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Cronache

Operazione antimafia a Napoli, decapitato il clan Lo Russo e altre cosche: svelati omicidi e affari di camorra

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Nella mattinata odierna, la Polizia di Stato, su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare custodiale, emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 16 soggetti. Questi individui sono gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, omicidi, lesioni, esplosioni di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni e detenzione di sostanza stupefacente, commessi per agevolare il clan Lo Russo, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’attività investigativa, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli e dal Commissariato di P.S. di Scampia, con l’ausilio della Squadra Mobile di Perugia e dei Commissariati di P.S. di Giugliano e di Anzio, ha raccolto elementi probatori sull’esistenza, struttura e operatività dei gruppi criminali Scognamiglio e Pecorelli, entrambi affiliati al clan Lo Russo. Questi gruppi si sono contesi con estrema ferocia la leadership nei quartieri napoletani di Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella.

La conflittualità tra le due fazioni ha causato numerosi omicidi e “stese”, suscitando un enorme allarme sociale. Tra gli episodi più significativi:

  • L’omicidio di Milano Salvatore, storico appartenente al Clan Lo Russo, il 22 aprile 2021.
  • L’omicidio di Avolio Antonio, il 24 giugno 2021.
  • Il ferimento di Di Caprio Salvatore, il 10 giugno 2021.
  • L’aggressione ai dipendenti dell’Ospedale Monaldi di Napoli il 29 marzo 2021.
  • L’estorsione al titolare di un bar nel quartiere Miano nell’agosto 2021.
  • Il sequestro di un arsenale di armi comuni e da guerra del clan.

Le esplosioni di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico sono state riscontrate anche grazie alla comparazione balistica effettuata dal Gabinetto di Polizia Scientifica di Napoli, che ha confermato la corrispondenza tra le armi sequestrate e i bossoli rinvenuti in alcune delle “stese”.

Contestualmente, i militari dell’Arma dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Napoli Vomero hanno eseguito il medesimo provvedimento cautelare nei confronti di tre soggetti, indiziati di associazione per delinquere di tipo mafioso e omicidio aggravato dal metodo mafioso. Le indagini hanno accertato il legame tra il gruppo Cifrone e le nuove leve dei gruppi Scognamiglio e Catone-Pecorelli, con la partecipazione all’omicidio di stampo camorristico di Milano Salvatore.

Il G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e il Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria, in collaborazione con lo S.C.I.C.O. e la Compagnia Capodichino della Guardia di Finanza, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di 20 soggetti indagati per estorsione, usura, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione e utilizzo di false fatture, aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento ha portato al sequestro di 8 immobili, 12 lotti di terreno, 5 complessi aziendali, 2 autovetture, 1 ciclomotore e 90 rapporti finanziari, per un valore stimato di circa 8 milioni di euro.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari. I destinatari sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva. Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta contro la criminalità organizzata a Napoli, mirata a smantellare le strutture mafiose e ripristinare la sicurezza nella città.

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Imprenditore campano arrestato in Gallura per frode fiscale

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Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.

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Napoli, sede Pd vandalizzata nella notte. Indagini in corso

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Questa mattina i carabinieri sono intervenuti in via Domenico Cirillo 30, in seguito a una segnalazione ricevuta al numero di emergenza 112. L’intervento si è reso necessario dopo che ignoti, probabilmente agendo durante le ore notturne, hanno fatto irruzione nella sede del Partito Democratico della Quarta Municipalità Napoli San Lorenzo.

All’interno del locale, i malintenzionati hanno provocato disordine, mettendo a soqquadro gli spazi. Nonostante i danni causati, dalle prime verifiche effettuate non sembrerebbe che siano stati sottratti oggetti di valore o documenti importanti.

Sul posto sono intervenuti gli specialisti del nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, che hanno effettuato i rilievi tecnici necessari per raccogliere elementi utili all’identificazione dei responsabili. Le indagini sono attualmente in corso per risalire agli autori dell’atto vandalico e chiarire le motivazioni dietro l’accaduto.

Questo episodio si aggiunge a una serie di atti vandalici e intimidatori registrati negli ultimi tempi in diverse città italiane, sollevando interrogativi sulla necessità di maggiori misure di tutela per le sedi di partiti e associazioni sul territorio.

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Consulta, illegittima residenza nella Regione per taxi-Ncc

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La Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge della Regione Umbria del 1994 che prevedeva il requisito “di essere residente in uno dei Comuni della Regione Umbria” come necessario al fine dell’iscrizione nel ruolo dei conducenti per il servizio di taxi e per quello di noleggio di veicoli con conducente (Ncc).

Lo rende noto la Corte Costituzionale. La disposizione, antecedente alla riforma del Titolo V della Costituzione, era stata censurata dal Tar Umbria in quanto ritenuta lesiva del principio di ragionevolezza nonché dell’assetto concorrenziale del mercato degli autoservizi pubblici non di linea, giacché d’ostacolo al libero ingresso di lavoratori o imprese nel “bacino lavorativo” regionale.

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