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Nuove armi Usa a Kiev. Mosca, ‘la pace la decidiamo noi’

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Un piano di pace potra’ essere redatto solo dopo che Kiev avra’ soddisfatto tutte le richieste della Russia. Al 120/mo giorno di guerra, con un conflitto che continua a infuriare lungo un fronte di oltre mille chilometri, da Kharkiv a Kherson, e le nuove armi pesanti americane in arrivo in Ucraina, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov gela ogni speranza di tregua. Nessuna trattativa all’orizzonte per fermare anche temporaneamente i combattimenti, mentre le diplomazie continuano a lavorare per negoziare i corridoi del grano nel mar Nero, in vista del possibile tavolo a quattro la prossima settimana a Istanbul tra Mosca, Kiev, Ankara e Onu. Sul terreno, Kiev spera che una svolta arrivi con l’inserimento nel suo arsenale degli attesi lanciarazzi multipli americani Himars. “Grazie al mio collega e amico americano segretario alla Difesa Lloyd J. Austin III per questi potenti strumenti! L’estate sara’ calda per gli occupanti russi. E l’ultima per alcuni di loro”, ha commentato su Twitter il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, annunciando l’arrivo delle prime unita’. A queste potrebbero aggiungersi presto anche nuove armi Usa. L’amministrazione Biden e’ pronta ad inviare ulteriori aiuti militari all’Ucraina per 450 milioni di dollari, tra cui ci sarebbero altri sistemi missilistici Himars e munizioni. Al momento, pero’, l’esercito di Kiev continua ad arretrare nel Donbass. Dopo Severodonetsk – ormai conquistata dai russi, che pero’ non sono ancora riusciti a sbloccare lo stallo armato con i difensori della fabbrica chimica Azot, asserragliati nei bunker con oltre 500 civili, tra cui 38 bambini -, nel mirino c’e’ sempre piu’ la citta’ gemella Lysychansk, dove secondo il governatore Serhiy Gaidai si sono registrati “pesanti incendi causati dagli invasori”, che hanno lanciato “piu’ di cento razzi”, e “interi quartieri sono sotto il fuoco dei russi”, che utilizzano “artiglieria e mortai”. Gaidai ha denunciato “numerose vittime tra i civili”, assicurando pero’ che “la citta’ continua a essere in prima linea nella resistenza”. Secondo l’intelligence britannica, dall’inizio della settimana le forze di Mosca sono avanzate di oltre 5 km verso la parte sud di Lysychansk, dove gli ucraini continuano a difendersi. Sempre nel Lugansk, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha anche rivendicato la presa del villaggio di Katerynivka. Difficolta’ ammesse anche dai vertici militari di Kiev. “Nonostante tutto, teniamo duro. La situazione e’ difficile, ma sotto controllo”, ha spiegato il generale Valery Zaluzhny, comandante in capo dell’esercito, secondo cui “le forze armate sono costrette a condurre manovre difensive” e tentano di “occupare posizioni piu’ vantaggiose”. Sotto attacco restano anche gli altri fronti. Nella regione nordorientale di Kharkiv i russi hanno bombardato il distretto di Chuhuiv, ferendo 7 civili, tra cui 2 bambini, mentre a Sumy sono stati denunciati raid con “munizioni al fosforo”. A sud, alcuni missili hanno colpito terminal di grano a Mykolaiv, mentre le forze ucraine hanno annunciato un contrattacco su Kherson, dove Mosca starebbe pero’ gia’ organizzando come a Zaporizhzia un “referendum” per l’indipendenza l’11 settembre, in contemporanea con le elezioni regionali in Russia. Lo scontro continua anche sui prigionieri di guerra. I britannici Shaun Pinner e Aiden Aslin e il marocchino Brahim Saadoun, condannati a morte in Donbass per aver combattuto a fianco delle truppe ucraine, hanno reso noto tramite i loro legali di voler ricorrere in appello contro il verdetto, e di essere pronti anche a formulare “una richiesta di grazia”. Dopo quattro mesi di guerra, intanto, il bilancio della devastazione appare drammatico. Secondo gli esperti dell’Unesco, almeno 152 siti culturali sono stati parzialmente o completamente distrutti, tra edifici religiosi, monumenti, musei e biblioteche, con tre quarti dei danni concentrati nelle regioni di Donetsk, Kharkiv e Kiev.

