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“OcchioalClic”, al via la campagna della Polizia contro le truffe digitali

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Parte lunedi’ prossimo “OcchioalClic”, la campagna di comunicazione sulle buone pratiche da adottare per un utilizzo sicuro dei sistemi di pagamento digitali. Lo fa sapere la Polizia con una campagna mirata sui suoi profili social. La campagna, che si affianca alle attività già realizzate in materia di sicurezza informatica dalle singole banche, è promossa dal CERTFin – l’iniziativa cooperativa pubblico-privata diretta dall’Abi e dalla Banca d’Italia finalizzata a innalzare la capacita’ di gestione dei rischi cyber degli operatori bancari e finanziari – e dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni.

“OcchioalClic” ha l’obiettivo di educare gli utenti italiani al tema della sicurezza informatica e quindi ad adottare un atteggiamento virtuoso di buone pratiche nelle operazioni online. Il sito del CERTFin ospitera’ la sezione OcchioalClic (https://www.certfin.it/occhio-al-clic.html) dove sarà possibile trovare suggerimenti per navigare e acquistare in modo sicuro, informazioni sulle piu’ frequenti minacce informatiche e aggiornamenti sul mondo della sicurezza online. Per operare in rete in modo comodo e sicuro, infatti, e’ importante seguire alcune semplici regole: cambiare periodicamente la password dell’email, dei social network, dell’internet banking e dei siti per gli acquisti online; aprire le email solo da indirizzi noti; accedere a internet solo dal proprio computer; istallare o aggiornare l’antivirus; contenere la diffusione delle informazioni personali online e usare password diverse per siti diversi. L’iniziativa sara’ presentata il 21 e 22 maggio a Milano nel corso del convegno “Banche e sicurezza”, la due giorni che fa il punto sulle frontiere della sicurezza fisica e digitale nel settore finanziario, bancario e assicurativo.

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Esteri

Raid a Beirut, decapitata l’ala militare di Hezbollah

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Poco dopo le quattro del pomeriggio, quando in Israele stava per cominciare Shabbath, nella zona di al Jamus, sobborgo di Beirut e quartier generale da Hezbollah, è scoppiato l’inferno. Due missili di precisione sparati da un caccia, un F35 ha detto la sicurezza libanese, hanno colpito un edificio residenziale: in un ambiente ricavato sottoterra c’erano il capo militare di Hezbollah – e stretto confidente di Hassan Nasrallah – Ibrahim Aqil e i suoi comandanti. Secondo l’esercito israeliano, sono rimasti tutti uccisi, almeno dieci oltre Aqil. Le foto pubblicate sui siti in Medio Oriente mostrano quel che rimane del palazzo a più piani, cioè macerie, fumo e polvere.

Secondo le autorità libanesi, che all’inizio hanno parlato di bambini tra i morti, ci sarebbero 12 vittime e quasi 70 feriti. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha commentato gli ultimi avvenimenti parlando di “nuova fase della guerra”, dando corpo al concetto espresso da un anonimo funzionario con Walla: la soluzione diplomatica per il momento non si vede all’orizzonte e quindi “Israele si è tolto i guanti con Hezbollah”. Come dire, l’escalation è già in corso, è questa, con queste modalità, e non ci saranno boots on the ground, almeno per il momento. Come del resto ha confermato l’Idf, chiarendo che dopo l’attacco a Beirut non intende allargare il conflitto.

Insomma, prima con le migliaia di esplosioni di cercapersone e dispositivi wireless, ora con l’omicidio mirato dei capi militari, la strategia dell’Idf e del Mossad sembra voler evitare un nuovo vasto fronte al confine nord. Quello di oggi intanto è stato il terzo attacco dell’aeronautica israeliana in Libano dall’inizio della guerra. Nel mese di luglio un raid ha eliminato il numero 2 e capo di stato maggiore del gruppo sciita filoiraniano Fuad Shukr. A gennaio era stata la volta del vice leader di Hamas, Saleh al Arouri, che in quel periodo si trovava nella capitale libanese. Aqil, che secondo l’Idf aveva preso il posto di Shukr come capo di stato maggiore, era appena stato dimesso dall’ospedale dopo che il suo cercapersone era esploso ferendolo martedì scorso. Il meeting dei vertici militari del partito di Dio per decidere sulle nuove mosse contro Israele non ha avuto esito: un altro duro colpo ai miliziani sciiti che da anni progettano “il 7 ottobre della Galilea”.

