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Cronache

Omicidio a Pisa, uomo ucciso davanti al figlio

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Un uomo è stato ucciso questa sera a Pisa, nella frazione di Oratoio, alla periferia cittadina, intorno alle 21. Mentre nella frazione stava per partire una processione in occasione della festa della Madonna del Rosario, sono stati uditi diversi colpi di pistola, almeno sei raccontano alcuni testimoni. La vittima sarebbe un cittadino di origini albanesi e sarebbe stato ucciso davanti al figlio, nella corte della sua abitazione, forse mentre si trovava all’interno di un furgone. Sul posto la squadra mobile e la polizia scientifica, e anche la polizia municipale che ha chiuso l’accesso alla strada. Non è ancora chiaro il movente dell’omicidio, né l’ambiente dentro il quale sarebbe maturato. L’uomo potrebbe essere stato raggiunto da proiettili di piccolo calibro, ma gli accertamenti sono tuttora in corso.

La vittima sarebbe un uomo di 37 anni, incensurato e padre di due figli piccoli, e sarebbe stato freddato davanti a uno di loro. Sconvolto il quartiere di Oratorio dove stava per partire la processione per la Madonna del Santo Rosario, che è stata poi sospesa. Sui social il parroco scrive: “Al suono gioioso delle campane si è mischiato lo scoppio freddo di colpi mortali. Non abbiamo fatto la nostra processione stasera, e siamo tornati alle nostre case velocemente, frastornati, stupiti, incuriositi, spaventati…”.

Sarebbe stato un vero e proprio agguato quello in cui è stato ucciso in serata un 37enne di origini albanesi a Pisa, nella frazione di Oratorio. L’uomo era appena rientrato a casa ed aveva parcheggiato il suo furgone, quando è stato ucciso. Il mezzo era ancora in moto all’arrivo della polizia, a cui sono state affidate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Egidio Celano. Sul posto sono stati trovati cinque bossoli di pistola calibro 22, ma solo un proiettile sarebbe andato a segno, un colpo mortale alla tempia.

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Cronache

Scomparsa trovata morta nell’Aretino, c’è ipotesi omicidio

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Per il ritrovamento del corpo di una donna scomparsa da ieri nell’Aretino, non viene esclusa l’ipotesi di un omicidio. L’hanno trovata morta in un campo di Foiano della Chiana (Arezzo) con una vistosa ferita alla testa. La vittima si chiamava Letizia Girolami, aveva 72 anni, era una psicoterapeuta, abitava in un casolare tra Foiano e la frazione di Pozzo. La donna, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, è stata ritrovata morta la notte scorsa dopo che il marito ne aveva denunciato la scomparsa. Il corpo si trovava in un campo di proprietà della famiglia.

Sul posto sono arrivati i carabinieri con il pm Julia Maggiore: hanno ascoltato il marito, un artista di origine canadese che ieri aveva contattato la figlia, residente all’estero, preoccupato per la scomparsa della moglie. E’ stata poi la figlia a chiamare il 112Nue e a far scattare le ricerche, che hanno poi dato il tragico esito. Le ipotesi sono tutte aperte, dalla caduta accidentale all’omicidio. Questa pista col passare delle ore sta diventando sempre più considerata dal momento che la profonda ferita alla testa sembra compatibile con un oggetto contundente con cui la vittima potrebbe esser stata colpita. Gli accertamenti scientifici dovranno dare indicazioni più certe. Le indagini sono in pieno corso. Letizia Giordani viveva con il marito nel casolare di campagna in Val di Chiana.

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Sconto di pena per assassino Giogiò, ‘non è giustizia’

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La mamma di Giogiò non ci sta. L’ipotesi che l’assassino di suo figlio possa tornare in libertà dopo non più di 14 anni dall’omicidio la sconvolge. La sentenza a 20 anni di reclusione emessa il 19 marzo scorso con rito abbreviato nei confronti del 17enne accusato dell’omicidio il 31 agosto dell’anno scorso in piazza Municipio a Napoli, al termine di una lite nella quale il giovane musicista Giovanbattista Cutolo, 24 anni, aveva difeso un amico non è stata impugnata ed è diventata così definitiva. La pena, al netto dello sconto garantito dall’abbreviato, da 30 a 20 anni, passa in giudicato e potrà essere ora ridotta di un sesto in base a quanto previsto dalla riforma Cartabia nella parte in cui si prevede il beneficio quando si rinunci all’appello, deflazionando così l’apparato giudiziario dal macigno dei procedimenti in corso.