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La spia che venne dagli Usa, l’uomo di Mosca nel Donbass

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Le prime foto di lui, con il viso pixelato e abbracciato a un soldato, erano apparse sui canali di blogger militari russi il 28 ottobre, subito dopo l’operazione che lo aveva esfiltrato dal territorio ucraino. Ma oggi Daniel Martindale si è presentato a volto scoperto e mostrando i suoi documenti di americano davanti ai giornalisti a Mosca, affermando di aver operato per oltre due anni dietro le linee nemiche fornendo preziose informazioni alle truppe di Mosca nel Donbass. Ora Martindale, che ha 33 anni, dice di voler farsi una vita e una famiglia in Russia e lavorare come agricoltore.

Oltre che acquisire la cittadinanza russa. Come Edward Snowden, l’informatico e attivista statunitense già tecnico della Cia che dal 2013 vive in Russia dopo aver rivelato i dettagli di diversi programmi top secret di sorveglianza di massa del governo di Washington e quello di Londra. E non sarà certo una sorpresa se Mosca deciderà di concedere la cittadinanza anche al nuovo transfuga, che promette di diventare una importante pedina della macchina propagandistica. “Dal 2005 considero gli Usa il mio nemico”, ha dichiarato Martindale, presentatosi alla stampa in camicia arancione e un cappellino nero con visiera. Quello che accade in Ucraina, ha insistito, “è un tentativo dell’America di contenere la Russia per non permetterle di competere ad armi pari con gli Stati Uniti”.

Poi un messaggio diretto a Washington: “Se qualcosa succede a me o a qualche mio parente non sarà un incidente, ma opera delle autorità americane per costringermi a tornare negli Usa e accusarmi di tutti i peccati”. Martindale ha detto di essere stato un “missionario” in Polonia. Quando ha capito che stava per scoppiare una guerra, si è trasferito in Ucraina e, dopo essere passato per Kiev, è arrivato nel territorio della regione di Donetsk controllato dalle forze governative solo una decina di giorni prima dell’attacco russo. Da lì, ha detto, si è messo in contatto con le forze separatiste filorusse scrivendo sul loro canale Telegram. Lo stesso sistema ha utilizzato per mantenere poi i contatti con le agenzie di sicurezza russe, che gli hanno fatto arrivare un nuovo telefono cellulare con un drone.

La settimana scorsa le forze speciali della 29/a Armata hanno fatto un’incursione in territorio ucraino per farlo uscire, dopo che, sostengono i canali degli osservatori militari russi, aveva avuto “un ruolo chiave nella preparazione dell’assalto al villaggio di Bogoyavlenka”, caduto in mano russa qualche giorno fa. Anche oggi Mosca ha annunciato la conquista di nuovi villaggi, quelli di Kurakhivka nella regione di Donetsk e quello di Pershotravneve nella regione di Kharkiv, in un’avanzata nell’est dell’Ucraina che ha accelerato nelle ultime settimane. Le truppe ucraine stanno affrontando una delle più “potenti” offensive della Russia dall’inizio dell’invasione, ha detto il comandante delle forze armate, Oleksandr Syrsky. La situazione è difficile, e “le ostilità in alcune aree richiedono un costante rinnovamento delle risorse delle unità ucraine”, ha aggiunto.

Difficoltà confermate dall’intelligence militare dell’Estonia, secondo la quale solo nell’ultima settimana le forze russe hanno occupato circa 150 chilometri quadrati di territorio nella regione di Donetsk. Il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato massicci attacchi di droni nella notte su varie regioni, compresa Kiev, dove le autorità locali hanno parlato di incendi scoppiati in vari edifici residenziali. Due feriti sono segnalati nella capitale e cinque, di cui tre bambini, a causa di un bombardamento di artiglieria nella città meridionale di Kherson. “I costanti attacchi terroristici contro le città ucraine provano che la pressione esercitata sulla Russia e i suoi complici non è sufficiente”, ha affermato Zelensky. Le autorità russe hanno invece detto che quattro civili sono rimasti feriti in attacchi di droni ucraini sulla regione frontaliera di Kursk e uno su quella di Belgorod. Oltre a due persone rimaste ferite in un attacco di artiglieria delle forze di Kiev a Gorlovka, località nel Donetsk controllata dalle truppe di Mosca.