Un piano per occupare il nord dello Stato ebraico, razziare, rapire e uccidere quanti più civili possibile, ha accusato il portavoce dell’Idf dopo che l’esercito aveva già confermato la responsabilità del raid. La giornata è stata particolarmente difficile anche per le comunità del Golan e dei territori del nord, che fin dalla mattina sono stati bersagliati da almeno 200 razzi lanciati dal Libano. La cittadina di Metulla, al confine, è stata centrata con missili Flak, prodotti in Iran: lo stesso tipo di quello che in luglio ha ucciso 12 tra bambini e adolescenti drusi a Majdal Shams, nel Golan. Nel 350mo giorno di guerra, la metà delle case di Metulla è danneggiata dai razzi, molte sono completamente distrutte. Hezbollah ha pure annunciato di aver preso di mira con razzi Katyusha “il principale quartier generale dell’intelligence” di Gerusalemme nella regione settentrionale in risposta agli attacchi nel sud del Libano. Ma al momento non ci sono conferme. L’Idf da parte sua ha continuato a rispondere distruggendo lanciatori di missili nel sud del Libano e “strutture terroristiche”.

In una brevissima dichiarazione a tarda sera, il premier Benyamin Netanyahu ha commentato dicendo che “gli obiettivi sono chiari e le azioni parlano da sole”. Gli Usa si sono tirati fuori affermando di non essere stati informati dell’attacco a Beirut. Ma il presidente Joe Biden ha affermato che la sua amministrazione sta lavorando per consentire alle migliaia di sfollati israeliani e agli abitanti del sud del Libano di tornare alle loro abitazioni dopo quasi un anno. E ha aggiunto che “non rinuncia agli sforzi per una tregua a Gaza”. Hamas invece ha condannato il “brutale” attacco a Beirut, di pari passo con l’Iran, che ha stigmatizzato la “follia israeliana”. “Il regime sionista subirà una risposta distruttiva da parte del fronte della resistenza”, ha minacciato il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami, in una lettera inviata a Nasrallah.

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Ambiente

Brasile, la siccità torna ad uccidere i delfini in Amazzonia

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La siccità torna ad uccidere i delfini rosa del lago Tefé, nell’Amazzonia brasiliana. Nell’ultima settimana ne è morto in media uno al giorno, secondo quanto dichiarato da Miriam Marmontel, responsabile del progetto di ricerca sui mammiferi acquatici amazzonici presso l’Istituto Mamirauá all’Agenzia Brasil. Nel 2023, più di duecento esemplari erano morti a causa delle eccessive temperature dell’acqua. Tuttavia, in questo caso gli esperti non associano ancora le morti al calore, quanto piuttosto alla siccità che ha ridotto la profondità dell’acqua, esacerbando la coabitazione tra i delfini e gli esseri umani. “Il canale è profondo due metri, largo al massimo cento.

Gli animali si concentrano in quest’area ed è attraverso questo stesso canale che passano le barche, anche quelle più grosse, che accedono al Tefé”, spiega Marmontel. L’Istituto, che monitora costantemente la temperatura dell’acqua, allerta comunque rispetto a brusche variazioni. “Normalmente, il lago durante l’anno varia tra i 22 e i 32 gradi centigradi. Abbiamo già documentato temperature di 27 gradi al mattino e un picco di 38 gradi tra le quattro e le sei del pomeriggio. Quindi si tratta di una grande variazione, di 10 gradi centigradi in dodici ore”.

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Esteri

In Brasile X nomina l’avvocatessa Rachel de Oliveira Villa Nova suo rappresentante legale

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X potrebbe tornare presto a funzionare in Brasile. Stasera la società di Elon Musk ha annunciato di aver nominato l’avvocatessa Rachel de Oliveira Villa Nova come sua rappresentante legale nel paese latinoamericano. La nomina è stata protocollata alle 20:30 ora locale presso la Corte Suprema brasiliana (Stf).

Villa Nova era già il rappresentante legale di X in Brasile prima che l’azienda decidesse di chiudere il suo ufficio nel Paese per protestare contro le decisioni del giudice Alexandre de Moraes di sospendere i profili di alcuni sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Tuttavia per poter riprendere le attività nel Paese, X deve ancora pagare una multa e la Corte Suprema accertarsi che tutti i profili siano stati bloccati. Poche ore prima Proton, una società che vende servizi di Vpn che proteggono la connessione internet e la privacy online aveva annunciato in un comunicato di offrirli gratis in Brasile in vista delle elezioni amministrative del 6 ottobre “per garantire a tutti un accesso libero e gratuito alle informazioni e prevenire qualsiasi tentativo di interferenza o campagna di disinformazione”.

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