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“Non temo le parole di Boccia”, Sangiuliano è indagato

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Entro 90 giorni si scoprirà il destino giudiziario dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. E’ il tempo che ha disposizione, anche se il termine non è perentorio, il Tribunale dei Ministri dopo la trasmissione degli atti da parte della Procura di Roma che ha formalmente iscritto nel registro degli indagati l’ex direttore del Tg2 per le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’affaire che coinvolge anche l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia.

Come ampiamente previsto i pm di piazzale Clodio, dopo l’arrivo della denuncia presentata la scorsa settimana dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli, hanno proceduto ad indagare l’ex numero uno di via del Collegio Romano e inviare alla sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati ministeriali la denuncia a cui sarà allegata una breve relazione in cui verranno cristallizzate le accuse mosse a Sangiuliano che riguardano anche la diffusione di notizie sensibili nell’organizzazione del G7 della cultura.

“Quello della Procura di Roma è un atto dovuto dopo l’esposto presentato”, commenta l’avvocato Silverio Sica, difensore dell’indagato, che professa tranquillità a fronte di una nuova apparizione tv, questa volta a Rete4, di Boccia: “ho visionato le chat dell’ex ministro e sono sereno. Non ho alcun timore di quello che può dire questa signora”.

La palla passa ora al Tribunale dei Ministri che ha poteri requirenti e quindi può svolgere indagini e affidare anche deleghe agli investigatori per effettuare una serie di accertamenti. Con ogni probabilità Sangiuliano verrà ascoltato e verranno acquisiti documenti al fine di chiarire se nei viaggi sull’auto blu, nelle trasferte in cui era presente Boccia e nelle spese sostenute ci sia stato un utilizzo illecito di fondi pubblici. All’esito dell’attività svolta il collegio può disporre l’archiviazione del procedimento con decreto non impugnabile oppure la trasmissione degli atti con una relazione motivata al Procuratore della Repubblica, affinché chieda l’autorizzazione a procedere.

“Neanche un euro pubblico è stato speso e lo dimostreremo carte alla mano”, ripetono dall’entourage dell’ex ministro che è pronto a passare al contrattacco. Ha già annunciato infatti una denuncia per tentata estorsione che porterà i pm di piazzale Clodio all’iscrizione nel registro degli indagati della stessa Boccia. “Noi denunceremo fatti e sarà la magistratura a decidere come procedere”, taglia corto il difensore che non risparmia una stoccata ai giornalisti che, a suo dire, “dovrebbero fare il loro lavoro: si verifica chi è l’accusatore e poi si passa all’accusato. Una certa stampa ha alterato le regole della professione”.

Le indagini penali viaggeranno parallele con quella avviata dalla Corte dei Conti che dovrà verificare eventuali profili di danno erariale. I magistrati contabili affideranno la delega alla Guardia di Finanza per cercare riscontri anche su quanto sostenuto dall’imprenditrice che, a più riprese, ha affermato che i viaggi erano “a spese del ministero”. E per suffragare ciò in alcune sortite social ha mostrato anche delle mail, a cominciare quelle riguardanti la sua nomina a “consigliera del ministro per i grandi eventi”, poi non concretizzatasi. La donna si dice “determinata a dimostrare la verità della mia virtù, soprattutto per amore della Repubblica Italiana e della democrazia”.

Intanto, alla luce della violazione della regola che vieta l’ effettuazione e la diffusione di foto e video senza autorizzazione, il Comitato per la sicurezza di Montecitorio, presieduto da Sergio Costa, ha stabilito, sulla scorta di precedenti analoghi, di interdire l’accesso alle sedi della Camera dei deputati alla donna.

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Conte minaccia Grillo: pronto a sospenderti i contratti

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Il linguaggio ornato di parole come “malleveria” e “dominicale” non ha mitigato il senso ruvido dell’avvertimento che Giuseppe Conte ha dato a Beppe Grillo: rischi che il Movimento ti tolga il compenso che ricevi per la comunicazione. Cioè, i famosi 300 mila euro. Insomma, dopo quello politico sulla costituente e quello legale con le minacce di ricorsi in tribunale, la guerra ai vertici Cinque Stelle ha raggiunto un ulteriore stadio, quello economico.

Cosa pensi Grillo dell’avviso di Conte è noto, perché lo ha fatto trapelare nei giorni scorsi, quando la corrispondenza era ancora privata (non era apparsa sul web): Conte vuole farmi fuori dal M5s. Ricapitolando: la mail di Conte a Grillo è l’ultima (conosciuta) di uno scambio epistolare in crescendo ed è in risposta a una diffida di Grillo – sempre via pec – che avrebbe intimato a Conte di non aprire il confronto della costituente e, in particolare, di non toccare tre capisaldi: limite del doppio mandato, simbolo e nome. Non solo: Grillo avrebbe minacciato di esercitare il potere di veto anche su “ulteriori temi che dovessero emergere e/o risultare all’esito della consultazione tra gli iscritti”.

