Questo straordinario esempio di architettura pompeiana torna a incantare i visitatori con i suoi affreschi, i colori vividi e una fontana unica, simbolo dell’arte e della cultura dell’antica città.

Un esempio di eleganza pompeiana

La Casa della Fontana Piccola è un autentico capolavoro. I suoi affreschi murari, con il celebre rosso pompeiano, e le decorazioni ricche di dettagli, raccontano la vita e i costumi dell’epoca. Ma ciò che rende davvero speciale questa dimora è la fontana visibile già dall’ingresso. Si tratta di un’opera d’arte decorata con tessere di pasta vitrea e valve di mollusco, con un sistema che faceva sgorgare acqua dalla bocca di una maschera tragica in marmo e dal becco di un’oca tenuta da un amorino in bronzo.

Storia e particolarità della domus

Costruita unendo due abitazioni precedenti, la casa aveva due ingressi su via di Mercurio, simbolo dello stato sociale elevato dei proprietari. Danneggiata dal terremoto del 62 d.C., fu quasi completamente affrescata in IV stile pompeiano, pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio. Le pareti laterali del peristilio presentano paesaggi mozzafiato, tra cui una veduta di città marittima, un tema molto in voga nella decorazione di giardini.

Esplorata tra il 1826 e il 1827 dall’architetto Antonio Bonucci, direttore degli scavi, la casa sarebbe appartenuta a Helvius Vestalis, un pomarius (mercante di frutta), secondo un’iscrizione elettorale trovata sulla facciata.

I restauri e gli interventi strutturali

La casa è stata oggetto di importanti lavori di restauro per preservarne la struttura e garantirne la sicurezza. Tra gli interventi principali:

  • Rinforzo strutturale delle travi in calcestruzzo dell’atrio principale, utilizzando materiali innovativi come il fibrorinforzo (FRP).
  • Impermeabilizzazione dei solai per prevenire infiltrazioni.
  • Revisione delle coperture, inclusa quella del peristilio, per proteggere la casa dagli agenti atmosferici.

Le coperture, già restaurate nel 1971, sono state riportate all’altezza originaria per restituire l’antica volumetria della dimora.

L’iniziativa “Raccontare i cantieri”

Con la riapertura della Casa della Fontana Piccola, prende il via una nuova stagione di “Raccontare i cantieri”, giunta alla sua quarta edizione. Ogni giovedì, fino al 17 aprile 2025, i possessori della MyPompeii Card potranno visitare i cantieri di restauro in corso nel Parco Archeologico, iniziando proprio dalla Casa della Fontana Piccola.

Conclusione

La riapertura della Casa della Fontana Piccola rappresenta non solo un recupero storico di grande valore, ma anche un’occasione per riflettere sulla continua necessità di valorizzare e preservare il nostro patrimonio culturale. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia.

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Cultura

Marino Niola premiato dal Gruppo del Gusto della Stampa Estera come divulgatore dell’autenticità agroalimentare italiana

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Il Gruppo del Gusto della Stampa Estera ha scelto L’Aquila per celebrare il 20° Premio dedicato all’eccellenza agroalimentare italiana, un traguardo prestigioso che quest’anno rende omaggio a Marino Niola, antropologo e divulgatore scientifico, nella categoria “Divulgatore dell’autenticità agroalimentare italiana”.

Il contributo di Marino Niola all’antropologia della gastronomia

Marino Niola (nella foto Imagoconomica in evidenza) , nato a Napoli nel 1953, è un antropologo della contemporaneità, noto per i suoi studi sulle pratiche devozionali, le trasformazioni culturali legate alla globalizzazione e, soprattutto, per il suo contributo alla comprensione dei riti e simboli della gastronomia contemporanea.

Docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Niola insegna discipline come Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea. È inoltre editorialista de La Repubblica, dove cura la rubrica “Miti d’oggi” sul Venerdì, e collabora con testate nazionali e internazionali come Il Mattino e Le Nouvel Observateur.

Tra i suoi numerosi saggi, si ricordano titoli come:

  • Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (2009)
  • Homo dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari (2015)
  • Andare per i luoghi della dieta mediterranea (2017)
  • Mangiare come Dio comanda (2023).

Queste opere riflettono il suo impegno nel valorizzare la cultura alimentare italiana, esplorando le radici antropologiche e culturali che legano il cibo alle identità locali e nazionali.

Il Premio del Gruppo del Gusto

Il Premio del Gruppo del Gusto, giunto alla sua 20ª edizione, si propone di valorizzare e promuovere l’agroalimentare italiano a livello internazionale, grazie alla partecipazione di giornalisti esteri provenienti da 34 Paesi e 5 continenti. Marino Niola è stato selezionato per la sua capacità di divulgare l’autenticità e la tradizione agroalimentare italiana, combinando rigore scientifico e passione narrativa.

La cerimonia a L’Aquila

La premiazione si terrà sabato 23 novembre, alle ore 18, nella Sala ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo, a L’Aquila. Durante l’evento, verranno premiate altre eccellenze del settore, tra cui:

  • Pasquale Imperato, azienda agricola “Sapori Vesuviani” (categoria “Produzione”);
  • Tenuta Vannulo (categoria “Esercizio legato all’alimentare da almeno 100 anni della stessa famiglia”);
  • Cooperativa Altopiano di Navelli (categoria “Consorzio/cooperative a difesa dei valori agroalimentari italiani”);
  • Associazione PIZZAUT (Premio speciale della giuria per l’inclusione lavorativa di giovani autistici).

L’importanza del riconoscimento

Il premio a Marino Niola sottolinea l’importanza di valorizzare le eccellenze italiane, non solo nella produzione agroalimentare, ma anche nella capacità di raccontare il legame profondo tra cibo, cultura e identità. L’impegno di Niola nel promuovere la dieta mediterranea e nel raccontare le tradizioni culinarie italiane lo rende una figura chiave nella diffusione internazionale del patrimonio enogastronomico italiano.

Grazie al suo lavoro, il professor  Niola contribuisce a consolidare l’immagine dell’Italia come culla di tradizioni culinarie uniche e radicate nella storia. Questo premio rappresenta un ulteriore riconoscimento del suo ruolo cruciale come ponte tra antropologia, cultura e divulgazione enogastronomica.

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