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Cinque passi verso la pace tra Russia e Ucraina

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Dopo due anni e mezzo di guerra della Russia contro l’Ucraina, pesanti impatti sulla sicurezza energetica a quella alimentare oltre alla crisi di rifugiati (oltre 14 milioni) più significativa in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, la pace è urgente. Teha, coinvolgendo 9 think tank internazionali, ha disegnato una ‘road map’ che presenterà al Forum di Cernobbio: 5 proposte per rafforzare la sicurezza energetica, 5 per la sicurezza agroalimentare globale e 5 per arrivare alla pace. “Navighiamo in un panorama geopolitico instabile senza precedenti” sottolinea Valerio De Molli, il ceo di Teha Group, per questo “solo comprendendo le cause profonde della guerra e affrontando le sue implicazioni più ampie possiamo lavorare per un futuro in cui la resilienza, l’inclusività e la sostenibilità siano in prima linea nella governance globale”.

E’ il fil rouge del Paper “con l’obiettivo di fornire, si spera, un contributo costruttivo per avvicinare la pace” e il sogno, malcelato, è che il primo passo parta proprio da Cernobbio. Qui, nella prima giornata di lavori farà il suo intervento Viktor Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria e Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea e dovrebbe partecipare anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per incontrarlo potrebbe anticipare il suo arrivo Giorgia Meloni. Bisogna partire con il “riconoscere gli ingenti danni causati dalla guerra sia a livello regionale che globale”, secondo l’analisi condotta da Teha con DiXi Group, EDAM Centre for Economics and Foreign Policy Studies, Higher School of Economics, Jacques Delors Institute, Kyiv School of Economics, Limes, Observer Research Foundation e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) è “il prerequisito di un processo di pace globale”.

Il passaggio successivo è “condurre un’analisi critica del fallimento diplomatico degli Accordi di Minsk” (firmati nel 2014 tra Ucraina, Russia e Osce, ndr). Le altre tappe sono: “segmentare il processo di pace in azioni a breve e medio-lungo termine per stabilire tappe e obiettivi chiari, facilitando risultati progressivi e garantendo che sia le esigenze immediate sia gli obiettivi di lungo termine siano raggiunti; organizzare una Conferenza di Pace internazionale” che coinvolga Russia e Ucraina e infine “creare un solido piano di assistenza finanziaria ed economica per sostenere l’Ucraina nel dopoguerra” prevedendo il problema del debito pubblico e il calo della popolazione. Per rispondere alle due grandi crisi, energetica e alimentare, originatesi con la guerra gli analisti di Teha suggeriscono cinque mosse per ognuna.

La diversificazione delle fonti energetiche, la creazione di riserve strategiche di energia, l’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, l’introduzione di misure per l’efficienza energetica, e la creazione di un Network Energetico Pan-Europeo, sul fronte energetico. Par reagire all’insicurezza alimentare acuta ha raggiunto livelli record, riguardando 258 milioni di persone in 58 Paesi nel 2022, le proposte di TEHA sono: “avviare un’attività di coordinamento, che coinvolga le principali organizzazioni internazionali, nella gestione della crisi alimentare globale; istituire programmi internazionali di aiuto alimentare a sostegno dei paesi vulnerabili; dare un’assistenza finanziaria e aiuti allo sviluppo ai paesi vulnerabili per costruire sistemi agroalimentari e migliorare la resilienza a shock futuri; incentivare pratiche agricole sostenibili che aumentino la produttività riducendo al minimo l’impatto ambientale e infine avviare una riforma della politica agricola globale e della governance a sostegno della transizione verde per garantire un accesso e una distribuzione equi delle risorse agricole e alimentari”.

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Missili russi sull’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev, 20 morti e 66 feriti

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Almeno 20 morti e 66 feriti: è il bilancio provvisorio del massiccio attacco missilistico lanciato oggi dalla Russia contro l’Ucraina. Finora si registrano infatti 35 feriti e 10 vittime a Kiev, incluse cinque nell’ospedale pediatrico Okhmatdyt, e altre 10 a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dove sono stati segnalati anche 31 feriti.

Ci sono persone intrappolate sotto le macerie dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt Kiev colpito oggi da un attacco missilistico russo: lo riporta su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev. Uno degli ospedali pediatrici più importanti non solo in Ucraina, ma anche in Europa. Okhmatdyt ha salvato e restituito la salute a migliaia di bambini. Ora l’ospedale è stato danneggiato da un attacco russo, con persone intrappolate nelle macerie, e non si conosce il numero esatto di feriti e dei morti. Ora tutti stanno aiutando a rimuovere le macerie: medici e gente comune”, si legge nel messaggio. “La Russia non può non sapere dove volano i suoi missili e deve essere ritenuta pienamente responsabile di tutti i suoi crimini: contro le persone, contro i bambini, contro l’umanità in generale. È molto importante che il mondo non rimanga in silenzio e che tutti si rendano conto di ciò che la Russia è e di ciò che sta facendo”, conclude Zelensky.

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