La replica di Conte è stata quindi “necessaria, nei toni e nei modi – hanno fatto sapere dal M5s – per tutelare la comunità del Movimento 5 Stelle da una diffida che mira a sabotare il processo costituente e a imbavagliare il libero confronto nella nostra comunità”. Il tuo comportamento, ha scritto Conte a Grillo, “mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria”, l’accordo che solleva Grillo da eventuali oneri economici (querele, denunce…) legati al suo ruolo nel Movimento, “e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione”. Nella lettera, Conte prima ha ricordato i poteri di Grillo, che riguardano la “custodia dei valori fondamentali dell’azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie”.

Ma poi li ha circoscritti: sono formule “altisonanti” – ha sottolineato Conte – ma “si risolvono in una moral suasion” e “di certo non si estendono all’esercizio di un supposto diritto di veto”. Con una frase, Conte ha liquidato ogni pretesa di Grillo: la legge attribuisce “all’Assemblea degli iscritti un potere sovrano”. Una riga che suona così: la Costituente può cambiare tutto e tu non puoi farci nulla. “Nessuna norma statutaria – ha scritto il presidente – è sottratta a possibili modifiche e/o revisioni”, dalla Carta dei principi e dei valori al simbolo, al nome, alla regola del limite del doppio mandato che, oltretutto, è “contenuta nel Codice Etico – ha sottolineato Conte rivolgendosi a Grillo – in sé sottratto al tuo potere di interpretazione autentica”.

Infine, l’avvertimento: “Questa tua condotta, con connessi accenni a futuri contenziosi legali e a potenziali scissioni”, e le tue “esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento” e “stanno accreditando agli occhi della opinione pubblica una concezione dominicale”, padronale, “del Movimento”, rischiando “di appannare le energie e l’entusiasmo che questo processo costituente sta liberando”.

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Pronta la Commissione Ue, Fitto verso la vicepresidenza

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A tarda sera, in un’Eurocamera ormai vuota, la nuova Commissione europea disegnata da Ursula von der Leyen ha avuto l’atteso – ma ancora informale – via libera dei gruppi della maggioranza. Volto disteso, prudenza d’ordinanza, la presidente ha lasciato gli edifici del Parlamento europeo limitandosi ad un generico “vediamo” con i cronisti che gli chiedevano dell’appuntamento di martedì mattina per la lista dei commissari. Ma secondo diverse fonti europee è quasi certo che tra qualche ora, alla Conferenza dei presidenti dei gruppi, von der Leyen presenterà la sua lista. Con una sorpresa dell’ultima ora: al posto di Thierry Breton, nella casella destinata alla Francia ci sarà Stéphane Séjourné.

A dispetto di cinque anni fa sulla lista dei nuovi commissari fino all’ultimo è stata mantenuta una coltre di riserbo, dovuta anche ad una certa instabilità delle ipotesi di deleghe da assegnare. Tra i principali nodi che la presidente della Commissione ha dovuto affrontare c’è stato quello della vicepresidenza esecutiva da destinare a Raffaele Fitto. Il ministro italiano avrà – anche se manca ancora l’ufficialità – la delega alla Coesione e al Pnrr e dovrebbe mantenere il ruolo pensato per lui prima della veemente protesta di socialisti, liberali e verdi: quello cioè di una vicepresidenza forte, formalmente dello stesso peso di quelle che avranno il francese Séjourné, la spagnola Teresa Ribera, il lettone Valdis Dombrovskis, lo slovacco Maros Sefcovic e l’estone Kaja Kallas.

Il tutto nonostante il voto contrario a von der Leyen sia di Giorgia Meloni in seno al Consiglio europeo sia di Fdi alla Plenaria di luglio. Sul tavolo di Fitto ci sarà subito un dossier caldissimo, quello del rinvio della deadline del Pnrr: “Non è impossibile, dipende dai numeri”, ha spiegato il commissario uscente Paolo Gentiloni. I principali movimenti tellurici dell’ultimo miglio hanno invece riguardato il candidato francese. Alle prime luci del giorno Thierry Breton, potente vicepresidente esecutivo con delega al Mercato interno, ha messo in scena un clamoroso strappo. In un primo tweet ha pubblicato la cornice di un quadro vuoto, spiegando che quello sarebbe stato il suo ritratto nella nuova Commissione. Subito dopo ha reso noto la lettera con cui ha ritirato la sua candidatura e ha rassegnato le dimissioni immediate.

Von der Leyen, è stato il suo j’accuse, ha lavorato per chiedere l’esclusione della sua candidatura “per ragioni personali che in nessun caso sono state discusse direttamente con me”. Ciò che Breton non ha reso noto è che il presidente Emmanuel Macron era sostanzialmente d’accordo. Poco dopo, infatti, l’Eliseo ha annunciato la designazione di Sejourné mettendo in chiaro l’obiettivo di Parigi: avere, all’interno della Commissione, una delega forte “sulla sovranità industriale Ue e sulla competitività”. Il cluster di Sejourné (ogni vicepresidente esecutivo è infatti supervisore di un gruppo di commissari), raccontano diverse fonti europee, potrebbe a questo punto includere anche il portafoglio all’Economia.