Quindi, in questo modo, si scenderebbe a 17 anni ma, con i benefici per la buona condotta, la pena si potrebbe ulteriormente abbassare addirittura a 13-14 anni. Insomma, il giovane accusato dell’omicidio potrebbe tornare in libertà a 30 anni. La notizia della rinuncia all’impugnazione della condanna e l’effetto domino degli sconti di pena, di cui avevano dato anticipazione il Mattino e Repubblica Napoli, ha lasciato di stucco Daniela Di Maggio, mamma di Giogiò.

“L’ho presa – spiega al Tg1 – ovviamente male perchè il pm aveva detto che avrebbe chiesto l’ergastolo se l’assassino fosse stato adulto. Il dono del perdono in questo momento non mi appartiene”. In tutto questo periodo, la donna ha vestito i panni della mamma coraggio, è andata in giro dai rappresentanti delle istituzioni, in tv, a gridare la necessità di fare giustizia. “Neanche 40 anni – sottolinea – possono essere una pena giusta rispetto a quello che ha fatto. Perchè mio figlio deve stare in un barattolo, ridotto in polvere, non considerato da nessuno e il suo carnefice tutelato dalla giustizia e riabilitato?”.

Daniela Di Maggio, peraltro, non è molto convinta del ravvedimento del giovane. “Glielo auguro perchè auspichiamo che tutti si possano redimire ma non credo che sia possibile per quello che si è mostrato, lui e la sua famiglia”, conclude con amarezza.

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Vannacci show sul pratone, il ‘predellino’ del generale

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Dalla Lega del capitano alla Lega del generale. Va in scena a Pontida Roberto Vannacci (nella foto di Imagoeconomica in evidenza) e diventa la star del giorno. Osannato dal popolo leghista sulla terra più sacra al partito, che per la prima volta lo accoglie nel suo raduno. Al generale dell’esercito, volato a Bruxelles con il record di voti, vanno i cori da stadio (“Un generale, c’è un solo generale!”).Ma anche la corsa ai selfie, le strette di mano, i baci delle signore padane stampati col rossetto. Lui si vanta delle impronte sulla guancia, li chiama “medaglie”.

E le mostra orgoglioso al circo mediatico che lo assedia dalla mattina al pomeriggio, per dire: “Vedete quanto calore. Dimostra che sono già nella comunità della Lega, anche se non ho la tessera. Quella è un atto formale, vedremo”. Risposte e principi che Vannacci dispensa da un predellino improvvisato (un nascondi cavi rialzato, vicino allo stand del suo libro ‘Il mondo al contrario’) su cui sale per farsi sentire meglio. Non ha paura della ressa nè del fango che mette in pericolo tutti sul pratone. “Non è un assedio ma un piacevole momento”, spiega con il sorriso largo.

Insomma per ora basta così, sembra dire. Anche senza tessera, a Pontida è Vannacci a incarnare l’anima sovranista della Lega. Salvini quella del partito nazionale. E pazienza se l’ultimo arrivato ruba la scena al segretario per un giorno. Succede plasticamente quando, al termine del raduno, i due si incrociano sotto il palco. Salvini è lì dopo aver ringraziato gli ospiti stranieri, gli alleati venuti da mezza Europa per sancire la santa alleanza dei patrioti. Vannacci, che sta dribblando militanti e giornalisti a cui ha dato appuntamento sull’altro lato del prato, lo saluta. Poi prosegue,seguito da tutto il codazzo di fan e telecamere. Calore e vicinanza che il militare si prende anche sul palco.

Parla dopo i ministri, prima dei leader stranieri, e respinge le accuse di aver usato la Lega come un taxi per il Parlamento europeo: “Invece no. Io sono qua, io ci credo nella parola data e nell’onore”. Pioggia di applausi e bandiere festanti. Quindi, incita i ‘suoi’ ad andare avanti con le battaglie sovraniste e li arringa soprattutto sulla cittadinanza: “La cittadinanza è l’eredità che ci siamo guadagnati con i nostri nonni sul Carso e i nostri padri attraverso sacrifici e lavoro”. Perciò chiede alla platea: “Voi se andate in Arabia saudita, dopo 5 anni vi sentireste arabi?”. Successivamente alla stampa che lo punzecchia proprio sullo ius scholae, lanciato ieri dall’alleato e vicepremier forzista Antonio Tajani, risponde secco: “Tajani ha espresso un’idea che può essere condivisa o meno, io non la condivido”. I leghisti attorno apprezzano, e parte di nuovo il coro.

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