“Nessuno mi parlo’ di percosse, mi dissero che era molto magro e con problemi di tossicodipendenza”. Cosi’ il generale Vittorio Tomasone, ex capo del comando provinciale di Roma, fu informato, nel corso di una riunione che si svolse il 30 ottobre 2009, dai carabinieri che avevano avuto un ruolo attivo nella vicenda di Stefano Cucchi. Tomasone e’ stato ascoltato nell’ambito del processo a carico di otto ufficiali dell’Arma accusati di presunti depistaggi nelle indagini successive alla morte del geometra romano avvenuta nell’ottobre di undici anni fa, a sette giorni dall’arresto per spaccio di sostanze stupefacenti. Rispondendo alle domande del pm Giovanni Musaro’, il generale ha affermato di essere venuto a conoscenza della vicenda di Cucchi da notizie di stampa. “Era il caso del momento – ha affermato il generale, andato in pensione nove mesi fa – ogni giorno ne parlavano i giornali e i politici e quindi decisi di organizzare una riunione convocando tutti i militari dell’Arma che avevano avuto contatti e avevano visto Cucchi dal momento dell’arresto. Ricordo che era stata mostrata la foto del cadavere e per mia esperienza dico che non e’ facile distinguere le ecchimosi provocate da percosse da quelle che compaiono post-mortem”, ha sostenuto. Tornando con la memoria a quell’incontro il teste ha detto che gli “fu riferito delle non buone condizioni di salute di Cucchi, che aveva problemi fisici di carattere generale, era molto magro e con problemi di tossicodipendenza”. Il generale ha ricordato che “un carabiniere che aveva avuto Cucchi in custodia mi disse di ‘aver chiamato il 118 perche’ il ragazzo lamentava dei dolori’. Volli ascoltare quella conversazione tra il carabiniere di servizio quella notte e l’operatore della centrale per capire se quanto mi era stato riferito corrispondesse ai fatti. Del resto, bisognava calarsi nel clima di quei giorni. Cucchi era morto in ospedale sei giorni dopo il suo arresto ed era giusto capire, al di la’ delle notizie di stampa, che cosa fosse effettivamente accaduto e quale fosse il ruolo dei carabinieri che avevano avuto un contatto con lui”. Tomasone ha risposto di “non ricordare” quanto affermato nella riunione dal carabiniere Stefano Mollica, sentito come teste nel processo, secondo cui “Cucchi si era alzato a fatica dalla branda della camera di sicurezza della caserma di Tor Sapienza e aveva il volto gonfio”. In merito alla vicenda del fotosegnalamento del geometra, Tomasone ha aggiunto: “ricordo che mi fu detto che c’era stato un problema, poi risolto, col fatto che Cucchi era gia’ stato fotosegnalato in passato. Non chiesi che cosa fosse successo, non ricordo questa questione e non ricordo neppure chi dei presenti in quella riunione mi disse del problema”.