Al di là della distribuzione dei ruoli, ciò che emerge dalle nomine di von der Leyen è che la futura Commissione sarà nettamente a sua immagine e somiglianza. Una volta esclusi profili forti e non sempre in linea con la presidente, come quelli di Breton, Frans Timmermans e in misura minore Margrethe Vestager, i poteri dell’ex ministra tedesca, di fatto, risulteranno ben più incisivi. “Sarà un esecutivo Ue accentrato su Ursula, che opererà aspettando i suoi placet”, è l’opinione di un europarlamentare della maggioranza di lungo corso. I socialisti potranno consolarsi con la delega della Concorrenza affidata a Ribera, mentre sul portafoglio del Commercio è dato in vantaggio il ceco Jozef Sikela sull’olandese Woepke Hoekstra, dato tra i papabili per l’Economia.

La delega alla Giustizia appare diretta alla svedese Jessika Roswall, quella dell’Agricoltura al lussemburghese Christophe Hanses, i Trasporti al greco Apostolos Tzitzikostas. Il dossier della Migrazione potrebbe finire invece nelle mani della belga Hadja Lahbib mentre il Digitale avrà i colori finlandesi di Henna Virkkunen. Resta da capire se domani von der Leyen presenterà la squadra – undici in totale le donne – anche alla stampa, perché il Parlamento sloveno non ha dato ancora via libera alla candidata Marta Kos. In ogni caso, von der Leyen andrà per la sua strada.

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Politica

Mattarella: scuola è pilastro ma prof poco pagati

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Scuola in festa a Cagliari per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2024-2025. Un sistema educativo “pilastro fondamentale della vita della Repubblica” e dalla cui qualità “dipende strettamente il futuro della nostra società”, come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha fatto gli auguri in diretta televisiva a tutti gli studenti e ai 1300 presenti all’evento ‘Tutti a scuola’ che si è tenuto nel capoluogo sardo con i ministri dell’Istruzione e dello Sport, Giuseppe Valditara e Andrea Abodi. Un appuntamento itinerante con i ragazzi che hanno salutato con entusiasmo non solo la delegazione olimpionica guidata dal presidente del Coni Giovanni Malagò e dalle pallavoliste italiane Paola Egonu, Alessia Orro, Myriam Silla e Anna Danesi e dalla windsurfista Marta Maggetti, ma anche lo stesso capo dello Stato: “grande Sergio!” si è sentito più volte dalla platea dei giovanissimi. Il presidente ha sottolineato i problemi ancora aperti nel mondo scolastico e tra i giovani. In primis le retribuzioni dei docenti “spesso non all’altezza di altri Paesi europei”.

Con il ministro Valditara che ha però ricordato la rinnovata attenzione da parte del governo al personale della scuola perché “lo merita per il lavoro che fa e che è strategico”, Poi c è il fenomeno del bullismo e cyberbullismo che, “nonostante i tanti sforzi, sono tuttora diffusi tra i nostri giovani”. Per Mattarella “occorre rinnovare un’azione rivolta a reprimere e anzitutto a prevenire, incidendo sulle cause profonde. Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a tanti fatti di cronaca, a tanti episodi di varia gravità ma tutti intollerabili”, ha ammonito evidenziando che il disagio giovanile è “una grande e urgente questione nazionale”. Serve, gli ha fatto eco il ministro dell’Istruzione e del Merito, una “cultura del rispetto come antidoto ai fenomeni del bullismo: credo profondamente nella capacità della scuola di insegnare la bellezza del saper incontrare l’altro con il sorriso”.

E se vi è la necessità di un nuovo “patto educativo tra famiglie e insegnanti, visto che quello passato “si è incrinato” – ha sottolineato il capo dello Stato -, la nuova scuola avulsa da “gerarchie del sapere” o “piramidi dei talenti” sembra passare da un modello delle tre I fondato su informatica, impresa e inglese a quello che punta su intelligenza artificiale (per potenziare la didattica ma anche messa a disposizione per alcune disabilità), integrazione (“superando i gap formativi degli studenti stranieri di prima generazione”) e inclusione (per evitare il ‘dramma’ a quegli studenti disabili costretti a cambiare i loro prof di sostegno precari). Insomma alla scuola serve una svolta nella quale “l’Europa sia l’orizzonte”, ha puntualizzato Mattarella ma che si differenzi da quei “diplomifici”, scoperti recentemente dalla Guardia di Finanza, che .- ha spiegato Valditara – “non sono affatto al servizio della crescita della persona e della valorizzazione dei talenti e che, in realtà, non fanno il bene dei nostri giovani”.

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